Il Corriere della Sera del 7 febbraio 2012 ha pubblicato un fondo di Michele Salvati col divertente titolo “Angela da Giussano” che merita un commento. In premessa voglio sottolineare che Salvati è un signore molto per bene, onesto, a volte coraggioso, e che usa sempre la testa. E’ l’unico con cui anni fa ho potuto discutere in pubblico della proposta di separazione consensuale. Io dicevo che l’economia del Sud si sarebbe sviluppata solo in presenza di una forte svalutazione competitiva della moneta , lui diceva che questo avrebbe portato una dolorosissima inflazione, io dicevo che è vero ma che le due “materie prime” del Sud erano agricoltura e turismo e quindi la svalutazione avrebbe generato sviluppo, e via dicendo. Insomma ricordo una discussione civile, razionale e concreta invece delle solite arrampicate sui vetri (da una parte e dall’altra!) finalizzate solo e sempre a “raccattare” qualche voto in più. Il fondo di Salvati comincia con questa constatazione: “Che sarebbero insorti problemi dopo aver creato un’area valutaria comune tra economie assai diverse lo si doveva sapere…Gli Stati che la compongono sono soggetti a shock e a tendenze economiche molto differenti e avrebbero bisogno di politiche monetarie diverse, che la comune appartenenza all’Euro non consente”. Questo è un punto importantissimo. Ecco quello che scriveva Luigi Zingales sul Sole 24 Ore di Domenica 9 Maggio 2010 : “La teoria economica suggerisce che per condividere la stessa moneta un’area geografica deve soddisfare due condizioni. La prima è che abbia un’economia relativamente omogenea, sottoposta agli stessi shock…. La seconda condizione, ancora più importante, è la mobilità interna. Se il Texas (economia tradizionalmente basata sul petrolio) riesce a convivere con la California (più basata sull’high tech) è perché i californiani si muovono facilmente in Texas e viceversa, tanto che Austin (Texas) è diventata una delle capitali dei personal computer. Lo stesso non vale per l’Europa. Non solo il Nord dell’Europa, basato principalmente sull’industria manifatturiera avanzata, è molto diverso economicamente dal Sud, basato sul turismo. Ma la mobilità è molto limitata. Quella poca che esiste è dal Sud verso il Nord, non viceversa.” Prima di andare avanti è importante che sia ben chiaro questo ragionamento di pura teoria economica: Finlandia e Grecia non hanno economie omogenee e tra di esse non vi è mobilità interna: quindi non dovrebbero avere una stessa moneta perché questa situazione irrazionale condannerebbe la Grecia al sottosviluppo, perché un’economia debole non può avere una moneta forte. Ma le considerazioni tecniche (assenza di economie omogenee e di mobilità interna nelle due direzioni) che valgono per Finlandia e Grecia sono valide anche per Veneto e Calabria, per Lombardia e Sicilia eccetera. Su questo concetto avevo pubblicato nel 1997 un libretto intitolato “Per non morire d’Europa”. Chi fosse interessato deve solo chiedermelo (giancarlo.pagliarini@fastwebnet.it) e glielo girerò volentieri per mail. A questo punto le strade sarebbero due: o si corregge l’errore iniziale oppure si fanno interventi di solidarietà verso le zone più arretrate. Michele Salvati sceglie la seconda, e scrive che “Se i paesi della zona euro fossero regioni di uno Stato sovrano , le difficoltà in cui alcuni di essi incorrono nel finanziare i loro debiti pubblici non avrebbero ragion d’essere : nel suo insieme l’Eurozona sarebbe perfettamente in grado di finanziarli senza conseguenze negative sui mercati”. In sostanza questo è quello che Tremonti ha predicato per anni con gli Eurobond ed è quello che Monti sta cercando di realizzare. Ma la signora Merkel-da-Giussano non vuole e non può : fare accettare all’opinione pubblica tedesca continui aiuti e concessioni agli Stati in difficoltà e sopravvivere politicamente sarebbe molto difficile. Salvati ricorda che nel Nord Italia sono “diffusi e alimentati ad arte nei confronti d