“Il Berretto a Sonagli”, per sostenere la ricerca e ricordare i valori dell’Unità d’Italia, verrà messo in scena il 13 aprile 2011 alle ore 21 al Teatro Sociale di Bergamo Alta dalla compagnia teatrale “Zuppa di Pietra”. di Gabriella Coronelli
Associazione Culturale MinervaAArte
La compagnia teatrale “Zuppa di Pietra”, è diretta da Mauro Pulcinella, artista contemporaneo attento a varie forme espressive, conosciuto per le sue installazioni, opere globali e coinvolgenti.
La scenografia creata per “il Berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello si pone come struttura ricca di simbolismi subliminali, realizzata con materiali di recupero che tornano in scena per far vivere l’opera teatrale, accolta e nutrita da questo scrigno, diventa esperienza “matura” e indelebile (maturo dal greco “tèleios”, che ha raggiunto il “fine” tèlos –il sipario).
Gli attori scelti provengono da esperienze professionali diverse, possiedono un carisma talmente caratterizzante da offrire un codice di lettura nuovo della commedia.
“La più perfetta commedia di Pirandello”, così Leonardo Sciascia ha definito “Il Berretto a Sonagli”.
Pirandello la definiva “una commedia nata e non scritta”: viva, non costruita, a sottolineare il contrasto tra il sotterraneo fluire dei sentimenti e la rigidità delle forme che li imprigionano, tra verità e dissimulazione.
Contrasto che trova nello scrivano Ciampa, personaggio in apparenza grottesco ma in realtà vivo, lucido, capace di cambiare, una delle espressioni più moderne di tutta la galleria degli “eroi” pirandelliani.
L’interpretazione che ne fa la Compagnia “Zuppa di Pietra”, offre una visione inconsueta:
la potente percezione che Ciampa offre di un cambiamento in corso, progressivamente più reale e credibile, attraverso un crescendo di emozioni, alla fine rende il personaggio meno straziante ma straordinariamente reale e concepibile, un tale “bipolarismo” che attrae e affascina lo spettatore.
La forte personalità di Beatrice la fa apparire, alla fine, vittima del suo stesso disegno perché non motivato da una leva sana: la vendetta.
Il Delegato con i suoi inverosimili manierismi a sottolineare l’ambiguità e l’indecisione, offre un’idea perfetta dello scenario sociale in cui i due interpreti si ritrovano soli a risolvere un dilemma personale.
A questo si aggiunge la laconica e dubbia volontà, di Fifì e degli altri personaggi, a capire inutilmente; ciò amplifica l’effetto di desolazione intorno ai due “antagonisti”.
L’interpretazione della compagnia è occasione di rivalutazione della classicità, della capacità di esprimere sentimenti e soluzioni anche radicali con un linguaggio assertivo e costruttivo, lontano dalle volgarità a cui ci sta abituando la comunicazione contemporanea.
Abigail – critica indipendente
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