La Fondazione Credito Bergamasco celebra i 100 anni del Giro d’Italia e l’arrivo della tappa bergamasca con l’esposizione della scultura in bronzo Pistard, opera dell’artista contemporaneo Armando Riva.
La Fondazione Credito Bergamasco celebra i 100 anni del Giro d’Italia e l’arrivo della tappa bergamasca – in programma per il prossimo 21 maggio – con l’esposizione della scultura in bronzo Pistard, opera dell’artista contemporaneo Armando Riva.
Sabato 13 maggio, alle ore 17.30, in occasione della cerimonia del taglio del nastro, l’opera sarà collocata nella piazza antistante al Palazzo Storico del Credito Bergamasco, in Largo Porta Nuova, dove resterà esposta fino al 9 giugno.
«L’arrivo a Bergamo del Giro d’Italia rappresenta per noi bergamaschi un momento di grande emozione. Come non ricordare, ad esempio, la grande festa di popolo che nel 1976 seguì alla vittoria – con arrivo davanti al Teatro Donizetti – di Felice Gimondi davanti a Eddy Mercks e a Gibì Baronchelli?»commenta Angelo Piazzoli, Segretario Generale Fondazione Credito Bergamasco. «Nell’occasione del centenario della “Corsa Rosa” e della tappa bergamasca del prossimo 21 maggio (con traguardo proprio nelle vicinanze di Palazzo Creberg) non potevamo non coniugare la nostra prossimità al mondo del ciclismo – manifestata, ad esempio, dallo storico sostegno alla Granfondo Felice Gimondi, ovvero alla costante attenzione alle società sportive dilettantistiche, con particolare riferimento ai piccoli ciclisti – con la nostra riconosciuta passione per l’arte. Per questo motivo – nella nostra splendida piazza, inserita tra due opere monumentali quali la fontana di Porta Nuova (la “Zuccheriera”) e la scultura Anima Mundi, orgoglio di Fondazione Creberg – allocheremo temporaneamente una suggestiva opera del maestro Armando Riva che rappresenta in modo plastico ed evocativo lo sforzo di un ciclista particolarmente estroso come il pistard».
«Pistard: un uomo su di una bicicletta che vola a velocità folle su un circuito ad anello costruito con tavole di legno. Nei miei ricordi di bambino affiora immediatamente la sagoma volante di un invincibile atleta guidato da mio padre: Patrick Sercu, il re delle sei giorni, il campionissimo che planava sulle piste come un airone di straordinaria eleganza e che arcuava la sua schiena come un gatto, andando a sfiorare con la punta del naso la ruota anteriore della sua bici senza staccarsi dal sellino. L’immagine è accompagnata nella mente dal rumore dal vociare del pubblico e, soprattutto, dal brusio generato dalle catene delle biciclette e dal fragore dei passaggi dei palmer sulle tavole di legno. Per Armando Riva, che ha memorie più distanti delle mie, l’eroe è certamente Antonio Maspes, folgorante e potentissimo campione che, negli anni Cinquanta, entrò prepotentemente nei cuori degli appassionati di questo sport, che spesso erroneamente non viene più definito “eroico”» racconta l’esperto d’arte Guido Cribiori «Il Pistard di Armando Riva, ultima opera del suo percorso costruito in decenni attraverso sculture sempre significative, è un concentrato di sforzo, tensione e passione; lo si può osservare da un lato e ritrovarvi l’aggressiva postura della rincorsa all’Americana, oppure dall’altro, dove pare di trovarsi al cospetto di una vera e propria macchina da guerra, un velocipede pilotato da un qualcosa che ne fa parte, che ne diviene un tutt’uno e del quale possiamo osservare gli ingranaggi, come nelle figure visionarie e futuristiche di Fritz Lang in Metropolis: l’uomo, la macchina, l’uomo che diviene macchina.
Passione, sforzo, coraggio, tensione, sacrificio e concentrazione: tutti aggettivi che appartengono a questo sport nobile, spesso poco tutelato e addirittura maltrattato senza ritegno da parolai e diffamatori che, comunque, non riescono a scalfire la passione della folla che attende ore per gridare il proprio entusiasmo per un passaggio di pochi secondi che rimarranno un’emozione indelebile nella memoria dei presenti. La rappresentazione di un’emozione, questo è l’opera di Riva: questo è ciò che lo ha sempre contraddistinto nel cliché dell’arte contemporanea e questo è ciò che conferma questa sua ultima, imponente creazione. Non Amarcord, ma emozione».
Per informazioni: www.fondazionecreberg.it