Ieri mattina, il 25 Gennaio, al Teatro Donizetti molti studenti delle scuole superiori hanno potuto celebrare la Giornata della Memoria in modo particolare: non hanno ascoltato la testimonianza della prigionia e di quegli orrori per bocca di un sopravvissuto, ma per mezzo della musica.
L’attrice Lucilla Giagnoni ha accompagnato i ragazzi nel focalizzare la cornice di quanto avrebbero ascoltato: ha introdotto un luogo, la cittadina di Görlitz; il momento, il 1940; infine i personaggi, un ufficiale nazista che amava la musica e quattro musicisti prigionieri, tra cui Olivier Messiaen. La storia che lega questi ingredienti è molto particolare: Messiaen era un musicista e ornitologo francese che fu catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e detenuto in un campo di prigionia a Görlitz (al confine Sud-Ovest della Polonia), dove sopravvisse per un anno. L’ufficiale nazista responsabile del campo era appunto un appassionato di musica e fece lavorare il compositore in vista di un concerto al campo. Messiaen scrisse quindi la composizione da camera Quatuor pour la fin du temps (Quartetto per la fine del Tempo) che suonarono tre musicisti conosciuti durante la prigionia (un violoncellista, un violinista e un clarinettista) e lui stesso come pianista.
Questa proposta così originale e ardita ha avuto presa sui ragazzi che hanno superato la difficoltà dell’ascolto di una musica da camera non armonica come è quella del XX secolo: è stata evocata la situazione paradossale della musica inserita in un contesto di prigionia, anche Görlitz non era ancora campo di concentramento. Certamente queste note saranno per sempre comunque associate dagli studenti al ricordo delle atrocità che seguirono: senza bisogno di racconti crudi si è intuito cosa sarebbe successo e cosa ricordiamo perchè non accada più.