DOMENICA TRINITA’ ANNO C
VANGELO (Gv 16,12-15)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Commento
Il presente brano di Vangelo presenta bene l’articolarsi del piano di salvezza di Dio nei confronti dell’umanità. Il Padre, origine di tutto, manda il suo Figlio, meglio lo consegna a noi come fratello, poiché si fa uomo. A Lui spetta il compio di predicare il Vangelo e formare una comunità di discepoli chiamati a continuare la sua opera. I racconti evangelici mostrano i limiti della primitiva comunità, che permangono evidenti anche dopo la risurrezione di Gesù. Al momento di lasciare gli apostoli, Gesù li rassicura che non rimarranno soli, perchè godranno di una nuova e autorevole guida, lo Spirito Santo, da Lui inviato. Questi completerà l’insegnamento di Gesù, facendo in modo che gli apostoli abbiano a penetrarlo in profondità ed annunciarlo in modo autorevole e fedele alle intenzioni originarie del Maestro. Più che di cose nuove è questione di comprensione più profonda e completa del messaggio originario. Quest’opera appare estremamente necessaria se pensiamo ai condizionamenti culturali cui fu sottoposto il messaggio di Gesù fin dai primi tempi. Ai quattro Vangeli canonici si aggiunsero ben presto molti altri, chiamati apocrifi, alcuni di carattere devozionale e popolare, come quelli dell’infanzia, destinati ad assecondare la curiosità dei fedeli, che trovavano troppo poco nei Vangeli sui primi anni della vita di Gesù. Essi sono stati oggetto di un giudizio benevolo, come il Protovangelo di Giacomo; i loro racconti sono stati accolti dal popolo e perfino raffigurati nelle chiese. Altri testi invece – che hanno la forma di Vangeli, Atti degli Apostoli, Apocalissi – sono stati scritti come alternativa ai quattro canonici, cioè Matteo. Marco, Luca e Giovanni. Essi hanno interpretato la figura di Gesù adattandola alla mentalità delle culture religiose antiche. Queste erano caratterizzate da un marcato dualismo, che giudicava la materia, quindi la dimensione corporea, come una realtà intrinsecamente negativa. L’uomo è imprigionato nel carcere del corpo da cui va liberato per ritornare ad essere puro spirito. Questa posizione ha indotto alcuni cristiani all’inizio del II secolo dopo Cristo a rifiutare l’incarnazione, giudicata indegna di Dio, purissimo spirito. Gesù, di origine divina, non poteva perciò diventare uomo. Ne ha assunto solo le apparenze, per cui tutti i suoi gesti umani sono come inesistenti e vuoti: la sua morte non sarebbe che pura apparenza. La salvezza consisterebbe nella comunicazione di un messaggio, che aiuta l’uomo a liberarsi dal peso della materia per raggiungere il mondo celeste da cui è decaduto. Questo complesso fenomeno di rielaborazione teologica è stato chiamato gnosticismo.
I primo teologi cristiani – penso ad Ireneo, Giustino e Tertulliano – in nome della fedeltà al messaggio di Gesù, hanno rifiutato tale interpretazione limitativa ed hanno risposto con opere teologiche che salvaguardano l’integrità del messaggio cristiano. Noi pensiamo che in questi autori ha agito lo Spirito Santo, che ha preservato i cristiani dal pericolo di smarrire il senso autentico del Vangelo: l’uomo liberato nell’integralità della sua natura corporeo-spirituale.