Su 50 milioni di euro stanziati dal 2013 al 2015 per realizzare l’infrastruttura di ricarica, sono stati utilizzati solo 6 mila euro. Questo è quanto emerge nella relazione della Corte dei Conti, secondo la quale emerge un notevole ritardo dei lavori causato dalla mancanza degli accordi con le Regioni.
Poco è servito il richiamo dell’Unione Europea, che, attraverso la direttiva 94 del 2014, ha sollecitato gli Stati a dotarsi entro il 31 dicembre 2020 di una rete di ricarica adeguata ed accessibile a tutti nelle grandi città e nelle aree più popolate.
“Il piano di realizzazione della rete infrastrutturale risulta in ritardo, si rileva che dei fondi messi a disposizione pari a 20 milioni di euro per l’anno 2013 e 15 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015 risultano spesi solo “6.286,28 euro, occorsi per la pubblicazione del bando indetto dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per il finanziamento di progetti di più immediata realizzazione”.
Questa è la sintesi di una burocrazia inefficiente, incapace di spendere i soldi disponibili, con risultati pessimi:
– in Italia ci sono 1700 punti di ricarica, ma nati tutti per iniziativa dei privati;
– il Piano Ministeriale prometteva 150 punti di ricarica in autostrada, 150 stradali e 150 tra porti, aeroporti e parcheggi ma al momento non è stato realizzato nulla.
“Il piano di realizzazione della rete infrastrutturale risulta in ritardo, si rileva che dei fondi messi a disposizione pari a 20 milioni di euro per l’anno 2013 e 15 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015 risultano spesi solo “6.286,28 euro, occorsi per la pubblicazione del bando indetto dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per il finanziamento di progetti di più immediata realizzazione”.
Questa è la sintesi di una burocrazia inefficiente, incapace di spendere i soldi disponibili, con risultati pessimi:
– in Italia ci sono 1700 punti di ricarica, ma nati tutti per iniziativa dei privati;
– il Piano Ministeriale prometteva 150 punti di ricarica in autostrada, 150 stradali e 150 tra porti, aeroporti e parcheggi ma al momento non è stato realizzato nulla.
Tutto questo accade mentre l’Europa redarguisce l’Italia per l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto, dando il via alla seconda fase della procedura d’infrazione attualmente in corso.
La realizzazione di infrastrutture, tra cui le colonnine di ricarica elettrica, faceva parte di una serie di progetti che il Ministero dell’Ambiente in collaborazione col Ministero delle infrastrutture e Trasporti intendeva porre in essere per poter dare una risposta chiara alla Commissione Europea. Risposta che però non ha soddisfatto l’Europa.