DOMENICA XXIX ANNO B
Marco 10, 35-45
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Commento
Il capitolo 10 di Marco mostra le conseguenze radicali del seguire Gesù sulla via della croce nelle relazioni umane. Il mondo degli affetti, che culmina nell’esperienza del matrimonio, va regolato secondo la logica dell’Alleanza (il Vangelo è la nuova Alleanza fondata sull’amore), che implica la fedeltà (Marco,10, 2-16); la ricchezza, che non può diventare un idolo e fonte di vera felicità, rimane un fattore negativo, se non è finalizzata alla costruzione di rapporti umani fondati sulla giustizia e la fraternità (Marco, 10,17-30). Il Vangelo di oggi prende in esame quel desiderio di potenza, che genera prepotenza, la quale congiunta all’avidità diventa una miscela esplosiva.
Lo stesso si verifica con il potere. I rapporti umani sono possibili solo se ispirati dalla logica del farsi servi gli uni degli altri, a cominciare dal rapporto coniugale. Questo atteggiamento presuppone una maggiore attenzione alla persona amata; di essa ci si vuol prendere cura, lasciando da parte, o almeno sospendendo temporaneamente, le proprie esigenze, per soddisfare i bisogni della persona amata. Occorre in qualche modo dimenticarsi per farsi accoglienti e comprensivi, compito non facile e mai perfettamente raggiunto nell’arco di una vita, eppure indispensabile.
Anche in questo campo Gesù si segnala per la sua radicalità. Gesù, il Figlio dell’Uomo e padrone dell’universo, che possiede il diritto assoluto di dominare, si fa servo (nei vangeli questa parola equivale a schiavo) dell’uomo. ponendosi al suo servizio e spogliandosi completamente di ogni suo diritto. Il suo atteggiamento è motivato solo da uno sconfinato sentimento di compassione per la drammatica situazione in cui si trova l’umanità, sentimento spesso segnalato in Gesù dai racconti evangelici. Nella sua vita terrena non ha ricercato la nostra sottomissione, ma lui stesso si è sottomesso a noi. Il gesto simbolico che lo qualifica è la lavanda dei piedi agli apostoli nell’Ultima Cena, ufficio che il padrone di casa riservava allo schiavo per onorare ospiti illustri. In una parola Gesù si abbassa quasi in atto di adorazione verso l’uomo, per rialzarlo dal male, da cui è incatenato. Con questo gesto di estrema disponibilità non intende solo offrirci un esempio, ma compiere un atto di amore incredibile. La fede cristiana consiste nel credere in questo atto di amore senza misura verso ciascuno di noi. La consapevolezza di quanto operato nei nostri confronti porta necessariamente ad un cambiamento di vita e di mentalità. Se il Figlio di Dio si è fatto servo per amore mio, anch’io, che sono una creatura, devo fare altrettanto con gli altri. Questa esigenza di contraccambiare accade anche nella comune esperienza, quando riceviamo da qualcuno un favore superiore ai nostri meriti e aspettative. Un regalo inaspettato è capace di cambiare il nostro atteggiamento verso il benefattore. Una bellissima preghiera di s. Francesco esprime questo:
“Rapisca, ti prego o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perchè io muoia per amore dell’amore tuo, come tu ti sei deganto morire per amore dell’amor mio”. Il distacco dalla ricchezza e dal potere, avviene solo se ci lasciamo rapire dall’amore del Figlio di Dio fattosi servo per amore nostro. Non c’è altro Dio fuori di questo: il Dio servo dell’uomo.