Si inaugura domenica 10 aprile 2022 – presso la Basilica di San Defendente a Romano di Lombardia – una suggestiva mostra con opere di Emilio Belotti dedicate a capolavori di Lorenzo Lotto, rivisitati dall’artista in chiave contemporanea.
In sede di inaugurazione, Fondazione Creberg presenterà un raffinato spettacolo musicale, dal titolo “Musiche al tempo di Lorenzo Lotto”, a cura di Davide Bortolai e Alberto Foresti.
Nell’ambito della sua storica collaborazione con il Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, la Fondazione Credito Bergamasco presenta al pubblico la mostra “Taglio nel tempo – un percorso con Lorenzo Lotto. Studi di Emilio Belotti” curata da Angelo Piazzoli e Tarcisio Tironi. Presso la Basilica di San Defendente a Romano di Lombardia – dal 10 aprile all’8 maggio 2022 – sarà possibile ammirare 11 opere di grande dimensione, dedicate dall’artista ad altrettanti capolavori di Lorenzo Lotto, dai quali traggono ispirazione.
Grazie ad una grande passione per la storia dell’arte e per i grandi Maestri, Emilio Belotti ha coltivato un inusuale filone di produzione nel quale interpreta, in chiave moderna e personale, grandi capolavori del passato.
Come spiega Angelo Piazzoli, Presidente della Fondazione Creberg “gestita in modo intelligente e garbato, rispettoso e innovativo, con adeguata tecnica, l’operazione riesce; l’artista non riduce il suo lavoro a un confronto con ciascun capolavoro originale, rileggendo invece – con sguardo contemporaneo – l’opera di partenza, attraverso un uso libero ed emozionale del colore che mira a creare nuove narrazioni accentuando il senso plastico e la geometria strutturale della composizione “.
Dopo il successo della mostra itinerante organizzata insieme nel 2018 e dedicata all’Ultima Cena di Moroni (precedentemente restaurata da Fondazione Creberg) “interloquendo a distanza con l’artista durante i periodi rarefatti della fase più duracdella pandemia – racconta Angelo Piazzoli – abbiamo concordato una nuova collaborazione su Lorenzo Lotto, grande artista rinascimentale al quale dedicammo in passato moltissime iniziative espositive, divulgative, di salvaguardia e di recupero nell’ambito del nostro progetto Grandi Restauri. Rammento, in primo luogo, i numerosi interventi di ripristino – effettuati tra il 2010 e il 2014 in Sala consiliare – che hanno riguardato capolavori bergamaschi di Lotto (la Trinità custodita al Museo Bernareggi, la Pala di San Bernardino, il Polittico di Ponteranica, la Pala di Santo Spirito, la Sacra Famiglia e le Predelle dell’Accademia Carrara, la Pala di Sedrina).”
“Queste iniziative – prosegue Angelo Piazzoli – hanno determinato, per noi, significative ricadute in termini espositivi e relazionali. L’intervento di restauro su opere bergamasche di Lorenzo Lotto ha consentito una importante presenza di capolavori del nostro territorio alla prestigiosa mostra monografica tenutasi alle Scuderie del Quirinale nel 2011; il recupero della Pala di Santo Spirito ha rappresentato l’occasione per una sua esposizione presso il Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, in occasione della mostra da noi dedicata a Palma il Vecchio per Expo 2015. Con il restauro del Sacrificio di Melchisedech abbiamo ringraziato la Delegazione Pontificia di Loreto del prestito dell’intero corpus di opere lottesche del Museo – Antico Tesoro della Santa Casa, esposte a Palazzo nell’ottobre 2017. Non ci fermiamo; nell’anno in corso ci stiamo dedicando al recupero di un’opera lottesca molto deteriorata di cui forniremo, a tempo debito, maggiori dettagli.”
“Ritornando al Museo d’Arte e Cultura Sacra da continuatore e innovatore – segnala mons. Tironi, Direttore del M.A.C.S. – Emilio Belotti propone una particolare «rilettura» di alcune opere di Lotto reagendo con brillante atto creativo alle sollecitazioni e agli stimoli che di continuo hanno origine da quei capolavori”.
