BREMBATE DI SOPRA – Uno stillicidio continuo. Riflettori puntati giorno e notte. Un’eco sui massmedia nazionali. Un assalto così prorompente poteva far saltare facilmente i nervi. Eppure Brembate Sopra ha saputo reggere l’urto. Anzi, pur nella sua drammaticità, la ribalta subita a causa del rapimento di Yara Gambirasio, ha rafforzato la comunità, che ne è uscita indenne.
A riflettori spenti, (almeno per ora), uno dei protagonisti, il sindaco Diego Locatelli, pensa di aver superato, insieme con la comunità, la fase più critica che ha fatto diventare questo piccolo centro il “paese dei misteri”, attirandosi anche le critiche di chi vedeva dell’omertà nell’atteggiamento poco collaborativo con stampa e tv. Fino alla richiesta, contestata, di smontare i gazebo e lasciare il paese arrivata a metà gennaio dalla giunta comunale.
“Non ce l’avevano con la stampa, ma con certi giornalisti che travalicavano le regole di rispetto – precisa il sindaco -. Non abbiamo mai voluto intralciare il lavoro di chi fa informazione, tanto che in via Rampinelli non abbiamo applicato la tassa di occupazione del suolo A livello umano questa storia ci ha fatto aprire gli occhi a noi che non eravamo certo pubblico. Volevamo solo tutelare la serenerità dei nostri amministrati. E se questo passa anche attraverso il divieto di riprese all’interno di spazi pubblici quali il centro sportivo di via Locatelli, anche un’ordinanza in tal senso va bene. Quello che ci ha dato più fastidio è stato vedere travisata la realtà, come quando ci diedero degli omertosi. preparati a gestire un’emergenza simile. Ci ha fatto scoprire lati oscuri della società, come le scomparse di minorenni. Tutto questo, tuttavia, ci ha fatto toccare con mano quanto siamo uniti come comunità e quanto solidarietà c’è nei nostri confronti“.
Ancor oggi sono numerose le lettere e gli attestati di stima che giungono da tutta Italia al Comune.
Il momento più delicato? “L’arresto del cittadino marocchino (poi scagionato nda) e l’ondata che ne poteva derivare – dice il sindaco- ma anche in quel caso ce l’abbiamo fatta.”
Locatelli non ci sta nemmeno con quanti sostengono che il notevole dispiego di mezzi e uomini per la ricerche di Yara fosse anche un tentativo di dimostrare l’efficienza lombarda. “Non ce n’è bisogno. – ribatte – non vogliamo dimostrare niente. L’obbiettivo e solo quello di dare una risposta a una famiglia che dal 26 novembre non vede più una sua figlia“.
Ora che il sipario e calato, in paese tuttavia l’argomento è sempre lo stesso: che fine ha fatto Yara?
“Ce lo chiedevano ancora domenica ai mercatini di san Valentino – dice Locatelli- Che fine ha fatto Yara? Non ne ho idea. Tutte le strade sono aperte. Lascio agli inquirenti il lavoro. Spero solo che questa storia si chiuda positivamente. E presto”.
G. Pur.