DOMENICA XIII ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo, 10,37-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Commento
Il brano odierno riguarda la parte finale del discorso missionario di Gesù e contiene due dichiarazioni. La prima riguarda il modo di seguire Gesù; la seconda l’accoglienza da riservare ai missionari.
La relazione con Gesù ha il primato su ogni altra, compresa quella familiare. Il rapporto con Gesù è primario e centrale, non può in alcun modo essere relegato ai margini. Sorge spontanea la domanda se ciò non implichi un ridimensionamento dei rapporti familiari per il crearsi di una concorrenza con la religione. Che il privilegiare ciò che riguarda Dio implichi il ridimensionamento della sfera affettiva è una convinzione più o meno radica nella maggioranza di molti fedeli che provano imbarazzo davanti alle affermazioni perentorie di Gesù. Si tende spontaneamente a ridimensionarle, con gravi conseguenze per il primato del Vangelo, da affermarsi sempre, anche nel campo degli affetti più cari. La non facile risposta a questo quesito è estremamente necessaria per salvaguardare un atteggiamento di autentica fede, la quale vede in queste parole di Gesù non una diminuzione della famiglia, bensì il suo fondamento.
Lo scorso 28 giugno è stata celebrata la memoria liturgica di S. Ireneo, vescovo di Lione. Vissuto tra il 130 ed il 200 dopo Cristo, Ireneo è un grande rappresentante della più antica tradizione cristiana in modo particolare degli apostoli Paolo e Giovanni. Egli fa dell’espressione paolina “ricapitolazione” la chiave di volta per capire la salvezza portata da Gesù. Scrive Paolo nella lettera agli Efesini che Dio ha voluto manifestare la sua volontà di “ ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo, come quelle della terra” [Efesini, 1,10]. Ireneo rilegge questa espressione alla luce del disegno di Dio, che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, cioè capace di accogliere la Parola di Dio e di diventare sempre più perfetto come suo figlio. Però a causa della sua infedeltà, l’uomo ha preso una direzione opposta. Rifiutando le indicazioni divine, ha deformato in modo irrimediabile la perfezione che era stata posta il Lui ed ha corrotto irrimediabilmente la natura umana. Allora Dio Padre ha mandato il suo Figlio Gesù a “ricapitolare” l’uomo, cioè a prendere su di se la natura umana deformata per rimediare ai danni causati dall’umanità e riportarla al suo primitivo splendore. Ireneo annota che Gesù ha assunto una natura umana completa ed ha attraversato tutte le sue fasi di età: fanciullezza, adolescenza, maturità. In ognuna di esse Gesù è stato un modello ideale. Egli appare come l’uomo nuovo, l’uomo vero, che mette a nostra disposizione il modello da lui realizzato, perchè lo assimiliamo. Egli è stato figlio e come tale è di esempio a tutti i figli, perchè abbiano ad onorare debitamente i genitori. E’ stato un uomo maturo e come tale offre gli esempi supremi di amicizia e amore, cui tutti gli adulti devono fare riferimento per regolare i rapporti coniugali, amicale e sociali.
Pertanto comunicare con Gesù, Figlio di Dio fattosi uomo, significa condividere con lui l’umanità nuova, libera dal peccato in riferimento alla quale sono chiamato a vivere ed a diventare con Lui una creatura nuova. Lo afferma perentoriamente l’apostolo Paolo: “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova”[II Corinzi, 5,17], cioè riceve una natura umana rinnovata e perfetta, che Cristo ha portata a perfezione. Questo si verifica in noi, a condizione di vivere in comunione con Lui, di assicurargli il primo posto facendone il nostro punto di riferimento. Allora il primato di Gesù diventa condizione per il rinnovamento di ogni aspetto della nostra vita umana, in quanto Egli è diventato il nuovo Adamo, l’uomo nuovo nella giustizia e nella verità.