Da tre lustri Fondazione Creberg è molto attiva sul nostro territorio nel “salvataggio” di opere d’arte che il passare del tempo e le difficoltà di adeguata conservazione hanno reso fragili o addirittura messo in pericolo. Monitoraggio, manutenzione e restauro sono operazioni essenziali per assicurare una accurata, adeguata ed efficace opera di salvaguardia del nostro patrimonio storico e artistico, congiunta ad un’ampia opera di pubblica divulgazione.
La campagna di restauri della Fondazione Credito Bergamasco per l’anno 2022 intende innestarsi, in via prospettica, nei progetti di sviluppo a “base culturale” che costituiscono la sfida di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023”, per favorire la valorizzazione del territorio attraverso l’ulteriore recupero di capolavori deteriorati e bisognosi di cure. Nel suo pluriennale e storico progetto “Grandi Restauri” la Fondazione si è particolarmente impegnata per consentire il recupero di molte opere d’arte anche al fine di permetterne la fruizione, nelle migliori condizioni di leggibilità, da parte del pubblico; ciò sarà molto utile – e certamente rilevante – nel corso dell’anno 2023 considerate le numerose iniziative in programmazione, tra le quali spiccheranno aperture straordinarie di chiese e di luoghi storici di Bergamo con percorsi mirati e visite guidate.
«In quest’occasione – evidenzia Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Creberg – siamo lieti di essere nuovamente accanto alla Basilica di Sant’Alessandro in Colonna che già in passato ha potuto beneficiare di nostri importanti interventi su significative opere del suo splendido patrimonio artistico: la monumentale Assunzione di Maria Vergine di Romanino (2015); la suggestiva Vergine in gloria con le sante Anna e Francesca Romana di Giovan Paolo Cavagna (2016); il bel dipinto San Girolamo Miani di fronte alla Vergine con Bambino di Giambettino Cignaroli (2018). Ora restituiamo alla Basilica la mirabile “Deposizione” di Lorenzo Lotto, che – prima dell’intervento di salvaguardia e di ripristino – versava in condizioni particolarmente critiche».
Lorenzo Lotto a Bergamo – Le opere restaurate da Fondazione Creberg
Avendo vissuto per oltre un decennio nel nostro territorio, all’epoca sotto la dominazione veneziana, Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556) è considerato un “bergamasco d’adozione”.
Durante la permanenza orobica, lo stile del Genio inquieto del Rinascimento è stato largamente apprezzato dalla committenza aristocratica e borghese più esigente e aggiornata, pienamente compreso nelle sue audaci e innovative “invenzioni”.
A detta degli storici dell’arte, il periodo trascorso nella nostra città è stato tra i più felici e proficui per l’artista. Quelli del soggiorno bergamasco sono stati anni fecondi, nei quali Lotto ha potuto lavorare in libertà e serenità, producendo una serie di capolavori che ancor oggi possiamo ammirare nelle chiese di Bergamo e provincia, al Museo Diocesano Adriano Bernareggi, in Accademia Carrara e in alcune dimore private accessibili al pubblico, tra le quali spicca la meravigliosa Cappella Suardi di Trescore. Il percorso lottesco a Bergamo rappresenta una carta vincente per turisti e visitatori, mai esaurendo il suo fascino agli occhi dei bergamaschi che già lo conoscono.
Cosa spinse Lorenzo Lotto a lasciare le Marche dove il suo impegno stava riscuotendo grande successo per avventurarsi in una città nella quale non era mai stato?
Il 15 maggio 1513 Lotto è documentato a Bergamo per realizzare una commissione straordinaria, richiesta da Alessandro Martinengo Colleoni, tramite i frati Domenicani. Si tratta dell’esecuzione di un’enorme pala – la più grande eseguita a Bergamo fino a quel momento – per l’altare maggiore della chiesa dei Santi Stefano e Domenico in Città Alta. Oggi, la spettacolare ancona può essere ammirata nella chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano in Città Bassa, perché la chiesa per la quale venne dipinta fu distrutta nel 1561 a causa della costruzione delle mura veneziane.
