DOMENICA XII TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo, 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Commento
Il discorso della missione di Gesù si amplia in una dimensione sempre più universale. La raccomandazione di una missione parziale si amplia alla missione universale presso tutti i popoli, i pagani. Le persecuzioni cui Gesù si riferisce non sono solo quelle della Palestina, la cui prima vittima è lo stesso Gesù, ma si ampliano a tutte le genti. L’evangelista Matteo riporta le parole di Gesù in un quadro in cui sono iniziate le prime persecuzioni contro i cristiani, cioè dopo la persecuzione di Nerone, prolungatesi dal 64 al 67 d. Cristo, in cui sono stati martirizzati Pietro e paolo ed una “ingente moltitudine di cristiani”, come afferma il grande storico romano Tacito.
In questa prospettiva risuona la ferma esortazione di Gesù: “Non temete”. Questa è fondata su due considerazioni di fondo: la fiducia di essere amati da Dio Padre e la partecipazione al destino del Crocifisso, della vita offerta. Essa non può avere come destino finale l’oscurità della tomba e la corruzione, ma l’intervento liberatorio del Padre che non abbandona il Figlio ma lo richiama a sè. I due aspetti, la fiducia filiale del Padre ed il destino del crocifisso, sono strettamente legati, perchè Gesù ha affrontato la sua morte affidandosi completamente al Padre, che amava sopra ogni cosa e che si sentiva da Lui totalmente amato. Egli ci invita a condividere la sua esperienza di amore, come figli adottivi, esperienza di amore che ha ispirato tutta la vita e le opere di Gesù: solo Egli conosce perfettamente il Padre ed il suo amore verso gli uomini, e questo amore ha ispirato tutta la sua vita, parole e opere.
La forza e la testimonianza di Gesù, capace di sfidare la morte sono proposte ad ognuno di noi, perchè si rinforzino la fiducia nel Padre e l’amore fraterno. La proclamazione pubblica e coraggiosa del Vangelo, cioè dell’amore del Padre verso gli uomini, che valgono più di molti passeri, e la conseguente carità fraterna che ne consegue sull’esempio di Gesù, dà la misura della libertà e della fiducia in Dio, Signore assoluto della via e della morte. Questo suppone che noi riviviamo interiormente la vita di Gesù, attraverso l’ascolto e la meditazione della sua Parola, la considerazione della sua vita, per una condivisione profonda con Lui. Papa Francesco sottolinea il compito del cristiano di unirsi alla morte e resurrezione del Signore: “ La contemplazione degli eventi della vita di Gesù ci orienta a renderli carne delle nostre scelte e nei nostri atteggiamenti. Tutto nelle vita di Gesù è segno del suo mistero, tutta la vita di Cristo è Rivelazione del Padre, tutta la vita di Gesù è mistero della vita del Padre, tutto ciò che Cristo ha vissuto fa si che noi lo possiamo viverlo in Lui e che Egli lo viva in noi […] La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo modelliamo la nostra vita su di Lui” [Vedi N. 20-21 Gaudete et exultate]
In questa comunione misuriamo la validità del messaggio di Gesù, ne sperimentiamo la verità nel concreto operare della nostra vita; percepiamo il limite di tanti comportamenti umani, che oggi tanti maestri esibiscono. La loro povertà emerge progressivamente e si condanna da sola in un mondo che cerca disperatamente dei modelli. La verità di Cristo non può rimanere segreta e nascosta, emerge per la sua forza.