In un contesto globale da cui non sono ancora scomparsi i rischi derivanti dagli squilibri del sistema finanziario né le incertezze sugli esiti delle politiche di austerità prevalenti nell’area euro, il settore manifatturiero di Bergamo, così come quello della Lombardia, registra un primo importante segnale di interruzione della caduta produttiva.
Dopo cinque trimestri consecutivi in negativo, gli ultimi tre mesi del 2012 vedono spuntare nell’industria un dato congiunturale positivo (+0,6%). La distanza dai livelli di un anno fa (-1,1%) si assottiglia significativamente.
Un anno che è stato terribile per i consumatori, le famiglie e i lavoratori, ma pesante anche per l’industria – la perdita di produzione nell’intero 2012 è stata del 4,4 per cento -, si chiude con un recupero del ciclo produttivo che, per quanto debole e insufficiente a riassorbire la capacità persa nell’arco degli ultimi 5 anni, avvicina la prospettiva di una ripresa nel corso del 2013.
La svolta del ciclo industriale è confermata dai risultati del fatturato, soprattutto quello realizzato all’estero, ma solo parzialmente dall’andamento degli ordini e delle aspettative; le previsioni delle imprese industriali sono ancora prevalentemente negative, anche se non in peggioramento, per produzione, occupazione e domanda interna.
E’ possibile che il fondo di una recessione – meno intensa del drammatico periodo 2008/2009 ma più influente in negativo sulle aspettative per la sua estenuante continuità con la crisi finanziaria internazionale – sia stato raggiunto, al prezzo di un’espulsione dal mercato delle imprese più deboli, tuttora in corso, e grazie ad un recupero di competitività da parte delle imprese in grado di sfruttare la tenuta del commercio internazionale, soprattutto nell’area extra europea.
La produzione dell’artigianato di Bergamo registra un segno congiunturale positivo (+1,9%) e un’attenuazione della dinamica tendenziale (-3,1%) – risultati che non trovano però riscontro nei più affidabili dati medi regionali, ancora marcatamente negativi -, ma la distanza dai livelli pre-crisi resta irrecuperabile. Si deve anche ricordare che le aziende artigiane manifatturiere si sono ridotte a Bergamo da 9.100 nel 2008 a 7.500 nel 2012.
Non siamo ancora di fronte ad una ripresa in grado di risollevare durevolmente l’economia e di sostenerne la crescita: i problemi della finanza e la stretta del credito, i vincoli europei sulle politiche fiscali e le prospettive di crescita debole anche nelle aree più dinamiche del mondo frenano l’evoluzione del ciclo economico nazionale e locale.
Né possiamo parlare di ripresa finché il mercato del lavoro resta in una situazione critica. Nell’ultimo trimestre del 2012 gli addetti dell’industria registrano un calo contenuto e inferiore alle medie del periodo, ma la Cassa integrazione è tornata a crescere e le piccole imprese (dell’artigianato, dell’edilizia, del commercio e dei servizi) perdono addetti. Il livello complessivo degli occupati in provincia è in calo e l’area della disoccupazione è fortemente cresciuta.
Le difficoltà sul versante occupazionale e la compressione del potere d’acquisto e del reddito disponibile deprimono i consumi. Il commercio al dettaglio continua a risentirne pesantemente: il giro d’affari è ulteriormente calato nel quarto trimestre 2012 (-7,4% su base annua), con flessione a due cifre nel non alimentare (-11,6%), variazione negativa e in peggioramento nell’alimentare (-8,1%) e calo del fatturato anche nel commercio non specializzato (-3,3%).
Nell’edilizia il giro d’affari resta molto negativo (-6,7%) anche se non in peggioramento.
Nei servizi osserviamo un risultato positivo nell’informatica e telecomunicazioni ma flessioni, in alcuni casi in relativo miglioramento, nei restanti settori.