La sua predella a tre scomparti con il Miracolo di San Domenico, la Deposizione di Cristo e il Martirio di Sano Stefano – restaurata da Fondazione Creberg nel 2010 – è invece stata venduta nel 1893 dai padri domenicani all’Accademia Carrara ed è ancora conservata nella Pinacoteca cittadina. Nella predella, Lotto dà prova di ardito anticlassicismo, dipingendo un racconto a catena allestito con diversi episodi nella cui geniale scenografia è difficile individuare i personaggi principali. Nell’affollamento generale, Lotto ci costringe ad avvicinarci, a osservare lentamente, a comprendere il significato di ogni dettaglio e di ogni sua scelta, lasciandoci incantati al cospetto di una pittura gioiosa, dai cromatismi vivaci e lucenti, nonostante la drammaticità delle narrazioni.
L’ottima riuscita dell’impresa della pala – voluta dal nipote adottivo del grande Bartolomeo – permise a Lotto di ricevere numerose altre commissioni in Bergamo e provincia.
L’impegno di Fondazione Creberg si è concentrato su numerosi tra questi indimenticabili capolavori, in particolare su quelli più bisognosi di cure:
- la Trinità del 1519 circa, commissionata dalla Confraternita dei Disciplini per l’altare maggiore della chiesa di Sant’Alessandro della Croce, oggi in deposito presso il Museo Bernareggi;
- le celeberrime pale di San Bernardino e Santo Spirito del 1521 che hanno comportato restauri complessi, di durata pluriennale;
- le Nozze mistiche di Santa Caterina d’Alessandria opera datata 1523, voluta dal mercante affittuario di Lotto, Niccolò Bonghi, e oggi di proprietà dell’Accademia Carrara;
- la predella a tre scomparti (con il Miracolo di San Domenico, la Deposizione di Cristo e il Martirio di Sano Stefano) illustrata in precedenza;
- il polittico di Ponteranica composto da 6 panelli – tra cui il dolcissimo “Angelo color ciclamino” – la cui data di esecuzione (1522 ), posta vicino alla firma, è stata recuperata nella sua piena leggibilità proprio grazie alle operazioni di pulitura;
- la pala di Sedrina, commissionata da mercanti bergamaschi quasi vent’anni dopo il soggiorno orobico, a testimonianza di quanta stima Lotto ancora godesse presso i nostri emigrati in laguna.
«Queste iniziative – prosegue Angelo Piazzoli – hanno determinato, per noi, significative ricadute in termini espositivi e relazionali. L’intervento di restauro su opere bergamasche di Lorenzo Lotto ha consentito una importante presenza di capolavori del territorio di Bergamo alla prestigiosa mostra monografica tenutasi alle Scuderie del Quirinale nel 2011 (peraltro le opere erano state rese accessibili al pubblico bergamasco, accorso in massa, con visite guidate tematiche, durante i restauri condotti a Palazzo Creberg); il recupero della “Pala di Santo Spirito” ha rappresentato l’occasione per una sua esposizione presso il Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, in occasione della mostra da noi dedicata a Palma il Vecchio per Expo 2015. Con il restauro del “Sacrificio di Melchisedech” abbiamo ringraziato la Delegazione Pontificia di Loreto del prestito dell’intero corpus di opere lottesche del “Museo – Antico Tesoro della Santa Casa”, esposte a Palazzo Creberg nell’ottobre 2017 e mai prima di allora uscite tutte insieme dalle Marche. Non ci siamo fermati, dando corso ora al mirabile restauro della “Deposizione” grazie alla competenza dei restauratori e all’uso di tecniche e materiali innovativi».
«Il “Laboratorio Creberg” – conclude Angelo Piazzoli – è stata ed è una palestra di confronto che ha visto il passaggio di diverse professionalità, favorendo un proficuo dialogo. Ad esempio, i restauri condotti sulle opere di Lorenzo Lotto hanno fornito novità importantissime come l’individuazione delle date di esecuzione di alcune pale, incluse quelle al tempo controverse, e hanno permesso di acquisire informazioni certe e precise, divulgate al pubblico attraverso pubblicazioni, conferenze, visite guidate».
