Nell’ambito della storica collaborazione con il Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, Fondazione Creberg presenta al pubblico l’esposizione Passio – Opere di Maurizio Bonfanti curata da Angelo Piazzoli e Tarcisio Tironi.
Dopo il successo conseguito a Palazzo Creberg con un allestimento ripartito tra Salone Principale e Loggiato – che ha raccolto l’apprezzamento di diverse migliaia di visitatori – la mostra giunge a Romano di Lombardia, con una collocazione emozionante, nella suggestiva Chiesa della Grotta ad essa interamente dedicata.
La mostra verrà inaugurata, nella contigua Basilica di San Defendente, il 25 maggio 2024 alle ore 16.30, con una presentazione, alla quale seguirà il concerto “MONTEVERDI: GUERRA & PACE” offerto da Fondazione Creberg e curato dall’Ensemble Locatelli – talentuoso sodalizio, a cui da anni Fondazione Creberg assicura sostegno e supporto – con la direzione dal Maestro Thomas Chigioni.
L’evento inaugurale avrà una durata complessiva di 60 minuti.
L’esposizione “Passio – Opere di Maurizio Bonfanti” rimarrà aperta al pubblico dal 25 maggio al 28 luglio 2024, con accesso libero e gratuito, presso la Chiesa della Grotta a Romano di Lombardia, nei giorni di sabato, domenica e festivi (dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle 18.30). A tutti i visitatori verrà consegnato, come sempre gratuitamente, il catalogo edito dalla Fondazione Credito Bergamasco. La mostra proseguirà in autunno a Grumello del Monte.
Il Concerto Inaugurale – “Monteverdi. Guerra e Pace”
Il concerto, promosso da Fondazione Creberg con musiche di Monteverdi e Pasquini, sarà tenuto da ENSEMBLE LOCATELLI ed ENSEMBLE VOCALE LOCATELLI con la seguente compagine:
- Thomas Chigioni, clavicembalo e direzione
- Ensemble Vocale Locatelli: Maddalena De Biasi (soprano), Margherita Maria Sala (contralto), Beniamino Borciani (tenore), Santiago Garzon Arredondo (baritono)
- Ensemble Locatelli: Jérémie Chigioni, Raffaele Nicoletti (violini), Alessandro Arnoldi (viola),
Leonardo Gatti (violoncello), Carlo Sgarro (contrabbasso), Mauro Pinciaroli (tiorba).
Verrà eseguito il seguente programma
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Toccata, Prologo, Rosa del Ciel, Vi ricorda o boschi ombrosi da “Orfeo”, SV 163
Gira il nemico insidioso da “Ottavo libro di Madrigali Guerrieri et Amorosi”, SV 163
Lamento della Ninfa da “Ottavo libro di Madrigali Guerrieri et Amorosi”, SV 163
Sinfonia avanti il Prologo da Il ritorno di Ulisse in patria, SV 325
Il combattimento di Tancredi e Clorinda da “Ottavo libro di Madrigali Guerrieri et Amorosi”, SV 153
Bernardo Pasquini (1637-1710)
Sinfonia dall’oratorio “I fatti di Mosè nel deserto”
Oltre ad intitolare il celebre romanzo di Tolstoj, Guerra e Pace è il titolo di un concerto strettamente legato a temi dell’attualità.
«Non passa giorno – evidenzia Thomas Chigioni, Direttore di “Ensemble Locatelli” – senza che giornali e telegiornali non riportino notizie di conflitti che si combattono in tutto il mondo. L’estrema concretezza su questi temi contemporanei si discosta dagli spunti che questi offrivano nel passato.
Nel periodo barocco, infatti, Guerra e Paceerano anche allegorie per l’Amore. Il corteggiamento e il languire amoroso erano infatti paragonati alla crudezza dei combattimenti, che trovava Pace solamente nella reciprocità del sentimento».
«Il capolavoro più esemplificativo di questa sottile e raffinata ambivalenza – prosegue il Direttore Chigioni – risiede nel celeberrimo “Combattimento di Tancredi e Clorinda”, che proprio nel 2024 compie 400 anni, del più grande compositore del ‘600 italiano: Claudio Monteverdi. Composto sul testo di Torquato Tasso contenuto nella Gerusalemme Liberata (opera indissolubilmente legata alla nostra Bergamo), questo madrigale rappresentativo descrive il duello che pone di fronte i due eroi del mondo musulmano e cristiano, segretamente amanti, ma disposti a darsi la morte sul campo di battaglia. Il dualismo Oriente-Occidente, Uomo-Donna, Amore-Morte viene esplorato nelle sue più ampie sfaccettature e offre uno spunto per alcuni dei capolavori massimi del Seicento Italiano. Questi poli opposti fanno parte della nostra storia. L’eterna commistione musicale tra Guerra e Pace trova in Monteverdi il suo punto più alto e, a completamento del programma, vengono proposti i più celebri madrigali del genio cremonese».
La Mostra “Passio” con opere di Maurizio Bonfanti
«Quando nel settembre 2022, proposi a Bonfanti una nuova collaborazione – spiega Angelo Piazzoli, Presidente della Fondazione Credito Bergamasco – mai avrei pensato che la mia suggestione lo avrebbe indotto ad affrontare un impegno di così rilevante spessore umano e artistico: il rivedere, adeguandola alle nuove urgenze dello spirito e alla evoluzione della sua tecnica, la raccolta Passio, realizzata tra il 2005 e il 2006, al tempo esposta in ambiti di assoluto prestigio, ora allocata presso il Seminario Vescovile di Bergamo».
