DOMENICA IV TEMPO ORDINARIO A
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia,perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Commento
Leggiamo oggi la prima pagina del Discorso della Montagna, cioè del discorso in cui Gesù enuncia i principi di un rinnovato stile di vita, che è stato il suo stesso modo di vivere. Il discorso inizia con il celebre brano delle Beatitudini, parola che indica il loro scopo “gioia, felicità, pace dell’anima”. Esse sono la via alla felicità, in una dimensione completa. che riguarda sia la vita terrena che quella futura, intimamente collegate. Sono collegate alla realtà del Regno di Dio, il cui contenuto principale è la rivelazione del volto di Dio come Padre e la consapevolezza dell’uomo di essere suo Figlio, amato da Lui. Le Beatitudini descrivono il comportamento proprio di ogni figlio di Dio amato dal Padre. Prima di noi hanno riguardato lo stesso Gesù, il Figlio per eccellenza del Padre, che ha vissuto costantemente secondo lo spirito delle Beatitudini. Come dice papa Francesco, le beatitudini costituiscono l’IDENTITA’ DEL CRISTIANO e sono uno stile di vita che va molto CONTROCORRENTE rispetto a ciò che comunemente si pensa.
“Beati i poveri in spirito ….”. Il Vangelo ci invita a riconoscere la verità del nostro cuore, per vedere dove poniamo la sicurezza della nostra vita. Normalmente il ricco si sente sicuro con le sue ricchezze e pensa che quando sono in pericolo, tutto il resto della sua vita si sgretola. Gesù invece insegna che le ricchezze non ti assicurano nulla. Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli, nè per godere delle cose più importanti della vita. Così si priva dei beni più grandi.
Questa povertà di spirito è molto legata con quella “santa indifferenza” che proponeva s. Ignazio di Loyola, nella quale raggiungiamo una libertà interiore. Diceva: «Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create, in modo da non desiderare da parte nostra più la salute della malattia, più la ricchezza che la povertà, più l’onore che il disonore, più la vita lunga che la vita breve, e così in tutto il resto» (Esercizi spirituali, 23 d). Questa indifferenza non significa insensibilità, ma libertà interiore necessaria per vivere di un amore sempre più vero e disinteressato. Infatti questa indifferenza permette di superare la schiavitù delle cose per lasciarci guidare solo dalla Carità.
L’evangelista Luca, nella sua versione delle beatitudini, non parla di una “povertà di spirito”, ma di essere poveri e basta: “Beati i poveri!” ( Luca, 6,20). Ci invita ad un’esistenza austera e spoglia. In questo modo ci chiama a condividere la vita dei più bisognosi, la vita che hanno condotto gli Apostoli ed in definitiva a conformarci a Gesù che «da ricco si è fatto povero» ( II lettera ai Corinzi, 8,9).