PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
Una breve analisi sulle diverse tipologie di leggi elettorali
Articolo: “Paese che vai, partiti che trovi” pubblicato il 23.01.2021
Oltre al sistema dei partiti, un altro presupposto condizionante della forma di governo di uno Stato è sicuramente il sistema elettorale. Generalmente si suddividono in maggioritario e proporzionale, che possono eventualmente intersecarsi e dar vita a sistemi compositi e innovativi.
Il maggioritario si basa sul principio secondo il quale vince le elezioni il partito, o la coalizione, che ha ottenuto più voti. Con questo sistema, il territorio nazionale viene diviso in tanti collegi quanti sono i parlamentari da eleggere e ognuno di essi ne nomina uno a maggioranza. In alcuni casi, come nel Regno Unito che da sempre adotta questo sistema, si richiede una maggioranza relativa: vince il candidato che nel collegio ha ottenuto più voti, anche se non ha ricevuto la maggioranza degli elettori. Però, alla lunga, questo sistema può provocare delle distopie rispetto alla realtà e per questo in altri Paesi, come la Francia, è richiesta una maggiorana assoluta: vince il candidato che ha ottenuto il 50%+1 dei voti degli elettori. Se nessuno raggiunge questa soglia si procede come nel caso dell’elezione del Sindaco in Italia, per cui è previsto il ballottaggio tra i due candidati più votati (maggioritario a doppio turno).
Con questo sistema, i partiti sono portati a coalizzarsi preventivamente e a presentare nei collegi dei candidati comuni in grado di vincere le elezioni. Inoltre, il candidato non viene scelto dalle segreterie di partito, ma viene eletto direttamente dai cittadini che mettono la loro preferenza su un volto e un nome, non sul simbolo di un partito. In questo modo, è vero, si rischia di sacrificare il principio della rappresentatività, ma in realtà è un problema più formale che pratico che si può riscontrare solo se non si prevede la maggioranza assoluta: infatti con il ballottaggio non si elimina la rappresentatività, bensì si obbligano le forze politiche ad avvicinarsi tra loro. Inoltre, con questo sistema si premia il merito: un politico vincente diventa parlamentare perché è bravo, è il migliore, se lo merita e per questo è stato votato.
Poi c’è il sistema elettorale proporzionale. Con questo metodo, il territorio nazionale viene diviso in grandi circoscrizioni e un partito ha diritto a tanti seggi in Parlamento quanto voti ha ottenuto, premiando così al massimo il principio di rappresentatività a discapito, però, della selettività e del merito. Questo sistema, però, può portare ad una degenerazione del sistema multipartitico, disincentivando le forze politiche a coalizzarsi tra loro e formare dei programmi seri prima delle elezioni. Le coalizioni vengono accordate a votazioni avvenute tra litigi, menzogne e “giuochi di palazzo”. Non è raro vedere partiti avversari durante le elezioni che poi, in seguito, si ritrovano a braccetto nello stesso governo… ma ogni riferimento a governi e voltagabbana reali è puramente casuale.
Con il proporzionale, inoltre, i candidati non vengono scelti direttamente dai cittadini, ma vengono predeterminati dalle segreterie di partito che mettono nelle liste solo i soggetti a loro più fedeli. Il cittadino deve solo apporre una croce sul simbolo di un partito, senza sapere chi effettivamente lo rappresenterà in Parlamento. Questo sistema provoca un’eccessiva frammentazione politica del Paese e, di conseguenza, è la madre naturale di un sistema con una forte instabilità politica e governativa. I governi cambiano spesso, le maggioranze si trasformano in continuazione, i politici mutano pelle e vanno dove tira il vento. Il governo non è eletto dai cittadini, ma è deciso a tavolino dai parlamentari che non vogliono “perdere la poltrona”. Sintetizzo: benvenuti in Italia!
Per limitare questi effetti deleteri, un Paese con un sistema proporzionale può adottare una serie di correttivi. In primo luogo, si ricorda la soglia di sbarramento che ha il compito di limitare l’accesso al Parlamento alle forza politiche che hanno una rappresentatività non significativa (in Germania, per esempio, è del 5%). Oppure, si può optare per un premio di maggioranza con cui si attribuisce un certo numero di seggi in premio alla coalizione che ha ottenuto più voti, spesso collegandolo ad una soglia minima (es. 40%): un regalo che dovrebbe cercare di garantire la governabilità. In ultima analisi, per sottrarre potere alla partitocrazia, si può introdurre la possibilità delle preferenze, in cui il candidato deve votare il simbolo di un partito, ma ha comunque la possibilità di indicare anche il nome di uno o più candidati di sua fiducia presenti in lista.
Alessandro Frosio