PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
Tra Costituzione e Degenerazione: come uno strumento emergenziale è diventato ordinario
Articolo precedente: “Lo Stato di Emergenza non esiste” pubblicato il 06.01.2021
Il decreto legge è un atto avente forza di legge che il Governo può emanare in casi straordinari di necessità ed urgenza. Questo atto deve essere provvisorio e utilizzato solo per risolvere problemi contingenti che richiedono un pronto intervento e, per questo, entra in vigore immediatamente e produce effetti fin da subito. Esso, però, deve essere presentato il giorno stesso alle camere che debbono riunirsi per discuterlo entro cinque giorni. Il Parlamento, poi, ha sessanta giorni di tempo per emanare una legge di conversione, con il quale approva a posteriori il contenuto del decreto e lo legittima trasformandolo in una legge. Se entro questo termine il Parlamento abroga il decreto, o semplicemente non lo discute, perde d’efficacia e decade con effetti retroattivi (salvo per i rapporti esauriti).
Bene: sembra uno strumento molto bello e utile. Però, come ormai siamo abituati a constatare, nel nostro Paese tutti coloro che hanno un potere si ritengono legittimati ad abusarne. Infatti questo strumento, che dovrebbe essere utilizzato sono in casi straordinari, è diventato sempre di più uno atto assolutamente ordinario per attuare i programmi dei governi.
Il motivo è logico. In Italia i governi durano poco, massimo un anno e mezzo. Per approvare una legge, a causa del bicameralismo perfetto e della lungaggine dell’iter legislativo, ci vogliono dei tempi molto lunghi, a volte pure degli anni. Per questo è assolutamente normale che un governo instabile, per poter attuare il suo programma, senta il bisogno di usare strumenti molto più veloci: la poltrona ha i minuti contati.
Quali sono le soluzioni per limitare questo abuso? Innanzitutto, bisogna fare in modo che a Palazzo Chigi si instaurino esecutivi stabili e coesi in grado di governare per cinque anni. Questo lo si può fare solo introducendo degli strumenti di razionalizzazione e stabilizzazione all’interno della Costituzione come il principio del premierato, secondo il quale diventa Premier il capo della coalizione vincente, e la sfiducia costruttiva, per cui quando un governo viene sfiduciato deve essere subito pronta l’alternativa. Tutto questo lo si può fare introducendo una legge elettorale di tipo maggioritario che, a differenza del proporzionale come l’attuale Rosatellum, incentiva i partiti a coalizzarsi e a formare dei programmi di governo prima delle elezioni. Questo sistema ha dimostrato di funzionare nelle Regioni e nei Comuni: perché non attuarlo anche a livello nazionale?
Un’altra cosa che bisognerebbe fare è rendere più appetibile l’uso della legge rispetto al decreto. Questo lo si può fare solo velocizzando e semplificando l’iter legislativo, assicurando ai governi che l’emanazione di una legge possa essere fatta in tempi rapidi ma ugualmente sicuri. Un primo passo a proposito, a mio avviso, è quello di eliminare il bicameralismo paritario perfetto ed introdurre un bicameralismo imperfetto, conferendo alle due camere la potestà legislativa su argomenti diversi. Del resto, siamo quasi l’unico paese al mondo in cui le due camere hanno gli stessi poteri… un motivo ci sarà.
Ma il festival dell’assurdo non si ferma qui. Un altro abuso molto noto, infatti, è quello della reiterazione dei decreti legge. Il Parlamento non approva entro sessanta giorni il decreto? Allora il Governo, per evitare che perda i suoi effetti, alla scadenza ne firma un altro identico o molto simile, prorogando la sua efficacia per altri sessanta giorni. E se succede di nuovo? Si ripete lo scherzo, obbligando quindi il Parlamento ad approvarlo anche se non concorde.
Fortunatamente, con la sentenza n.360 del 1996, la Corte Costituzionale è intervenuta dichiarando l’incostituzionalità della reiterazione dei decreti legge, ribadendo che tale atto deve essere eccezionale, provvisorio e coerente. Con questa pronuncia il fenomeno è diminuito, ma non completamente estirpato. Per eliminare definitivamente questi cancri che coinvolgono il nostro mondo costituzionale, bisogna fare due cose: attuare delle riforme accorte e, soprattutto, cercare di cambiare la mentalità degli italiani.
Alessandro Frosio