Nell’ultimo secolo le modalità di coltivazione delle piante da frutto hanno subìto una trasformazione: è sufficiente guardare la viticoltura per rendersene conto. Questo cambiamento però non è avvenuto nel mondo olivicolo. Infatti, nonostante le pratiche agronomiche e le conoscenze per una moderna coltivazione dell’olivo siano note, si preferisce spesso seguire la tradizione che però non sempre è sinonimo di corretta gestione del processo produttivo. Questo non vuol dire che il mondo della tradizione deve essere interamente buttato. Piuttosto deve essere storicizzato (per comprenderne l’evoluzione), si deve superare quello stato di diffidenza acritica nei confronti delle indicazioni storiche, tecniche e scientifiche, al fine di evitare errori macroscopici che ancora oggi si compiono nell’olivicoltura. Una diffidenza che è di due tipi: diffidenza degli agricoltori fra di loro; diffidenza verso chi cerca di propagandare fra di essi nuove buone idee, perché si temoni secondi fini. Questa diffidenza deve essere sostituita dalla conoscenza, dalla cooperazione, dalla condivisione dei problemi.
Anche tutto questo è alla base della pubblicazione “Olivicoltura in provincia di Bergamo” (autori Marco Antonucci e Paolo Oscar), che, rivolgendosi ai tecnici, agli olivicoltori, ai frantoiani, agli storici, ai consumatori, ma anche e soprattutto ai curiosi, racconta l’olivicoltura in provincia di Bergamo in tutti i suoi aspetti.
Nella prima parte del libro, di carattere storico-statistico, attraverso carte tematiche e di diagrammi, viene dato conto dell’evoluzione quantitativa e localizzativa degli oliveti nell’arco degli ultimi due secoli per ogni Comune dove è documentata la presenza dell’ulivo.
Nella seconda vengono spiegati i metodi di produzione e conservazione dell’olio e vengono analizzate le moderne tecniche di coltivazione dell’olivo che possono essere messe in atto della provincia di Bergamo attraverso un’esposizione critica che, partendo dalle descrizioni agronomiche di dettaglio del 1826, racconta come è cambiato il modo di fare olio in provincia di Bergamo negli ultimi duecento anni. Un confronto che si articola in vari capitoli e che, attraverso dati scientifici e semplici esempi a volte di carattere discorsivo, mostra come la tradizione sia ancora molto radicata nel processo produttivo dell’olio bergamasco e come spesso ancora oggi inibisca lo sviluppo di quelle potenzialità proprie di un prodotto di nicchia quale è, offrendo infine una serie di spunti e indicazioni per orientare le scelte dei prossimi anni.
Il libro può essere ritirato gratuitamente presso la Provincia di Bergamo, settore Agricoltura, via Calvi 10, Bergamo.
I DUE AUTORI – Marco Antonucci, nato a Lovere nel 1967, è architetto, giornalista, assaggiatore professionista di olio, iscritto nell’elenco nazionale dei tecnici ed esperti in oli extravergini e vergini d’oliva del Ministero delle Politiche Agricole con qualifica di capo Panel Internazionale. Da molti anni è impegnato nella diffusione della cultura dell’olio attraverso seminari, corsi, incontri, guide, articoli e pubblicazioni di carattere divulgativo. marcoantonucci@yahoo.it
Paolo Oscar, architetto con master in Sistemi informativi geografici per l’ambiente e il territorio presso la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano. Conduce ricerche sulle trasformazioni territoriali tra Otto e Novecento, con particolare attenzione alle fonti cartografiche storiche e con l’impiego della tecnologia Gis. Tra le realizzazioni di maggior interesse, l’Atlante storico del territorio bergamasco, edito dalla Provincia di Bergamo nel 2000 e il Sistema informativo geo-storico dei catasti di metà Ottocento e inizio Novecento della città di Bergamo. È socio del Centro studi e ricerche Archivio Bergamasco. www.paolooscar.com