Propongo come guide per le celebrazioni pasquali le figure di Maria, la sorella di Lazzaro, con le pie donne, dell’apostolo Pietro e infine di Dio Padre. La prima unge il corpo di Gesù nella sua casa come omaggio per averle restituito vivo il fratello Lazzaro. Sul Calvario le pie donne compongono il corpo di Gesù dopo che è stato deposto dalla croce e si apprestano a dargli degna sepoltura la mattina di Pasqua. La cura per il corpo di Gesù è il modo con cui esse vogliono esprimere il loro amore e la loro venerazione. Il corpo rappresenta la persona, che attraverso di esso si esprime e su di esso scrive la propria storia personale. Particolarmente toccanti ed eloquenti sono le raffigurazioni del compianto delle pie donne sotto la croce, come vengono illustrate dai grandi pittori, a partire da Giotto nel famoso quadro della Cappella degli Scrovegni di Padova.
Esse sono chine e piangenti sul corpo di Gesù. Piangono l’ingiustizia che ha portato ad un terribile supplizio, dettato unicamente da un cieco odio. Il Maestro di Nazareth non merita simile affronto ed esse lo vogliono riparare. Contemplano quelle mani, trapassate crudamente dai chiodi, che si erano levate tante volte a benedire, ad accogliere chiunque ed a guarire. Rimirano quel volto indimenticabile, dolce ed austero al tempo stesso, che incoraggiava ed attraeva chiunque. Da quella bocca erano uscite parole che penetravano nel profondo dei cuori e che rivelavano le meraviglie di un Padre celeste che chiama gli uomini ad essere suoi figli e veri fratelli tra di loro. Contemplano il cuore trafitto di colui che spinto da un’indicibile carità aveva fatto della sua vita un incessante atto di servizio agli uomini. Vedono quei piedi piagati che avevano percorso in lungo ed in largo la Palestina per annunciare la Buona Novella del Regno. Soprattutto vedono iscritte in quel corpo le piaghe che ricostruiscono le fasi di un supplizio dalla crudeltà inaudita: i colpi della flagellazione, la corona di spine, il colpo di lancia, i chiodi e i terribili spasmi e la morte in croce. Risuonano ancora nelle loro orecchie gli insulti dei passanti e dei sacerdoti che deridevano il Maestro durante la terribile agonia. Sotto la croce esse hanno potuto sentire le ultime parole di Gesù che perdonava i crocifissori. Il dolore delle pie donne è grande per la stima che nutrono e per la gravità dell’ingiustizia perpetrata nei confronti di Gesù. Questa d’altronde rivela la profondità e l’estensione del male e del peccato tra gli uomini, che troppo spesso giunge a far soffrire gli innocenti.
La figura di Pietro, che piange per il triplo rinnegamento, ci suggerisce che invece di limitarci a deprecare il male altrui, dobbiamo cogliere fino in fondo il nostro coinvolgimento. Anche noi abbiamo parte alla crocifissione di Gesù con i nostri tradimenti, con le torture che infliggiamo al prossimo, quando, invece di un atteggiamento di servizio, preferiamo la prepotenza che si esprime in modi multiformi perfino sotto le apparenze di bene. Siamo chiamati a far emergere le cose nascoste per liberarcene; può risultare più facile se ci raccogliamo a contemplare la passione del Cristo crocifisso. Se le donne hanno onorato il Cristo con gli aromi profumati, noi lo onoriamo con il nostro pianto, con un sincero dolore, sull’esempio di Pietro.
Infine abbiamo come terzo personaggio lo stesso Dio Padre, anche Lui commosso per l’obbedienza e la disponibilità del suoEeterno Figlio, che si è mostrato scrupolosamente fedele alla sua volontà di salvezza a favore degli uomini. Egli lo onora non con oli profumati, ma con il balsamo dell’immortalità, risuscitandolo dai morti e ridonandolo come risorto a coloro che lo hanno pianto, a Maria sua Madre, alle pie donne accorse al sepolcro, a Pietro, agli apostoli e a noi.
La nostra attenzione deve essere sempre rivolta al Corpo di Gesù, in cui è scritta tutta la sua storia di amore per il Padre e per noi. Si tratta però del corpo di un vivente, di un Risorto, come dicono gli Angeli alle pie donne.
Don Goffredo