(seconda parte)
Un padre non deve essere mai tollerante ed inibire la gioventù che può contribuire ad arricchire l’albero genealogico, indispensabile testimonianza del nostro tempo e della nostra storia. E le storie servono per essere vissute e raccontate, tramandate, continuate e cambiate, servono a creare le generazioni, le cui differenze arricchiscono o impoveriscono la trama del modo di vivere. (di F. Rossi)
Preziosa risulta quella fragilità, quella vulnerabilità che danza all’interno delle reti familiari, attraversa essa si può ricorrere alla sollecitudine e riconoscere la stato di filialità, indispensabile all’applicazione della sfida educativa. È la famiglia il luogo originario della significazione del legame, ma esso deve essere percepito, affinché abbia davvero significato. Nella famiglia si gioca il ruolo della fraternità tra individui che condividono la stessa generazione e tale gioco contempla il confronto con la dualità che è propria di ogni essere nell’eterno alternarsi di bene e male, vita o morte, luce o buio. La fraternità è fratellanza nel mondo basata sullo scambio di uguaglianze e libertà nel condividere uno spazio comune di convivenza attraverso un legame sociale che non ammette veli di ignoranza. Sono gli uomini di parola quelli che conservano il valore della fiducia e della fedeltà, elementi fondamentali, forti e sinceri che servono a costruire il senso di responsabilità nei ponti di collegamento tra gli esseri. Essi sono principalmente educatori, ma anche traghettatori, capaci di far passare sull’altra riva chi si trova nel disagio della distrazione, senza imporre il passaggio, ma rendendolo necessario con ragionevolezza e significato. Le loro parole sono quelle del linguaggio che parla di incontri ed esperienze che tramano racconti e testimonianze in una saggezza che torna ad essere affascinante insegnamento anche nel dolore, il loro sguardo non conosce crisi e promette la validità del vivere la vita con fiducia. I giovani, oggi, hanno bisogno di queste figure per non rinunciare alla loro meta e sviluppare incontri veri che permetta loro di non sentirsi nudi ed esposti controvento, anzi li faccia sentire intrecciati nelle loro esperienze di vita non vana per la quale vale la pena di esistere e prendersi cura per mantenere il filo della narrazione. Assaporare la giovinezza sin dal suo essere, dà la possibilità dell’impegno e della distanza che non sia fuga dalla libertà, ma cogliere la direzione dei venti per prendere part e tracciare un cammino, con altri. Occorre avere quelle capacità alchemiche di tenere insieme tempi e spazi per vivere da uomini e donne con semplicità e trasparenza, ed ecco che si profila la necessità di un tracciato dove la relazione educativa, generosa e pura porta al superamento della scienza di cause per non cristallizzare le vite secondo funzioni e per considerare la propria epoca di giovinezza come la migliore. Il sentimento di futuro può essere paralizzante per i giovani uomini e per le giovani donne e sconfinare nell’inquietudine, nella preoccupazione, nell’angoscia, nella paura, a volte nel terrore. Importante è saper dare sempre un inizio, prendersi cura della propria vita e darne testimonianza per raccontare il futuro che possa affondare le radici nel passato. Lo sradicamento delle culture, delle tradizioni, delle storie locali, nell’interdipendenza del pianeta all’omologazione, può condurre a quel senso di vuoto che fa fuggire dalla libertà, mantenendo la distanza nella sfiducia della relazione. Le radici servono a dare quella consapevolezza di poter affrontare un esilio, per poter lasciare quell’origine ed avere incontri che siano inizi che sanno di nuovo e di buono per seguire il proprio destino. Dobbiamo saper scegliere senza confusione, distinguendo i casi con mitezza e sentimento. La mitezza è sublime quando indaga sui paesaggi umani, fa sentire incredibilmente attivi e capaci di azioni impossibili o ritenute prima, tali. Mitezza è quell’umiltà di pensiero che perviene a noi dal sapere dell’anima, della vita che dà la consapevolezza del dove essere e cosa si pensa. Gli offuscamenti, la nebbia dell’esistenza, lo stupore stupido impediscono di pensare o fanno percepire solo il dolore del pensiero, è come la guerra che tutto snatura e finalizza ad un’energia ed una potenza che costruiscono la distruzione. Mitezza è equilibrio, è capacità di ascoltare la tensione della dimensione forza per calibrarla, per dosarla all’occorrenza, per trasformarla in fiducia negli altri e per gli altri senza eroismi, senza mostri. Vedere gli altri come portatori di verità e di felicità per coglierne i gesti, leggerli e tramutarli in reciprocità efficiente, cosciente, giusta per essere capaci di arricchirsi di vita. “Gli uomini non sono fatti per finire, ma per cominciare” questo scriveva Hannah Arendt (Linden, 14 ottobre 1906 – New York, 4 dicembre 1975), filosofa che non voleva essere definita tale e che tanto si prodigò affinché il concetto di totalitarismo non prevalesse ad uccidere la parola. Ma dove andare a cercare i riti di iniziazione se l’adolescenza non è costituita, né vissuta come un inizio, se dall’infanzia alla vita adulta c’è solo continuità indifferenziata?