DOMENICA IV QUARESIMA ANNO A
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Efesini, 5,8-14. Fratelli, 8un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; 9ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. 11Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. 12Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, 13mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. 14Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
Giovanni, 9,1-41. In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. 35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Commento
Ho voluto riportare le due letture della IV domenica di quaresima, una di Paolo e l’altra dal vangelo di Giovanni, perchè si illuminano a vicenda. Gesù dona la vista al cieco nato, ma questo segno rimanda ad una guarigione più radicale: la liberazione dalle tenebre interiori e l’approdo alla luce nel riconoscimento di Gesù come Messia e Figlio di Dio, Via, Verità e Vita dell’uomo. L’Apostolo Paolo sottolinea le conseguenze pratiche dell’approdo alla Luce, che sono “ogni sorta di bontà, giustizia e verità”. Questo mi induce ad una riflessione sul concetto di salvezza, che caratterizza i contenuti della dottrina cristiana.
Normalmente si dice che bisogna osservare i comandamenti per salvare l’anima. Questa frase, sostanzialmente vera, viene però interpretata come se la salvezza riguardasse solo la vita dopo la morte e la parte spirituale dell’uomo, l’anima appunto. Da questo può nascere uno svilimento dei nostri doveri personali e sociali ed una svalutazione della situazione storica, nella quale viviamo, come se la salvezza riguardasse solo l’al di là. Innanzitutto perdiamo il senso originario del Vangelo. Nei primi tempi il Vangelo veniva chiamato la “VIA” di Gesù, cioè uno stile di vita, senso ben percepibile nelle espressioni di Paolo: “Comportatevi come figli della luce”. Attraverso questa Via viene salvata la nostra umanità, la dignità di ogni uomo continuamente minacciata dai processi di disumanizzazione, che ne deformano l’immagine. La salvezza comincia per ognuno di noi ora e qui, nella situazione storica in cui viviamo e che ci interpella, perchè la viviamo da discepoli di Gesù, secondo la Via insegnataci. Dio ci ha creato perchè l’immagine di Lui che portiamo in noi appaia sempre più evidente nei comportamenti quotidiani. Il perseguimento di questa somiglianza costituisce il compimento della sua Volontà e l’instaurazione, benchè imperfetta, del suo Regno tra di noi uomini. Non a caso queste sono le prime invocazioni del Padre nostro. Ad esse seguono le richieste del nostro pane quotidiano, cioè di una giustizia e di una generosità che permettano a tutti di avere un pane, definito nostro, e del perdono reciproco dei debiti, cioè delle offese, vale a dire del massimo segno di amore, che sintetizza e comprende tutti gli altri segni. Solo in questo modo realizziamo il massimo desiderio di Dio Padre: egli vuole che già da adesso ci comportiamo da uomini autentici nelle diverse contingenze storiche nelle quali viviamo. Abbiamo bisogno di Luce, per la tentazione costante di fare gli struzzi che non vogliono vedere e si sottraggono ai loro compiti. Attingiamo questa luce solo da una prolungata familiarità con Gesù possibile solo attraverso la preghiera e la riflessione sulla sua parola, in modo che il nostro modo di vedere sia sempre più simile al Suo. Nulla è più contrario allo stile cristiano dei discorsi da bar, cui indulgono anche i cristiani, senza troppa coerenza con la loro fede.