“Una lettera per cercare di riflettere su come un lavoro di rinnovo di una stazione ferroviaria fatto “al risparmio” possa portare a disagi davvero al limite della sopportazione: una riflessione, per dirla con un proverbio, per capire come “la via per l’inferno sia spesso lastricata di buone intenzioni”.
Un fatto: la stazione di Bergamo versava in condizioni critiche e insopportabili da troppi anni. Condizioni critiche causate da una struttura vecchia, da accessi senza cura delle norme più basilari di abbattimento di barriere architettoniche e perciò – ecco la buona intenzione – la stazione andava assolutamente rifatta. Riguardo ai tempi e alle modalità, beh… Parliamone.
Dell’avvio dei lavori in settembre – al rientro all’operatività di studenti, universitari e non, e lavoratori – del conseguente caos all’entrata del tunnel già chiaramente ristretto dalla presenza di ascensori francamente “oversize” e della successiva chiusura dello sbocco su via Gavazzeni se n’è parlato fin troppo. Ognuno ha le sue colpe. Ognuno ha fatto quel che poteva e ognuno era per l’appunto pieno di buone intenzioni.
Ma sfortunatamente ognuno ha pensato bene di trovare la soluzione più economica a un problema che poteva benissimo essere quanto meno alleviato sborsando qualche euro (attraversamento accompagnato da personale umano e pagato di Rfi nelle fasce “calde”? Sovrappasso prefabbricato costruito qualche mese prima dell’avvio lavori? No, tutte soluzioni troppo care per carità).
Ma chiaramente rimettere in piedi una stazione ferroviaria – dai flussi evidentemente sottostimati – come Bergamo pur facendola di fatto funzionare ogni giorno non è cosa facile. Ne siamo tutti consapevoli. Ma farlo pretendendo di spendere poco, di non impiegare uomini in più o di lasciare i passeggeri al proprio destino e fornirgli solo annunci vocali è francamente pietoso.
D’accordo, il periodo festivo è un periodo durante il quale molti studenti e lavoratori non viaggiano ma, al tempo stesso, è un periodo in cui molti dei cosiddetti “viaggiatori occasionali” prendono un treno per raggiungere amici e parenti, per andare in vacanza, per cercare – e dico cercare – di raggiungere Orio al Serio dalla stazione di Bergamo (che temerari!) e per mille altri motivi. C’è anche chi, credeteci o no, nei giorni feriali tra Natale e Capodanno ha persino l’ardire di andare al lavoro a Milano!
E cosa trovano al momento in stazione questi poveri viaggiatori? Trovano un sottopasso chiuso per lavori e praticamente aperto solo per una larghezza di circa un metro, binari con accesso limitato da un’unica scala, monitor desaparecidos, “berretti verdi” (l’assistenza alla clientela) desaparecidos insieme ai monitor. Venerdì mattina pertanto sono arrivata dalla stazione del Tram delle Valli per prendere il treno delle 9.02.
Avevo i consueti 5 minuti d’orologio per il cambio mezzo, mi fiondo giù dalla scala “nuova”, quella sulla sinistra guardando la stazione e per prima cosa mi chiedo a chi possa essere venuto in mente di pavimentare l’ingresso con quel bellissimo pavimento scuro, lucidissimo pensando al fatto che nei giorni di pioggia mi converrà dimenticare le scarpe con la suola di cuoio, causa scivoloni assicurati. Mi guardo bene attorno ma… zero monitor.
Per non parlare di macchinette per timbrare il biglietto. Per fortuna, ho l’abbonamento ma… dove sarà il mio treno? Mentre scendo i gradini sto attenta agli annunci vocali, ma ne passano tre e nessuno annuncia il treno per Milano Centrale. Salgo al binario 2 ma da lì parte un Porta Garibaldi, riscendo e ancora zero annunci, salgo al binario 4-5 e un treno senza alcun genere di avviso luminoso sta parcheggiando.
Non saprei se è un Brescia in arrivo o una navetta da Treviglio perché è corto ma nessuno annuncia un tubo. In ogni caso “Il senso di Lucia per i treni” le dice che non si tratta del Milano Centrale perché è materiale rotabile anomalo e non utilizzato sulla tratta per Milano. Anche questo vuol dire far la pendolare. Ma un altro viaggiatore l’avrebbe capito al volo? Mah. Mentre corro verso il binario 6-7 (deve essere per forza lì!), finalmente l’annuncio vocale.
Salto sul treno all’ultimo, dopo la mia attenta perlustrazione di quasi tutti i binari della stazione e dopo una serie di sgomitate nello scendere e salire ai binari, tra viaggiatori persi e stupiti dalla confusione, pieni di bagagli e facce perplesse. Parliamone… Certamente un gran bel biglietto da visita per la città di Bergamo. In tutto il mio percorso mi sono attentamente guardata attorno per capire se ci fosse un assistente alla clientela disponibile nel sottopasso o all’entrata della stazione. Zero. Non c’era nessuno. Con buona pace – pare – degli ultimi monitor rimasti nella nuova biglietteria e nell’area bar. Al rientro, il treno era invece incredibilmente puntuale ma l’attraversamento del mezzo metro di sottopassaggio è stato quanto mai difficoltoso. Risultato? Ovviamente Tram delle Valli perso e 18 minuti di attesa.
Il tempo stringe. Ci auguriamo che qualcuno prenda le redini di questo progetto di ristrutturazione e le tenga ben salde. La situazione altrimenti sarà davvero ben poco gestibile”.
Lucia Ruggiero, Comitato Pendolari Bergamaschi