Caro direttore,
sebbene la riorganizzazione del Pronto Soccorso e quella delle cure primarie rappresentino due passaggi importanti per il futuro e la sostenibilità del servizio sanitario, il fatto che se ne continui a parlare in contemporanea genera certamente confusione. Uno studio realizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Bergamo e dall’Università di Bergamo nel 2010, relativo agli accessi al P.S. nel nostro territorio, dimostra come non vi sia correlazione tra orari d’apertura degli studi dei medici di medicina generale e accessi alle strutture di emergenza urgenza. Il massimo degli accessi si registra il lunedì mattina, il minimo la domenica.
Sebbene il nostro territorio abbia mostrato, rispetto ad altri, una minor numero di accesi inappropriati, è comunque possibile ipotizzare che chi accede al P.S. cerchi (a torto o a ragione) risposte diverse da quelle possibili nel sistema delle cure primarie o nel sistema delle cure ospedaliere. Fondamentalmente sono legate al miraggio o alla speranza che un servizio, in grado di rendere disponibili in tempi brevi e gratuitamente supporti tecnologici spesso di altissimo livello, possa risolvere un dubbio, un ansia, una paura, garantendo certezze e sicurezza. Che poi tutto questo si realizzi è da vedere.
Diverso è ciò che il cittadino chiede al mondo delle cure primarie, che sono il luogo del rapporto di fiducia, dell’ascolto, della gestione della cronicità, della domiciliarità, della continuità e della personalizzazione della cura. Che l’offerta in ambito di cure primarie debba e possa essere aumentata è certamente vero e in parte questo, in particolare nella nostra provincia, è già avvenuto anche con il diffondersi delle aggregazioni di medici e il lavoro in gruppo. Molti studi sono aperti mattina e pomeriggio e il sabato mattina. La guardia medica nei giorni festivi svolge, oltre che attività domiciliare, anche attività ambulatoriale. Attenzione però a non confondere le cure primarie con un P.S. di serie B. L’urgenza è un’attività specialistica, la medicina generale un’altra.
Dopo che si è fatto di tutto per chiudere i piccoli ospedali a rischio, cerchiamo ora di non aprire dei piccoli pronto soccorso a rischio. Sviluppiamo invece la disponibilità oraria e l’organizzazione delle cure primarie, supportando il medico con personale di studio, favorendo le aggregazioni dei medici, mettendo i medici di medicina generale in condizione di utilizzare supporti informativi in rete e tecnologie diagnostiche leggere, anche di telemedicina.
Non spacciamo però tutto ciò per decongestionare il P.S., che è il luogo in cui tutte le contraddizioni del nostro sistema si scontrano. Per decongestionare il P.S. bisogna far funzionare bene il sistema sanitario, tutto, nel suo insieme. Forse è per questo che a Bergamo le criticità sembrano essere minori che in altre città.
Dott. Emilio Pozzi, presidente Ordine
dei Medici Chirurghi e Odontoiatri
della Provincia di Bergamo