L’ultimo restauro Creberg: la “Deposizione di Cristo dalla croce” di Lorenzo Lotto nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, eseguito dal restauratore Antonio Zaccaria – con il suo gruppo di lavoro – sotto la direzione di Angelo Loda della competente Soprintendenza
Nel primo semestre del 2022 si è svolto quello che si potrebbe definire un restauro impossibile. La Deposizione di Cristo dalla croce – dipinta da Lotto a Bergamo, nel 1522-1523, per la Confraternita intitolata al Corpo di Cristo e a San Giuseppe – è la grande assente dalle mostre dedicate all’artista. È stata infatti esposta solo tre volte: a Venezia nel 1953, a Bergamo nel 2011 e a Bruxelles sempre nel 2011.
Il dipinto – descritto tra il 1524 e il 1525 dallo storico Marcantonio Michiel come opera “molto affettuosa” di Lorenzo Lotto – versava infatti in condizioni critiche da molto tempo (già intorno al 1866 -1869 l’opera si trovava in restauro presso Antonio Zanchi) a causa della repentina deperibilità della tecnica a tempera su tela, forse decisa dal pittore stesso o, come qualche storico ha ipotizzato, commissionata in ragione di un utilizzo come stendardo processionale.
Lorenzo Lotto impiegava la pittura ad olio già all’inizio del Cinquecento, ma la tempera su tela ha un aspetto molto differente, “opaco” e “polveroso” con effetti più simili a quelli della pittura ad affresco e, per questioni di gusto, soprattutto nell’Ottocento, moltissime opere subirono l’intervento di verniciatura; una delle poche a “salvarsi” da questo trattamento “non desiderato” dagli autori è stata la notissima Madonna con Bambino di Andrea Mantegna oggi conservata in Accademia Carrara. Per questa Deposizione Lotto, in quella che dovrebbe essere l’unica tempera su tela eseguita per Bergamo, aveva forse lavorato con le stesse intenzioni dell’artista padovano nell’ottenimento di una pittura più leggera e delicata rispetto a quella ad olio.
A prescindere dallo stato di conservazione che per anni ne ha impedito la fruizione, in quest’opera Lotto ci regala di nuovo una scena estremamente affollata nella quale i protagonisti si agitano in un crescendo di disperazione.
Soprattutto ai personaggi più defilati Lotto richiede un “surplus” di pathos, manifestato attraverso la tipica gestualità e nell’espressività dei volti: San Giuseppe si contorce nel dolore e Marta, con la veste bianca, entra in scena per ultima, correndo, gridando a gran voce e sollevando al cielo entrambi i palmi. In primo piano si svolge un pietoso ma dolcissimo concatenarsi di mani – da San Giovanni Evangelista a Maria di Cleofa, dalla Vergine a Maria Maddalena – che sfiorano, toccano, accarezzano il Cristo. Giovanni appoggia teneramente la mano destra sulla ferita del costato, il punto dal quale sgorgano numerosi rivoli di sangue oramai rappreso, quasi un tatuaggio infuocato sulla pelle d’alabastro di nostro Signore Gesù.
Antonio Zaccaria – il restauratore incaricato da Fondazione Creberg che, con la collaborazione di Barbara Vitali, Marilena Anzani e Alfiero Rabbolini, ha restaurato l’opera – racconta così questa emozionante esperienza:
«Il restauro della Deposizione di Lorenzo Lotto è stato un’impresa scientificamente sfidante, per la quale si è deciso di ricorrere a un sistema di pulitura differente da quelli “canonici”. La scelta si è resa necessaria sia per l’estrema delicatezza della peculiare tecnica pittorica a tempera, sia a causa dell’assottigliamento e abrasione del delicatissimo film pittorico lottesco dovuto ad antichi interventi. La presenza sulla superficie di stratificazioni di protettivi differenti più adatti a un robusto dipinto ad olio, che a una tempera, ne hanno del tutto alterato le caratteristiche originali sia policrome che chiaroscurali, penetrando anche irreversibilmente all’interno degli strati profondi».
