Il 17 febbraio del 2011 in Libia scoppiò la rivoluzione. L’Organizzazione non governativa bergamasca Cesvi, in collaborazione con l’ong francese Acted nell’ambito del network europeo Alliance 2015, non ha perso tempo. Il 1° marzo ha lanciato un grande intervento umanitario nella Libia orientale e a Misurata per far fronte alla prima emergenza e alle necessità di base della popolazione colpita dal conflitto.
Sono stati forniti cibo e aiuti non alimentari alle famiglie più vulnerabili. A più di 17 mila individui, in particolare sfollati interni, cittadini di paesi terzi e popolazioni locali vulnerabili, sono stati distribuiti articoli alimentari, kit igienico-sanitari e rifugi.
Ma non ci si è fermati alla prima emergenza. Da metà giugno a Misurata è stato aperto un centro per fornire servizi agli operatori umanitari. Cesvi si è occupato poi della distribuzione di aiuti non alimentari, di sussidi economici per le famiglie e i soggetti più vulnerabili e dell’implementazione di attività di cash for work (denaro in cambio di un’attività lavorativa) per far fronte ai servizi pubblici che sono venuti meno durante la guerra (pulizia delle strade e delle scuole).
Altri interventi di Cesvi hanno riguardato il monitoraggio della protezione dell’infanzia e della sicurezza alimentare.
Ed ora? Si va avanti. Per il 2012 Cesvi punta a potenziare ulteriormente la protezione dei gruppi più vulnerabili, continuare le attività di protezione dell’infanzia, promuovere e supportare le attività delle Ong locali emergenti che svolgono servizi di pubblica utilità, distribuire piccoli sussidi, implementare piani di sviluppo sostenibile svolgendo un ruolo di mediazione tra le autorità regionali.
«A pochi mesi dalla caduta del regime, le città di Misurata e Sirte, le cui popolazioni sono probabilmente quelle che più hanno sofferto le conseguenze del conflitto, rappresentano aree chiave per le strategie di Cesvi in Libia. Le due città costiere sembrano tuttavia vivere sentimenti completamente opposti», spiega Dario Festa, responsabile Cesvi in Libia. «Misurata, la città martire della Libia, assediata per mesi dalle truppe di Gheddafi e la cui resistenza è stata simbolo assoluto della rivoluzione, sembra essere definitivamente tornata alla normalità. Le strade sono densamente trafficate, gli esercizi commerciali hanno definitivamente ripreso le loro attività, le autorità cittadine sono impegnate nel ripristinare i servizi e riparare le infrastrutture, mentre Tripoli Street, arteria principale e cuore della città, sta tornando ad essere punto di riferimento per la popolazione». Contraria la situazione di Sirte, città in cui Gheddafi aveva cercato un disperato rifugio, oggi «una città in ginocchio. Buona parte dei quartieri cittadini è distrutta o pesantemente danneggiata, le macerie sono ovunque, bossoli, proiettili ed ordigni inesplosi giacciano ancora in quantità impressionante sulle strade; l’economia cittadina è paralizzata».