Il tema della riqualificazione edilizia, commerciale e dell’ordine pubblico di Via Quarenghi a Bergamo è, per lo meno a parole, uno degli obiettivi ricorrenti delle ultime legislature di Palafrizzoni. Già l’Amministrazione Bruni tra 2006 e 2007 aveva organizzato un’iniziativa di per sé encomiabile: “Il bilancio partecipativo di via Quarenghi”. Si trattava di coinvolgere gli abitanti ed i fruitori della zona nella scelta della destinazione d’uso del piano terra dell’edificio situato in via Quarenghi al n.33: l’iniziativa si concretizzò in una sorta di “tavolo di progettazione partecipata” con lo scopo di individuare una funzione di questa porzione di immobile che rispondesse al meglio ai bisogni e alle esigenze della comunità. L’edificio, che un tempo ospitava un albergo, è stato infatti acquistato dal comune e, come si può leggere dal cartello di cantiere ivi apposto, dal mese di giugno 2009 è in ristrutturazione per la realizzazione di alloggi a canone agevolato destinati a persone meno abbienti e giovani coppie alla ricerca di una prima casa. Nella sostanza le “amministrazioni comunali”, con questa ed altre operazioni, tentano di creare episodi capaci di interagire attivamente in una realtà etnicamente e culturalmente eterogenea. L’obbiettivo è di innescare una reazione a catena di riqualificazione edilizia e sociale tesa alla sottrazione di un importante pezzo di centro storico al degrado ambientale ed urbanistico che spesso degenera in episodi di microcriminalità caratterizzati da spaccio, violenze e rapine.
Come spesso accade per gli edifici pubblici, il cantiere pare però procedere a rilento, infatti come si nota dal summenzionato cartello le opere dovevano essere concluse nel novembre del 2011, tuttavia l’opera è ben lungi dall’essere terminata soprattutto per quanto attiene il corpo di fabbrica prospettante Via Quarenghi. Ciò che non può sfuggire a chi frequenta la zona è comunque l’enorme disagio che questo cantiere comporta specialmente nell’ambito della viabilità carrale e pedonale. Appare del resto inconcepibile come le opere provvisionali principali (ponteggio) siano in quella posizione da più di due anni costringendo pedoni ed autoveicoli ad una gimKana disagevole e pericolosa che influisce negativamente su un traffico già di per sé notevolmente congestionato. Una gestione più accurata del cronoprogramma dei lavori e una impalcatura a “ponte” in grado di garantire un passaggio più sicuro e più razionale dei pedoni sarebbero misure forse elementari ma dagli indubbi benefici. Non si capisce la motivazione della trascuratezza del cantiere da parte di chi ne ha le responsabilità e l’omissione di intervento da parte degli organi istituzionali competenti. Viene spontaneo chiedersi se una situazione così “malgestita” in una zona “meglio frequentata” sarebbe stata sopportata con la medesima rassegnazione.
Articolo di Paolo Carzaniga