Fino al 30 settembre Astino ospita una mostra che offre una prima ricostruzione sulla destinazione ottocentesca del monastero a manicomio cittadino. Di questo periodo (dal 1832 al 1892) restano ancora testimonianze storiche e tracce visibili nel monumento, come scritte, disegni dei malati, ganci sui muri, vasche per la balneoterapia che parlano di storie di sofferenza e speranza. L’esposizione è stata progettata e curata da Alessandra Civai con Lisa Fracassetti per la Fondazione Mia, proprietaria dell’immobile e del fondo agricolo circostante. Scopo dell’iniziativa è di riportare all’attenzione del pubblico un’importante fase storica dell’edificio. Perché fu scelto l’ex monastero di Astino come nuova destinazione del manicomio cittadino? Perché viene considerato il «primo ospedale psichiatrico di Bergamo»? Quali furono gli importanti cambiamenti portati rispetto alla Casa de’ Pazzi della Maddalena? Come vivevano e come erano curati i folli nella nuova struttura?