BATTESIMO DEL SIGNORE
Vangelo: Lc 3,15-16.21-22
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento
Il battesimo di Gesù è un episodio molto significativo perchè costituisce l’inizio della sua vita pubblica. Fino a circa trent’anni di età Gesù era rimasto nascosto a Nazaret, ma quando decide di partire e farsi battezzare al fiune Giordano la sua vita cambia completamente. L’episodio nel suo insieme ci offre alcuni spunti.
1. Gesù avrebbe potuto scegliere un inizio degno della sua condizione, presentandosi come un conquistatore o come un saggio dell’antica Grecia. Invece sceglie, e tale scelta lo accompagnerà per tutta la vita, una condizione comune, in fila con tutti i peccatori, attendendo pazientemente il proprio turno. E’ la scelta di far parte della povera gente e di condividere la sorte dei peccatori.
2. Su tale scelta cade la predilezione di Dio: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Queste parole testimoniano il gradimento divino per la scelta dell’umiltà. Esse sono ripetute da Dio Padre successivamente nell’episodio della Trasfigurazione., affinchè servano di norma a tutti i discepoli.
3. Ciò che avviene nel battesimo di Gesù è anche significativo di quanto avviene nel nostro battesimo. Dio Padre si piega su di noi dicendoci: «Tu sei il mio figlio prediletto» e noi rispondiamo «Padre mio». Non siamo noi per primi a dire “Padre”, ma è Dio Padre che si piega su di noi e ci chiama “figli”. Non potremmo neppure recitare con piena verità la preghiera del Padre nostro, se Dio non si chinasse per primo su ciascuno di noi chiamandoci “figlio mio”.
Per questo possiamo dire che nel battesimo entriamo a far parte della vita di Gesù e siamo come una sola cosa con Lui, come dice S. Paolo siamo “figli nel Figlio”. Anche lo Spirito Santo si posa su di noi in forma di colomba, nel senso che che quello Spirito che muove Gesù ad umiliarsi e a mescolarsi con i peccatori ci viene comunicato perchè sappiamo fare altrettanto. Così la nostra vita si identifica completamente con quella di Gesù. I doni della figliolanza divina e dello Spirito Santo diventano operanti in noi fin dal battesimo, destinati ad essere incrementati dagli altri sacramenti, soprattutto dall’Eucarestia, del matrimonio e dell’ordine sacerdotale. Essi ci permettono di sentirci nel profondo del nostro essere figli di Dio, comunicandoci il senso della figliolanza che costituisce la nostra identità profonda come dice l’apostolo Paolo: «E voi non avete ricevuto uno Spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo “Abbà, Padre!”Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio» (Lettera ai Romani, 8, 15-16) In quanto amati dal Padre ci sentiamo figli e fratelli, grazie al nostro inserimento in Cristo tramite il battesimo: questa è l’esperienza di fede propria del cristianesimo. Questa è la nostra “casa interiore”, dove trova appagamento l’aspirazione profonda dell’uomo di essere amato e di amare e dove può trovare rifugio.
4. Anche le persone che non conoscono Cristo e non sono battezzate sono oggetto di questo amore del Padre, che considera tutti gli uomini come suoi figli. Essi partecipano misteriosamente del battesimo e della figliolanza divina che esso comunica nella misura in cui ricercano la volontà di Dio e si sforzano di operare il bene.