Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù 9disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Commento
Il brano di Vangelo odierno completa l’insegnamento di Gesù sulla preghiera. Nel brano della scorsa domenica Gesù insisteva sulla continuità «Bisogna pregare sempre» e sulla fiducia nella bontà di Dio da parte dell’orante. Nel brano odierno Gesù sottolinea la necessità dell’umiltà, contrapponendo due stili totalmente opposti di preghiera: quello del fariseo e del pubblicano. L’esito della loro preghiera è sconcertante, perchè solo il peccatore viene perdonato, mentre il fariseo rimane con i suoi peccati, anzi con uno in più: un atto di orgoglio!
Non tardiamo a renderci ragione di questo esito paradossale se esaminiamo in dettaglio i singoli comportamenti. Il fariseo solo apparentemente si mostra grato e riconoscente a Dio per l’osservanza della legge. In realtà egli non loda Dio, come sarebbe giusto, conformemente alle S. Scritture: “A Lui solo onore e gloria nei secoli dei secoli!”. Il fariseo loda se stesso; a Dio ha sostituito il proprio io: “Io non sono come gli altri!”. Quindi compie un atto di superbia. La prova evidente è rappresentata dal disprezzo che mostra verso il pubblicano. Il disprezzo verso il fratello non può essere il frutto di una preghiera autentica. Al contrario, essa dovrebbe favorire il riavvicinamento, la comprensione, il perdono reciproco, non l’altezzosità e il disprezzo che accentua le distanze. La preghiera è motivo di comunione non di divisione!
Questo esito negativo lo si deve all’atteggiamento totalmente errato assunto dal fariseo. Quando ci presentiamo davanti a Dio, l’atteggiamento da assumere non è il vanto, ma la lode ed il ringraziamento. Ciò significa che dobbiamo attribuire a Dio realmente e non fingendo, come fa il fariseo, tutto ciò di cui disponiamo. Il bene che riuciamo a fare si deve alle facoltà che Dio ci ha dato, ai comandamenti e al vengelo da Lui comunicati, alla grazia dello Spirito con cui ci ispira e ci sostiene. Egli ci guida e cammina con noi come un Padre, proprio come afferma un detto popolare: “Dio ci tiene la mano sulla testa e ci impedisce di sbagliare”. Una preghiera autentica ci dona la percezione della grandezza di Dio e al tempo stesso della nostra fragilità. L’inganno più pericoloso consiste nel credersi autosufficienti e non avvertire la necessità dell’aiuto divino da invocare ogni giorno, come ci ha insegnato Gesù nel Padre nostro “Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”.
Il Padre nostro ci suggerische un secondo atteggiamento: la richiesta di perdono dei propri peccati: “Rimetti a noi i nostri debiti”. La preghiera ci rende più consapevoli delle nostre imperfezioni, dei nostri limiti e delle nostre colpe. Il fariseo non acquisisce tale consapevolezza, perchè si paragona con il pubblicano. Ma nella preghiera dobbiamo confrontarci con Gesù, con il suo esempio, con la sua parola. Confrontandoci con Lui non possiamo che costatare la nostra insufficienza e colpevolezza per trovare il coraggio di abbandonare le nostre cattive abitudini ed essere un pò più simili a Lui. La preghiera autentica genera propositi di santità, di bontà, ma il presupposto sono la percezione della propria indegnità e la fiducia che Dio è vicino a noi per darci una mano.
Il pubblicano ha fatto il primo passo necessario: il riconoscimento delle proprie colpe e la conseguente richiesta di perdono. E’ il primo passo sulla strada del bene. La sua preghiera è stata fruttuosa, ma deve continuare.