Un’occasione per riflettere sul ruolo dello sport nel complesso periodo storico attuale: questo il senso del convegno organizzato dai Proff. Stefano Bastianon, Ordinario di Diritto dell’Unione europea nell’Università degli studi di Bergamo e Corrado Del Bò, Ordinario di Filosofia del diritto nella medesima Università, dal titolo LO SPORT NEL CONTESTO DELLA GUERRA RUSSO-UCRAINA: STORIA, FILOSOFIA E DIRITTO A CONFRONTO, tenutosi oggi pomeriggio presso la Sala Galeotti di via dei Caniana, 2, Bergamo.
L’incontro ha segnato la decima edizione del convegno L’Europa e lo sport, e ha permesso di affrontare, da un punto di vista storico, giuridico e filosofico, il tema del ruolo dello sport nel più vasto contesto dell’attuale realtà sociale e politica. Il convegno si è posto l’obiettivo di illustrare se e come il principio della neutralità politica dello sport può riconciliarsi con il compito dello sport di diffondere i valori universali dell’uguaglianza, della non discriminazione e della dignità umana.
Considerando la vicenda dell’esclusione dei tennisti russi e bielorussi dal torneo di Wimbledon, ma non dal Roland Garros, e analogamente, la privazione del diritto di partecipare alle competizioni internazionali a scapito degli atleti russi, che non ha però intaccato le posizioni ricoperte da molti dirigenti sportivi russi all’interno di federazioni sportive e dello stesso CIO, è evidente che la neutralità politica e i principi dell’umanesimo ideologicamente promossi dallo sport e dal movimento olimpico vengono messi in discussione.
“Allora si tratta, – spiega il Prof. Stefano Bastianon – forse, di riconsiderare il concetto di neutralità politica dello sport. Ove non correttamente intesa, infatti, questa neutralità corre il rischio di annullare tutto, compreso il senso comune e i valori fondamentali dell’umanità. Se quindi si condivide l’idea che lo sport è chiamato a promuovere e rafforzare valori fondamentali quali la pace, la sicurezza, non discriminazione e dignità umana, di fronte a chiare ed evidenti violazioni di tali principi, il governo dello sport non può nascondersi dietro il principio della neutralità politica, pena altrimenti la trasformazione di tale principio in un vuoto simulacro”.
“Inoltre, – prosegue il Prof. Stefano Bastianon – se non correttamente intesa e saldamente ancorata ai principi fondamentali che lo sport dichiara di voler promuovere, la neutralità politica dello sport si espone al rischio di essere strumentalizzata: il caso della guerra russo-ucraina è emblematico, in quanto tale principio è stato invocato sia da chi ha imposto le sanzioni, sia da chi le ha subite”.
“La neutralità politica dello sport – gli fa eco il Prof. Corrado Del Bò – non può essere intesa come un foglio bianco che chiunque può riempire a proprio piacimento. Si tratta, in realtà, di uno dei principi fondamentali del movimento olimpico e dello sport in generale che concorre, insieme ad altri principi, a definire il ruolo dello sport. Di conseguenza, lo Stato che viola i principi fondamentali che stanno alla base del movimento olimpico, viola le fondamenta stesse del movimento sportivo e deve poter essere sanzionato, anche se ciò comporta l’adozione di decisioni politiche”.