Un paese sgomento, una comunità smarrita che vorrebbe poter non credere a quel che è accaduto in quella canonica.
Ha scosso davvero tutti il caso del prete colognese scoperto dalla trasmissione televisiva «Le Iene» a palpeggiare ragazzini, anche minorenni, in cambio di qualche euro di mancia. E ora è il parroco don Emilio Zanoli a chiamare a raccolta i fedeli, a rincuorarli e guidarli fuori dal buio dello scandalo. «Non facciamoci cadere le braccia – ha detto – Coraggio, il Signore non mancherà di sostenerci».
Intanto però il quadro si fa sempre più inquietante, e doloroso. Ora dovrà rispondere di sfruttamento della prostituzione minorile. L’ipotesi dell’abuso sessuale non sarebbe al momento più considerata. Nel frattempo il sacerdote è stato trasferito a Osio Sotto per decisione della Curia probabilmente proprio in seguito a quanto stava lentamente scaturendo dai filmati che due ragazzini hanno deciso di consegnare ai giornalisti delle «Iene». Stando a quanto emerso, i due giovani di 17 e 18 anni, forse stranieri, avrebbero deciso di rendere pubblica la cosa diverso tempo dopo i primi incontri, pare perché le «mance» elargite dal prete in cambio delle loro «prestazioni» iniziavano a diventare troppo esigue rispetto alle loro richieste. Da qui la decisione di vendicarsi chiamando le «Iene» e i carabinieri, denunciando l’accaduto. Le indagini sul prete, data la gravità dei fatti, sono partite d’ufficio. La Procura di Brescia, competente per territorio anche da noi per questo tipo di reati, ha sentito gli interessati, fatto perquisizioni in paese e acquisito materiale video.
Intanto in paese non si parla d’altro. Anche perché che qualcosa di strano accadesse tra quelle mura erano in molti, al meno negli ambienti della Parrocchia, a sospettarlo, almeno dopo il trasferimento così improvviso del sacerdote. Il servizio shock delle «Iene», nonostante le censure e l’oscuramento dei volti, non ha fatto altro che rendere la cosa di dominio pubblico.
Domenica mattina, durante la messa delle 10.45, è stato lo stesso parroco ad assumersi l’inevitabile onere di spiegare. Il prevosto ha preso la parola dopo le comunioni e si è fatto improvvisamente molto serio leggendo dal pulpito uno scritto preparato in precedenza. Nessun nome, ma il riferimento al suo ormai ex «vice» è chiaro quando prima delle preghiere dei fedeli don Emilio ha chiesto di pregare per il fratello del sacerdote pedofilo, morto improvvisamente d’infarto proprio domenica pomeriggio, «aggiungendo dolore al dolore». In un lungo discorso don Emilio ha richiamato all’unità e alla prudenza. Nessuna levata di scudi, nessuna vuota frase di circostanza. Di certo però la consapevolezza che questa ferita avrà bisogno di tempo per cicatrizzarsi.