Con “asset allocation” si intende la ripartizione degli investimenti tra diverse classi di titoli con l’obiettivo di massimizzare il profitto, diminuendo al contempo il rischio.
Alla base di una corretta asset allocation c’è il concetto della diversificazione, la cui paternità è da attribuire all’economista statunitense Harry Markowitz, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 1990, “per i contributi pioneristici nell’ambito dell’economia finanziaria”. Secondo Markowitz un classico errore compiuto dagli investitori è quello di concentrare i propri investimenti su un ristretto numero di titoli, spesso quotati sulla borsa locale, e magari anche appartenenti a pochi settori (ad esempio il finanziario o gli energetici). Il Nobel statunitense ha coniato l’aforisma “non mettere tutte le uova nello stesso paniere” che ben rende l’idea del rischio insito nella concentrazione del portafoglio.
In Italia questa situazione è confermata dai dati dell’indagine “Investitori retail e borsa”, condotta da Borsa Italiana: tra gli investitori italiani che dichiaravano di possedere azioni in forma diretta, oltre il 90% possedeva meno di cinque titoli e ben la metà ne possedeva uno solo! Questi dati confermano che, in palese contrasto con le affermazioni delle famiglie italiane che si descrivono come investitori prudenti, le scelte reali si dimostrano molto rischiose, basti pensare ai non pochi risparmiatori che, spesso perché mal consigliati, hanno perso buona parte dei propri averi negli ormai tristemente noti fallimenti di Lehman Brothers, Alitalia, Cirio, Argentina, Parmalat, ecc. che hanno coinvolti non solo gli azionisti, per loro natura più propensi al rischio, ma anche gli obbligazionisti, spesso ignari dei pericoli ai quali erano soggetti.
La diversificazione è tanto più efficace quanto più gli attivi (azioni, obbligazioni, valute, materie prime, ecc.) sono poco correlati tra loro e quanto più si diversifica all’interno delle stesse classi, ad esempio scegliendo azioni di diversi settori e aree geografiche o ricorrendo a strumenti che, come gli etf, permettono con un unico investimento di prendere posizione su una pluralità di titoli a costi ridotti.
La scelta dell’allocazione del portafoglio è importantissima in quanto molti studi hanno dimostrato che, nel lungo periodo, il contributo al rendimento della stessa è predominante sia rispetto al momento in cui si investe, sia alla scelta dei singoli titoli. Tale contributo è tendenzialmente crescente al crescere dell’intervallo temporale di investimento e, per periodi superiori ai 10 anni, pesa fino all’80% / 90% del risultato finale del proprio portafoglio.
Un altro vantaggio di non poco conto nell’adottare una strategia di costruzione del portafoglio è la riduzione dell’influsso negativo prodotto dalla componente emozionale, che spesso è la principale causa dei risultati negativi delle scelte di investimento. Se a ciò aggiungiamo i costi ingiustificati di prodotti finanziari inefficienti la frittata (ricordate le uova nel paniere…) è servita e con essa la frustrazione per il mancato raggiungimento dei propri obiettivi che devono essere alla base di ogni scelta di investimento: solo avendo ben chiara la propria meta è possibile pianificare il modo più efficace per raggiungerla.