CORPUS DOMINI B 2024
Dal Vangelo secondo Marco, 14,12-16; 22-26.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Commento
Nonostante l’introduzione della lingua italiana e la riforma del rito della messa, la gente ne diserta sempre più la celebrazione. Un motivo va cercato nel mutato atteggiamento della mentalità moderna, che ha sostituito al rito della messa domenicale altri riti, che vanno dallo sport, ai centri commerciali e alle feste ritrovarsi comunitarie e familiari. Si è creata una società secolarizzata che trova il senso della vita al di fuori di ogni riferimento a Dio.
Ma le responsabilità dell’abbandono sono dovute anche al mancato ripensamento dell’atteggiamento religioso di coloro che ancora praticano. L’accostarsi alla sfera sacra dipende, forse ancora troppo, da una concezione magica, che cerca di strappare una grazia particolare a Dio, a rimedio delle debolezze umane. Ora la celebrazione eucaristica non può essere ricondotta ad un gesto magico, con cui assicurarsi un aiuto speciale. In questo caso esse diviene occasionale, ma siamo lontani dal coglierne il significato. Che cos’è allora la messa ?
Biblicamente la messa è il MEMORIALE, la commemorazione dell’evento della salvezza portata da Gesù e del rinnovamento radicale che esso comporta. Gesù nell’ultima cena ha celebrato il memoriale della sua passione e morte con l’invito a perpetuarlo. Due aspetti da sottolineare.
1. La celebrazione eucaristica è fondata su un atto di Amore da parte di Dio per l’uomo. A differenza delle comuni commemorazioni, non è un semplice richiamo agli insegnamenti di un evento storico, la cui importanza però è soggetta all’erosione del tempo. Nella celebrazione eucaristica abbiamo a che fare con un atto che ha come soggetto Dio, con quale l’uomo stabilisce una stretta relazione, un’Alleanza, che lo pone ad un livello superiore di perfezione divina.
2. In secondo luogo l’atto, nel quale è stata fondata l’Alleanza, si fa presente nello stesso momento in cui faccio memoria. L’Eucarestia non è riducibile ad un solo ricordo ma comprende una presenza reale della persona che si ricorda in vista di una comunione piena con lei, di un rinnovamento dell’ Alleanza. Il rivivere e ripetere questo atto evita la dimenticanza e ne permette il suo radicamento nell’animo. La nostra percezione della sua bellezza e forza si rinnovano ogni giorno, pure nel mezzo delle prove e delle stanchezze della vita. Si evita la noia della routine, in modo che le celebrazioni eucaristiche diventano esperienze vitali, che infondono forza e coraggio. Nella messa Gesù ci ripete: “Io ti amo e ti amerò sempre”; “Io ti perdono. Tu sei per sempre mio fratello, Io ti ho fatto figlio adottivo di Dio e mio fratello, tutti e due figli dell’unico Padre!”. Queste parole sono fondate dall’offrirsi disinteressato e generoso di Gesù sulla croce. Dobbiamo richiamarle di continuo, perchè esse fondano la nostra identità, diventando oggetto di una meraviglia quotidiana che sfocia naturalmente nel ringraziamento eucaristico. Troviamo le dimensioni dell’amore grazioso e del tutto immeritato di Gesù verso di noi, chiamati a rinnovare sempre il ricordo di questo amore, quando, come figli amati, diciamo insieme il Padre Nostro.
3. La Memoria dell’Alleanza si accompagna a due nutrimenti: il Pane consacrato e la Parola:
a) La donazione di Gesù si concretizza nel pane spezzato, il suo Corpo, una vita offerta che devo fare mia nella prospettiva del Dono Totale e senza riserve che fu proprio di Gesù.
b) Il nutrimento della Parola in cui si racconta la storia di Gesù e del suo amore, di cui rivela i contenuti e le modalità, per vivere un autentico rapporto con Lui e i fratelli.