III DOMENICA QUARESIMA ANNO A
Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-54)
In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Commento
Gesù sottopone la donna samaritana ad una serie di domande che la costringono a guardare in profondità la vita e a prendere coscienza dei disordini che la sfigurano – è al quinto marito – allo scopo di portarla a quel traguardo per il quale egli è stato mandato: “Adorare il Padre in spirito e verità”. La parola adorare oggi non è scontata come poteva esserlo per un passato recente, dominato dalla religione, che favoriva il senso della dipendenza degli avvenimenti da Dio. Era normale che ci si riferisse al divino in occasione dei momenti belli e difficili. Il ricorso a Dio conferiva solidità anche ai comandamenti, che tracciavano una via morale autorevole. Ora questo universo religioso è in fase di smantellamento; le persone, sollecitate dallo sviluppo delle scienza, diventata un nuovo credo, si comportano facendo a meno di Dio nelle tappe fondamentali della vita: la nascita, il matrimonio, la malattia, la morte. L’uomo contemporaneo fatica ad adorare. Eppure la cronaca non manca di sbatterci in faccia, talvolta in modo crudo, il dramma della fragilità.
L’emergenza attuale può aiutarci a ricuperare il contenuto della parola ADORARE il Padre in spirito e verità e fondare su di essa l’atto del pregare.
1. La parola Adorare suppone la nostra creaturalità, la dipendenza da Dio. Il suo volto di Padre ci chiama ad un rapporto filiale e non alla dipendenza servile dal Padrone. Questo rapporto filiale deve diventare sempre più intenso; nel momento attuale di smarrimento e di angoscia riconosciamo di essere nella mani di Colui che è l’Autore della vita e nostro Padre.
2. Adorare in Spirito e Verità significa adorare come Gesù che è la Verità. Egli ci ha lasciato il Padre nostro come la preghiera della vera Adorazione, in cui è contenuta l’invocazione “liberaci dal male”, qui compreso in tutta la sua estensione sia fisica che morale.
3. E’ vero che tocca alla scienza limitare ed eliminare il contagio, ma anche la preghiera ha ugualmente il suo spazio. Possiamo chiedere che Dio ispiri i ricercatori, perchè abbiano a trovare le cure più efficaci. Preghiamo per i medici ed il personale sanitario messo a dura prova da questa emergenza, perchè non si perda d’animo per le fatiche e le decisioni che deve assumere.
4. Inoltre preghiamo per i politici, perchè Dio li ispiri a prendere le decisioni necessarie, anche se impopolari. Preghiamo perchè mirino al bene comune e non agli interessi di partito.
5. Preghiamo per noi cittadini, perchè eseguiamo le indicazioni ricevute con le inevitabili rinunce. La disciplina in questi casi è il primo modo di amare il nostro prossimo. Inoltre chiediamo la generosità e la solidarietà per dare un aiuto, sempre nei limiti delle norme stabilite. Preghiamo per gli sciacalli, che approfittano delle difficoltà, per fare i loro interessi. Con una condotta responsabile mostriamo di essere “Figli del Padre” e “fratelli” tra di noi.
6. Preghiamo per la guarigione dei malati. Affidiamo al Padre le vittime del morbo. La certezza della presenza del Padre tra noi sia sostegno della nostra speranza.
7. Questa fiducia ci spinge a chiedere la cessazione più rapida del flagello che ci colpisce. Questo il Signore lo può fare, lui conosce i modi e i mezzi. La nostra richiesta non sia però una pretesa, ma un abbandono fiducioso alla sua volontà