Alberto Gobbi, presidente della Fondazione OASI (Orthopaedic Arthroscopic Surgery International) – Centro internazionale di studio delle cartilagini, dell’invecchiamento articolare e delle lesioni da sport con sede a Milano -, dal 18 al 23 marzo ha tenuto al Al-Razi Hospital di Kuwait City 4 giorni di formazione sul campo a un team selezionato di medici.
L’ospedale di Al-Razi è specializzato in campo ortopedico ed è uno dei più importanti di tutto lo stato arabo, con 310 mila ricoveri all’anno, 17 mila interventi chirurgici e un organico di quasi mille operatori, tra medici, infermieri e personale amministrativo.
Tema della working week, organizzata dal Ministero della Salute del Kuwait, è stato il trapianto di cartilagine, con un focus sulle tecniche studiate da Alberto Gobbi. Il noto ortopedico italiano ha illustrato ai medici kuwaitiani il trapianto autologo di cellule del tessuto cartilagineo e quello detto di seconda generazione, che consentono non solo di riparare la cartilagine articolare, ma anche di rigenerarla, restituendo al paziente la piena capacità di muovere l’articolazione senza dolore e senza danneggiare ulteriormente i tessuti.
La prima tecnica consiste nel somministrare nella sede della lesione un liquido composto da cellule del tessuto cartilagineo del paziente, moltiplicate in laboratorio e fissate tramite un’apposita pellicola prelevata dalla tibia e cucita alla cartilagine sana. La seconda tecnica, più semplice, utilizza invece una sorta di impalcatura tridimensionale, costituita da componenti naturali e perfettamente biocompatibili, appositamente progettata per consentire la crescita delle cellule e semplificare la loro applicazione nella zona lesionata della cartilagine. In entrambe le tecniche il punto di partenza è il prelievo, tramite biopsia, di un piccolo frammento di cartilagine, che poi viene sottoposto a un particolare trattamento che consente di isolare e moltiplicare le cellule, che poi saranno applicate nella sede della lesione.
Per la prima volta in tutto il Medio Oriente, Alberto Gobbi ha illustrato ai colleghi arabi anche le nuove frontiere del trattamento delle lesioni alle cartilagini, per cui il medico milanese è famoso il tutto il mondo. Il loro vantaggio consiste nell’abbattere il limite delle due tecniche più tradizionali, cioè la necessità di sottoporre il paziente a due interventi chirurgici: uno per estrarre le cellule, l’altro per eseguire il trapianto vero e proprio. Il futuro è rappresentato dall’utilizzo delle cellule mesenchimali e del plasma arricchito di piastrine (PRP), tecniche dette di medicina riparativa, molto più semplici, veloci ed economiche di quelle tradizionali.
La prima tecnica consiste nel prelevare una piccola quantità di midollo osseo del paziente e centrifugarlo per concentrare di 5 o 6 volte le cellule mesenchimali, cellule immature con la capacità di autorinnovarsi e adattarsi a varie tipologie di tessuti riparandoli, che vengono trasformate in gel appiccicoso, facilmente inseribile nella sede della lesione. La seconda tecnica consiste invece in infiltrazioni di concentrati piastrinici, ricchi di fattori di crescita, che facilitano i fisiologici processi di riparazione tissutale.
Gli studi di Gobbi hanno dimostrato che combinando entrambe le tecniche, cioè l’uso di cellule staminali mesenchimali unite a fattori di crescita, si ottengono risultati ancora più soddisfacenti, specialmente nelle lesioni più gravi.
“Favorire la collaborazione multidisciplinare tra medici e scienziati di diversa estrazione e nazionalità è lo scopo della Fondazione OASI – ha commentato Alberto Gobbi -. In Kuwait ho avuto l’onore di lavorare con colleghi molto preparati, che vantano una casistica impressionante di trattamenti di traumi articolari o infortuni e che sono rimasti molto colpiti dai risultati che le nuove tecniche di bio-ortopedia consentono di ottenere. Il training, avvenuto in buona parte in sala operatoria e su pazienti con danni importanti al ginocchio, ha permesso loro di acquisire nozioni preziose per ridurre i tempi di lavoro e migliorarne l’efficacia”.