Il nuovo anno scolastico è alle porte. In questi giorni si stanno effettuando gli esami di riparazione e il prossimo 12 settembre partirà ufficialmente la stagione 2012-2013, ancora con incognite nuove e problemi vecchi. Andiamo a scoprire lo stato di salute della scuola bergamasca parlando con Vincenzo d’Acunzo, segretario generale di Cisl Scuola Bergamo.
Come vede l’avvio di quest’anno scolastico?
«Credo utile, per una lettura obiettiva di una realtà complessa, operare una distinzione tra gli indubbi aspetti che, in un quadro di politiche di tagli operati dal Governo precedente, sono da leggere come positivi in quanto con la contrattazione del piano triennale tra Governo e Cisl, Uil, Snals e Gilda è possibile registrare l’assunzione in ruolo di 21.112 docenti di cui, in Lombardia 3.158 e a Bergamo 283 (numeri abbastanza consistenti se si aggiungono ai 67 mila dello scorso anno) e le esigenze non soddisfatte di una realtà per la quale la Cisl Scuola chiedeva e chiede una rivisitazione della distribuzione delle risorse umane in base al numero degli alunni. A fronte di un aumento della scolarità di ben 1869 alunni abbiamo solo 26 docenti e 17 Ata in più: appare ovvio che i criteri che sottendono la distribuzione delle risorse umane rispondono ancora una volta unicamente ad elementi ragionieristici e prescindono totalmente dalla qualità dei servizi erogati. Questa scelta del Ministero non può non avere pesanti ripercussioni non solo sull’azione didattica e sul carico di lavoro del personale della scuola ma anche sullo “star bene a scuola” che è stato il filone pedagogico che, per certi aspetti, ha contribuito non poco all’opera di supplenza per l’attenuarsi dell’azione educativa della famiglia a seguito delle trasformazioni sociali in atto. E’ chiaro che, in un periodo di crisi quale quello nel quale siamo calati, la stabilizzazione del posto di lavoro è un indubbio risultato utile che abbiamo perseguito con forza, ma non è certo la sola risposta che la scuola esige per poter assolvere in pieno ai propri compiti istituzionali. Sono, questi, per tutti noi che operiamo nella scuola, giorni particolarmente intensi e preoccupati in quanto registriamo fortissimi ritardi, da parte del Ministero, nelle operazioni che preludono l’avvio dell’anno scolastico. Ma c’è una questione ancora più grave da sottolineare: la mancata nomina di 68 nuovi dirigenti scolastici a seguito dell’intervento della magistratura che al momento ha ritenuto non conforme alle regole il concorso effettuato in Lombardia causa il pressappochismo formale con cui l’Amministrazione regionale lo avrebbe gestito. E’ inutile denunciare i “danni” che da ciò discendono per le scuole che dovranno essere gestite part time da dirigenti già titolari di altre scuole. Senza una soluzione, anche fuori tempo, avremo grandissimi disagi e a perdere sarà tutta la collettività Perciò, se le cose restassero così, come sembra, l’avvio del prossimo anno scolastico presenta ancora aspetti fortemente problematici e, aggiungiamo, inauditi per una Regione come la nostra».
Come vive la scuola nella “crisi”?
«E’ noto a tutti che i servizi, perché siano erogati con efficacia ed efficienza, necessitano di adeguati investimenti. La scuola, pur essendo un servizio fondamentale per lo sviluppo del Paese e per la competizione internazionale, ha subito, invece, pesantissimi tagli agli organici, è stata costretta ad accogliere una “riforma” (ma si può veramente chiamarla tale?) volta ad abbattere i costi e non ad ammodernarla per rispondere al meglio all’acquisizione delle necessarie competenze professionali e di cittadinanza richieste dalle evoluzioni tecnologiche e sociali, ed è stata costretta ad assistere passivamente al blocco della contrattazione attraverso la quale il personale avrebbe potuto acquisire i doverosi e necessari aumenti salariali. In queste condizioni docenti e non docenti, pur sfiduciati, affronteranno il nuovo anno scolastico con il massimo impegno sperando anche di poter ricevere maggiore attenzione dal Governo e da tutte le forze politiche e sociali. Siamo certi che i problemi che attendono doverose soluzioni non potranno passare di nuovo sotto silenzio e sottostare all’idea che “non c’è nulla da fare”. Perciò, non appena l’orizzonte politico si aprirà ad una visione più nitida sul futuro che si spera positivo, noi di Cisl Scuola unitamente a tutte le altre forze che ambiscono a rappresentare il bene comune, saremo pronti ad avanzare le opportune rivendicazioni».
Quali i problemi più gravi?
«I problemi che al momento ci appaiono più gravi, oltre alle distrazioni dei vari esecutivi rispetto alle condizioni del personale, sono dati dal sovraffollamento delle classi, dalla difficoltà per i dirigenti a garantire la sicurezza degli alunni nei casi di assenze dei docenti, dall’edilizia scolastica e dalla mancanza di un sia pur minimo piano di aggiornamento. Né possiamo sottacere le ripercussioni che una frettolosa normativa sta generando sul personale Ata. Diciamo basta con il gioco delle tre carte: se il personale inidoneo per malattia va a ricoprire posti nelle segreterie e non vi saranno assunzioni di quanti giustamente sono in attesa ancora una volta viene messa in atto un’operazione puramente ragionieristica. Perciò il personale inidoneo deve poter mantenere la propria dignità e il personale Ata che aspirava al lavoro deve poter mantenere questo diritto: diversamente sarà bene cancellare la parola “qualità” dal nostro vocabolario. A ciò aggiungiamo la gravità delle situazioni familiari che la crisi sta prepotentemente mettendo in luce attraverso la chiusura di numerose aziende. Tali situazioni non possono non avere ripercussioni anche sui rapporti scuola-famiglia. Dobbiamo adoperarci perchè il bene lavoro torni al più presto nella disponibilità di tutti».