«I test effettuati sul Compianto di Lotto – prosegue il restauratore Antonio Zaccaria – sono stati eseguiti in accordo con Angelo Loda della Soprintendenza di Brescia e hanno verificato l’efficacia di un approccio alla pulitura, ormai riconosciuto dal mondo scientifico ma ancora poco diffuso nell’intervento sui dipinti, che fa tesoro dell’applicazione al restauro di materiali utilizzati in ambiti che pure sono molto lontani da esso. Nel caso specifico, dalla scienza per l’industria alimentare. I sondaggi hanno dimostrato infatti l’efficacia dell’utilizzo di gel rigidi a base di Agar Agar – gelificante naturale prodotto dalla lavorazione delle alghe rosse – che ha il vantaggio di essere graduale, non contaminante e totalmente reversibile. La rimozione dei materiali estranei avviene infatti per assorbimento e inglobamento, e non per rimozione meccanica né per solubilizzazione. Nessun ricorso, dunque, allo sfregamento con tamponcini di cotone o pennelli, perché si agisce mediante il solo appoggio di un film gelatinoso trasparente che, a seconda del livello di pulitura che si vuole ottenere, può essere addizionato o meno con solventi atti a rimuovere i materiali estranei al dipinto. Il gel si insinua all’interno di trama e ordito della tela così come tra le pennellate materiche, formando una sorta di impronta e garantendo l’azione anche nelle microzone profonde dove lo sfregamento del tampone o del pennello non potrebbe arrivare. Infine, il poco potere adesivo del gel ne consente la facile rimozione nell’assoluto rispetto della pellicola pittorica. Conclusa la pulitura, si sono integrate con tecnica a secco le abrasioni e le mancanze di cui soffriva il dipinto».
Il restauro ha vivificato i cromatismi inscuriti e ha liberato i bianchi dal pesante ingiallimento evidenziando le trasparenze caratteristiche di questa tecnica. L’intervento ha inoltre permesso una maggior leggibilità dei numerosi dettagli particolarmente degradati:
- l’ingresso del sepolcro roccioso con la cancellata sullo sfondo;
- la pietra in basso a sinistra accanto agli strumenti della passione e il velo della Veronica con impresso il volto di Gesù;
- il cartiglio srotolato dagli angeli in alto che recita OPORTVIT CRISTVUM PATI / ET ITA INTRARE IN RIGNVUM SVVM e quello appoggiato a terra con l’iscrizione ECCE QVIS PARTITV[R] ET PRO QVO.
Un’ulteriore iscrizione, emblematica della sensibilità lottesca – AMOR ET DOLOR – era incisa sul pugnale, oggi poco distinguibile, conficcato nel petto della Vergine, ferita a morte nella profondità dell’amore materno.
Modalità di presentazione e fruizione della “Deposizione” di Lorenzo Lotto
Terminato il restauro di Fondazione Creberg e riconsegnata l’opera, Monsignor Gianni Carzaniga, Prevosto della Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, ha previsto – in via eccezionale e in vista di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura” – la temporanea esposizione del dipinto (che prima del restauro era conservato in sagrestia) all’altare del Corpus Christi, con un richiamo quindi alla collocazione originaria. Il dipinto restaurato sarà fruibile negli orari di apertura della Basilica a partire dal 1° luglio 2022 e per tutto l’anno 2023.
Sarà altresì organizzata dalla Parrocchia una serata nella quale l’opera restaurata verrà presentata al pubblico con una conferenza sul restauro accompagnata da un concerto presso la Basilica di Sant’Alessandro in Colonna.
Conclusione
Il progetto “Grandi Restauri” – ideato e coordinato da Angelo Piazzoli – nasce ufficialmente nel 2007; è condotto direttamente da Fondazione Credito Bergamasco in collaborazione con la Diocesi di Bergamo e con primarie Istituzioni del territorio; si svolge sotto la direzione dei competenti funzionari delle Soprintendenze preposte; si fonda sulla competenza e sulla professionalità dei restauratori incaricati.
Alla fine di quest’anno – con il completamento della campagna 2022, comportante una decina di mirati interventi – il numero complessivo dei capolavori restaurati da Fondazione Creberg, per il Progetto “Grandi Restauri”, ammonterà a 98 opere (137 dipinti, considerando anche gli elementi dei Polittici).