Testimonianze da tutta Italia, per riflettere sul futuro della lana 100% italiana e ricostruirne la filiera, valorizzandola in tutti i settori, dal tessile all’edilizia. 12 milioni di “lana sucida”, cioè non lavata, prodotti ogni anno da otto milioni di ovini che rischia di essere scarto quando invece potrebbe essere un’opportunità. Appuntamento organizzato dal Gal Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi martedì 31 gennaio dalle 10 alle 13 nella sala comunale di Gandino.
“Nuova vita alla lana, sviluppo per il territorio” si inserisce nell’ambito delle attività promosse dal progetto “Tramando s’Innova”, finanziato da Regione Lombardia e Regione Sardegna mediante fondi PSR per la cooperazione tra GAL e vede tra i suoi partner Gal Barigadu-Guilcer (capofila), Gal Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi, Gal Quattro Parchi Lecco-Brianza, Agenzia Lane d’Italia e CNR IBE (Istituto per la Bioeconomia, Consiglio Nazionale delle Ricerche). Il progetto è nato per promuovere lo sviluppo integrato della filiera della lana, creando sinergie tra mondo rurale e mondo artigianale-industriale e i risultati raggiunti grazie alle attività messe in atto verranno presentati martedì 31 gennaio a Gandino.
Un obiettivo con le radici in un passato glorioso. La produzione e la lavorazione della lana hanno per molto tempo caratterizzato la fortuna del nostro Paese che però oggi è produttore di grandi quantità di “lana sucida” (grezza, impregnata di sostanze grasse e altre impurità) prodotta dai nostri otto milioni di ovini. In Italia si stima una produzione annuale di questa tipologia di lana, non competitiva sui mercati internazionali, di circa 12 mila tonnellate, per una media di circa 1.5 kg per capo. Il risultato è che le lane tosate rimangono spesso invendute e che la produzione si trasforma in un costo molto salato per gli allevatori. Infatti, se la lana non viene ritirata presso l’allevamento, deve essere smaltita come rifiuto speciale, con forti oneri economici e di gestione per l’allevatore. Infatti, la lana, secondo la normativa europea, è considerata un sottoprodotto di origine animale speciale perché, essendo sporca, potrebbe contenere agenti patogeni e il suo smaltimento necessita quindi di procedure e direttive precise.
UN RIFIUTO DA TRASFORMARE IN RISORSA. È su questo concetto che si fonda il progetto “Tramando S’Innova” che mira a valorizzare la lana e la sua filiera, regione per regione, attraverso un Manifesto che presenta proposte concrete per rimettere in circolo questa risorsa in modo ecologico e solidale. Ma non solo, all’interno della progettualità trovano spazio anche azioni volte a sostenere il mondo della pastorizia e a tutelare le razze a rischio di estinzione. Obiettivi: trasformare la lana da rifiuto a risorsa cominciando dalla modifica della normativa europea che l’ha ridotta alla stregua di un rifiuto speciale; creare centri di lavaggio e di stoccaggio della lana nelle aree del nostro Paese, soprattutto nella bergamasca, in cui si conservano ancora conoscenze tecnico-professionali che possono garantire gli standard necessari ad una filiera di qualità. Infatti, la chiusura dell’ultimo centro di lavaggio di lane italiane nel Nord Italia, avvenuto nel 2018 proprio a Gandino, ha generato ricadute negative sull’intero sistema laniero.
Occorre inoltre insistere sulla sensibilizzazione e sulla formazione degli allevatori, affinché pratichino la tosatura nel modo migliore per ottenere lane selezionate secondo qualità. Infine, sarebbe opportuno continuare a promuovere ed incentivare, attraverso norme specifiche, l’utilizzo della lana anche in altri settori: fertilizzanti (cheratina), cosmetici (cheratina e lanolina), bioplastiche e biomateriali (lana in polvere e ingegneria tissutale), isolamento termico e acustico (edilizia sostenibile), adsorbente (inquinamento marino), pacciamante (ortoflovivaismo), oltre agli svariati utilizzi in ambito tessile.
Queste le tante vite della lana che verranno raccontate nella mattinata di studio che gode del patrocinio delle Comunità Montana Valle Seriana | Comunità Montana Laghi Bergamaschi, con al centro esperienze lanaiole italiane come la rete Pro Patrimonio Montano PatriMont, Brebey, società cooperativa sarda creata nel 2012 che produce pannelli a base di lana di pecora, il Distretto Produttivo Laniero Siciliano con sede a Cammarata (AG) nel cuore dei Monti Sicani, ma anche Mariantonia Urru Tessuti e Tappeti Sardi, l’associazione Coda di Lana avranno l’occasione di testimoniare il loro impegno quotidiano nell’attuazione di pratiche specifiche ed usi innovativi della lana. Atteso in chiusura della mattinata l’intervento di Francesco Brignone della Direzione Generale Agricoltura Regione Lombardia e coordinatore del gruppo di lavoro costituito da Regione Lombardia per lo sviluppo di un progetto di creazione della filiera della lana di pecora in Lombardia.
Per partecipare alla mattinata: https://www.eventbrite.it/e/523695225517