La nascita di Gesù rappresenta un formidabile insegnamento. Esso fu colto pienamente da S. Francesco, che volle raffigurarlo nel presepio.
Sulla base dei normali criteri umani, la nascita del Figlio di Dio avrebbe dovuto essere preceduta da una campagna pubblicitaria la più ampia possibile, per preparare l’Evento. La notizia della sua nascita doveva occupare il posto principale nell’opinione pubblica. Avrebbe dovuto nascere in una clinica per Vip, con grande dispiegamento di mezzi audiotelevisi, con inviati speciali per trasmissioni in diretta, giornali, rotocalchi, interviste a Giuseppe e soprattutto alla Madre, per spiegare la misteriosità del concepimento e della nascita. Nulla doveva rimanere segreto, in barba ad ogni norma sulla privacy. Inoltre il neonato sarebbe stato sommerso da una marea di regali. Se Gesù avesse accuratamente preparato un evento simile, non avrebbe certamente esagerato, perché si tratta del Figlio di Dio, il creatore di ogni cosa, che tutti sono chiamati a conoscere e ad adorare.
Invece il Figlio di Dio ha scelto per la sua nascita uno stile esattamente opposto: nasce in una famiglia oscura, costretta ad un faticoso viaggio imposto da una dura e inflessibile legge dell’Impero Romano, quella del censimento. Viene al mondo in un ricovero di animali, dove si sono rifugiati i suoi genitori, perché non c’era posto nell’albergo. La culla è una mangiatoia. E’ vero che appare una luce in cielo, ma questa non è vista dalle persone che contano, ma da uno dei gruppi più disprezzati e temuti dell’antichità, quello dei pastori. Stimati dei ladri e mentitori, essi non potevano testimoniare nei tribunali. Ora la diffusione della notizia della nascita di un essere divino viene affidata a loro!. Invece dei regali, il Figlio di Dio è oggetto di persecuzioni da parte di Erode. Non ci poteva essere regia più maldestra per una nascita tanto gloriosa!
Ma se il Figlio di Dio ha scelto di venire al mondo in questo modo, ci saranno pure dei motivi. Questi verranno illustrati più tardi da Gesù adulto nel discorso della Montagna, in modo particolare con le Beatitudini (Matteo, 5,1-12). Gesù esalta la povertà di spirito, la generosità, la mitezza, la misericordia, la ricerca della pace e della giustizia che fatalmente va incontro a incomprensioni e persecuzioni, la purezza di cuore, la semplicità. Si tratta insomma di una via opposta alle nostre vie, ma che ci viene presentata come la via della vera Sapienza.
Ciascuno ricavi da ciò le conclusioni pratiche. Mi limito a ricordarne alcune che furono formulate all’epoca di S. Francesco, dalla pietà medievale, in stretta dipendenza dal vangelo: le Sette opere di misericordia.
1. Dare da mangiare agli affamati 2. da bere agli assetati 3. vestire gli ignudi 4. alloggiare gli stranieri 5. visitare gli ammalati. 6. assistere i prigionieri 7. seppellire i morti.
Sono sette piste concrete da interpretare e adattare ai bisogni di oggi. Fare questo sforzo e compiere qualche passa in questa direzione è un modo serio di vivere il Natale, di onorare il Signore e di rendere felici i nostri fratelli.
di Don Goffredo Zanchi