DOMENICA I AVVENTO ANNO A (2016)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Commento
Il Vangelo odierno parla della venuta certa, ma inaspettata del Figlio dell’uomo, alla quale bisogna prepararsi nella vigilanza. Il periodo di Avvento, che precede il Natale, è il tempo dell’attesa; attesa della venuta finale e gloriosa del Salvatore, che è già venuto una prima volta nell’umiltà del presepio. La Chiesa ci ricorda l’insegnamento di Gesù circa la sua venuta futura. Egli accenna all’atteggiamento assunto da Noè e dai suoi contemporanei nell’imminenza del Diluvio: Noè prepara l’arca, mentre gli altri vivono nella spensieratezza; Noè si salva dalle acque, mentre gli altri periscono. Il brano contiene un invito a preparare la propria arca di salvezza in attesa di Lui. Ciò avviene in un particolare modo di vivere la vita di ogni giorno.
Osserviamo il nostro agire quotidiano. In ogni azione vi è la componente valoriale dalla quale non possiamo prescindere. Prendiamo ad esempio il lavoro. ma vale per ogni aspetto della vita umana. In esso occorrono competenza, professionalità, laboriosità e onestà. Queste esigenze richiedono sforzo e fatica (laboriosità) fin da studente o apprendista quando uno si prepara a svolgere una professione; e poi nell’atto di esercitarla. La professione non è finalizzata solo ad una soddisfazione personale, ma alla realizzazione di rapporti autenticamente umani. Vi sono esigenze di giustizia, sia nel chiedere la ricompensa per un lavoro svolto, che nel darla per un servizio ricevuto. Non possiamo prescindere da considerazioni valoriali, perchè sono costitutive del nostro agire. Se non cerchiamo di perseguire la giustizia, cerchiamo inevitabilmente altre finalità: perseguimento della potenza per motivi di ambizione e di prestigio, desiderio di dominio e di guadagno, che portano a non tener conto dei diritti degli altri, ecc… Dobbiamo scegliere ogni giorno e ad ogni occasione da che parte stare.
Il messaggio evangelico insegna che le nostre scelte quotidiane determinano il nostro destino futuro. Vi sono valori effimeri che sono causa di rovina. Ve ne sono altri che ci permettono di attraversare il mare della morte che ci attende e giungere all’altra riva. Ciò che è costruito sulla parola di Dio resiste come l’Arca; ciò che è costruito sulla nostra stoltezza crolla, sommerso dalle acque. Ciò che avviene alla fine non è diverso da ciò che avviene ora: ogni mangiare, ogni bere e sposare, possono essere vissuti come dono o come possesso, come amore, o come violenza, come vita o come morte. Il saggio li vive da figlio e da fratello in rendimento di grazie: «Sia che mangiate, sia che beviate, fate tutto per la gloria di Dio», dice l’apostolo Paolo (Lettera I Corinzi, 10,31).
In questo periodo di preparazione al Natale, siamo chiamati a riconsiderare le finalità dell’agire quotidiano: per che cosa ci diamo da fare?