“Ogni citazione del genio, studiata e rielaborata da Belotti – continua Tarcisio Tironi – diventa omaggio al maestro anche per essere la scintilla che ha dato inizio ad opere nuove in grado, tra l’altro, di far conoscere particolari degli originali non sempre immediatamente leggibili ad uno sguardo d’insieme dell’opera e, nel contempo, di intuire quanto i capolavori di Lotto abbiano coinvolto anche l’aspetto emotivo dell’artista bergamasco. Le opere arricchite dalla sua personalità e dal suo stile, sono state realizzate per mezzo di una memoria che con energia e immaginazione ha cercato di re-inventare il passato.”
Nel suo saggio contenuto nel catalogo di mostra – prodotto da Fondazione Creberg e, come sempre, distribuito gratuitamente ai visitatori – il critico d’arte Mauro Zanchi osserva che “Emilio Belotti si è messo in relazione con opere pittoriche di Lorenzo Lotto – ovvero un artista del primo Manierismo cinquecentesco, che però è stato riscoperto e rivalutato da Bernard Berenson alla fine dell’Ottocento e via via nel corso dei decenni è entrato nelle trame delle ricerche novecentesche, tanto che ora è considerato anche un precursore di molte questioni prese in considerazione dall’arte moderna e contemporanea, sua propensione all’ironia grazie alle sue intuizioni di matrice – con la sua visionarietà e con ciò concettuale e alla che è rimasto in sospensione nel tempo, in attesa di essere riletto e reinterpretato”.
“Il punto di partenza su cui si incardina l’omaggio e la serie di proiezioni pittoriche – continua Zanchi – è il rettangolo monocromo grigio presente nel Matrimonio mistico di santa Caterina e il donatore Nicolò Bonghi (1523). Ritorna come una presenza cromatica che muta di quadro in quadro, come simulacro di una inquietudine di Lotto condivisa da Belotti, come domanda sospesa e aperta, come un monolito che grava nello spazio. Quando sparisce affiorano altre immagini e ulteriori derive.”
“Belotti – conclude Mauro Zanchi – introduce numerose cesure e cicatrici nelle sue meditazioni pittoriche, traduzioni in forma dell’inquietudine ereditata dall’artista veneziano, una drammatica discrasia degli umori e dei colori. Anche la scelta inconscia di realizzare 11 visioni distopiche delle opere di Lotto lascia trasparire una irruzione irrazionale, il manifestarsi di qualcosa che sfugge alla comprensione: nella tradizione della cabala ebraica il numero 10 rimanda simbolicamente alla perfezione di Dio, mentre l’11 rappresenta coloro che vogliono superare ciò che è divino, e quindi il numero è stato associato al peccato e all’azione di Lucifero.”
L’esposizione Taglio nel tempo rimarrà aperta dal 10 aprile all’8 maggio 2022 nella Basilica di San Defendente, in Romano di Lombardia, con i seguenti orari: sabato e festivi, dalle ore 9.30 alle ore 12.00 – dalle ore 16.00 alle ore 18.30.
La mostra verrà presentata in Basilica il 10 aprile 2022, alle ore 16.30, con una breve cerimonia e con lo spettacolo musicale “Musica ai tempi di Lorenzo Lotto”, un itinerario musicale dal tardo medioevo al rinascimento a cura di Davide Bortolai (liuti) e Alberto Foresti (saltieri). Per l’accesso all’evento – che avrà una durata complessiva di 60 minuti – e per le visite alla mostra, si applicheranno le disposizioni normative vigenti.
“Ringrazio – dichiara Mons. Tarcisio Tironi – a nome del M.A.C.S. l’intelligente lungimiranza della Fondazione Credito Bergamasco e del suo Presidente, che anche in questa occasione impreziosisce la promozione culturale del Museo d’Arte e Cultura Sacra portandovi una mostra di qualità. Le opere di Emilio Belotti qui esposte non tendono a suscitare tutt’al più una superficiale curiosità e neppure vogliono essere solamente delle variazioni sul tema ma aspirano a farsi frutto godibile e vario della creatività e dell’invenzione per «Un percorso con Lorenzo Lotto» vivace e piacevole, utile e stimolante.”
“La mostra “Taglio nel tempo” – conclude Angelo Piazzoli – ci consente un avvincente excursus su alcune delle più belle opere del “genio inquieto del Rinascimento” richiamandone le innate qualità, la grandezza e l’importanza nella storia dell’arte. Come già sottolineato, Emilio Belotti non è un illustratore di Lotto. Forse inconsciamente, nel trasformare le figure in forme attraverso spessori cromatici, tenta persino di rimuoverne le tracce. Ma è risaputo: nel nascondere, si finisce sempre con il rivelare.