BREMBATE SOPRA – “E’ una fase molto delicata. L’appello dei genitori di Yara non fa che rafforzare la mia convinzione, che è del resto quella di molti di noi, che la ragazzina sia ancora viva. Ma comunque chi l’ha rapita non la tiene nascosta qui“. Continuare o no le ricerche battendo palmo a palmo la zona? “Ah, quello sì. Noi siamo sempre a disposizione. Quella ragazzina la vogliamo riportare a casa. Anche se, temo, ci vorrà ancora molto tempo”. di Giuseppe Purcaro Giovanni Valsecchi, 67 anni, dal 2000 coordina la Protezione civile di Brembate Sopra, una dozzina di volontari, tra i primi ad attivarsi nelle ricerche di Yara, fin dalla mattina di domenica 28 novembre, due giorni dopo la scomparsa della ragazzina.
E’ ormai passato più di un mese, giorni e giorni di continue ricerche e perlustrazioni sul territorio di Brembate e nei paesi vicini, e ormai quella ragazzina fa parte della loro vita: “Mi è entrata dentro. Di notte mi capita ormai spesso di svegliarmi e di vederla tornare a casa“, confessa Valsecchi.
Per i volontari della protezione civile di Brembate questi sono stati giorni di intensissimo lavoro. “Sono stati formidabili – dice Valsecchi-, hanno avuto grande abnegazione. Peccato che la normativa non lo consenta, ma avremmo potuto aggregare anche tanti privati cittadini nelle nostre ricerche. C’è stata una grande risposta corale“.
Casolari, capanni, boscaglia, siepi, anche giardini privati: passati al setaccio, anche più di una volta. “Non abbiamo escluso nulla. Anche un banale pozzetto può essere degno di perlustrazione: poi dopo dentro vi trovi una camera sotterranea alta 3 metri, come ci è successo di vedere in via Marconi. Abbiamo fatto battute anche a Pontida, a Colle Pedrino (Palazzago), ad Almenno, a Valbrembo, lungo il greto del fiume Brembo, al cantiere del centro sportivo, nel cantiere della scuola media, nelle cave. Non trascuriamo nulla: se troviamo dei casolari chiusi con i lucchetti cerchiamo di farceli aprire …“.
Episodi particolari? “Sì, i sensitivi. Anche quelli con il pendolino. Nelle prime settimane ho ricevuto io stesso tante chiamate. Una sensitiva di Lecco diceva che Yara era legata in fondo a un lago. Un altra che era sequestrata in un casolare sul fiume, a Brembate. Quello più concitata è stata la segnalazione di un’altra sensitiva: mi dice: “Yara è in un casolare vicino al cimitero di Almenno San Bartolomeo, imbavagliata, ma viva”. Questo due giorni dopo la scomparsa! Che fare? Ci precipitiamo: cerchiamo il proprietario del casolare, entriamo, ma troviamo… dei conigli. Mitomani? In quei momenti si valutano tutte le indicazioni“.
Attimi di tensione? “Vicino a un cascinale di Brembate notiamo una buca coperta con terra fresca. C’è tensione. Le forze dell’ordine ordinano di scavare, in quei momenti si pensa sempre al peggio, ma dalla buca esce… un vitello, che era stato lì seppellito dal contadino…”.
I volontari si sono mossi fin da subito. “Dalle 9 di domenica 28 novembre. Peccato per la normativa, ma fosse stato per noi ci saremmo attivati fin dalle prime ore dopo la scomparsa: forse, chi aveva con sè Yara, non avrebbe avuto molto scampo. Quelle 40 ore passate a vuoto hanno forse fatto il gioco di chi ha rapito la bambina“.
E ora? “Certo, se Yara è stata rapita, chi si è macchiato di questo delitto non l’ha segregata qui in zona. Forse fuori provincia, se non fuori regione. Ora saranno ancor più preziose le indagini della magistratura, che utilizza altri strumenti, non certo solo i rastrellamenti da protezione civile. Ma le ricerche sul territorio non vanno abbandonate. Nessun dettaglio, neanche quello meno significativo, va tralasciato. I nostri volontari sentono che Yara è viva. Stanno sacrificando il loro tempo. E a loro va il nostro ringraziamento“.