“Passio parte seconda”. Così potrebbero essere definite le otto monumentali tele e gli otto bozzetti preparatori realizzati nel 2023 da Maurizio Bonfanti. «L’intero ciclo – evidenzia l’artista – ripete in sequenza gli stessi soggetti che realizzai nel 2005. Dopo aver completato il polittico di Marne, avevo allora in progetto di dipingere la Passione di Cristo, escludendo il percorso tradizionale della Via Crucis e chiesi a don Sergio Colombo, che da tempo seguiva con infinita discrezione il mio lavoro in studio, l’indicazione di una sequenza possibile. Mi suggerì sette “stazioni” (L’ultima Cena, Il Getsemani, Il Processo, L‘abbraccio alla croce, Il Golgota, la Deposizione e il Sepolcro). Ci aggiunsi la figura di Giuda».
«Completai le tele nel 2006 – prosegue Bonfanti – tenendo una misura canonica per l’intero progetto (90 x 140 cm). Vennero presentate nell’abbazia di San Paolo d’Argon, in coincidenza con un convegno di pastorale liturgica della Chiesa di Bergamo. Nel 2007 furono esposte in una mostra nello Spazio Pisanello a Verona a cura della Fondazione Toniolo che realizzò il catalogo; il testo – che analizzava con compiutezza critica il tema della Passio raccontata negli otto quadri – fu scritto da don Massimo Maffioletti. Il progetto venne portato a termine seguendo una modalità narrativa che, come scrisse Maffioletti, “non è per nulla consegnato alla devozione popolare, ma è il luogo dove si raggrumano gli interrogativi cruciali dell’esistenza”».
«La connotazione che Maurizio Bonfanti ha dato all’iniziativa – sottolinea Angelo Piazzoli – si innesta perfettamente nel nostro progetto di valorizzazione dell’arte contemporanea, inteso a dare spazio e visibilità all’opera di artisti talentuosi del territorio, attraverso uno storico format che coniuga qualità artistica e promozione del pensiero; da questi intendimenti, nascono esposizioni, antagoniste alla banalità che ci circonda, volte ad approfondire temi fondamentali per l’uomo, quali il suo destino, la sua natura, la sua vocazione».
«La nostra Fondazione – conclude il Presidente di Fondazione Creberg – non ha finalità economiche e non ci interessano i vernissage frequentati da influencer, fondati su effetti speciali “acchiappa selfie”; nemmeno amiamo il vuoto pneumatico di contenuti e di valori insito in molte scintillati, ma superficiali, iniziative à la page. Le nostre mostre itineranti – oltre un centinaio gli interventi promossi e realizzati direttamente nell’ultimo decennio – intendono essere connotate da arte, vita, pensiero, riflessione. Per questo è necessario ci sia un “idem sentire” con l’artista prescelto: arte intesa come etica ed estetica, dedita ad approfondire i misteri esistenziali della vita e della morte, del tempo che fugge, del Creato che stiamo distruggendo». Esemplari in tal senso le parole dell’artista: «Trovare momenti di riflessione legati ai temi delle fede e dare loro forma visiva avendo alle spalle un patrimonio iconografico immenso e straordinario, significa prendere atto dei propri limiti e avere chiaro il grado di fallimento che il confronto con le grandi narrazioni pittoriche ci consegna; questa consapevolezza non può però allontanarci dalle domande che da sempre l’uomo è costretto, suo malgrado, ad affrontare e che la vicenda della Passione di Cristo ci restituisce senza possibili uscite di sicurezza».
Gli spunti che la mostra offre alla meditazione e alla riflessione sono molteplici. In primis, perché riprendere a distanza di 18 anni gli stessi temi, affrontando con misure diverse e più ampie la stesura degli otto dipinti? In punto, Maurizio Bonfanti evidenzia che «ripercorrere gli stessi itinerari, mantenere inalterato il filo rosso che lega l’intera vicenda di un uomo che si consegna alla croce, ha significato per me guardare da undiverso angolo visuale il dramma della Passione, per trovare, sul piano espressivo e formale, nuovi segni generatori, capaci però di restituirmi frammenti di inatteso stupore. È solo questa la ragione che ha determinato questo mio nuovo impegno, che. trova motivazione e senso in un lavoro che per la sua paradossale “inutilità” sembra essere così estraneo e lontano dalle logiche produttive della nostra contemporaneità».
Dalla vita e dalla Scrittura, Maurizio Bonfanti trae i temi che si fanno tappe meditative di un percorso di vita, morte e risurrezione, narrato in maniera essenziale, secondo il Vangelo. Mons. Tarcisio Tironi rimarca che siamo in presenza di un percorso che «s’apre con un convivio di commiato, prosegue nella notte di Cristo, non voluta ma accettata, per poi coinvolgerci nel processo e nel tentativo di comprendere, con dolcezza, la storia di Giuda. In seguito, è l’abbraccio della croce che ci provoca e, alla conclusione del drammatico percorso al Calvario, non si placa il silenzio del Crocifisso neppure quando la terra con soavità di crepuscolo, accoglie l’uomo morto. Guardando il sepolcro vuoto, la Vita riprende nella verità più profonda, portando speranza e pace come in una giornata piena di luce, dove il sole non tramonta mai».
«Il cammino costruito dalla creatività di Bonfanti – conclude mons. Tironi – si è fatto Via Vitæ attraverso opere elaborate con amore, narranti di un Dio che ama abitare negli abissi degli uomini e delle donne. Chi si regala il tempo di contemplare l’itinerario di alto profilo proposto, avrà modo di incontrare quel Martire che, nella dedizione completa di un uomo e di un Dio a tutte le persone, sconvolge e inquieta. Per questo nella Passione di Cristo si coglie frequentemente l’energia e la fiducia per vincere qualsiasi tipo di oppressione che pretende di contrastare il vivere con dignità».
Nell’intenso saggio a catalogo, mons. Alberto Carrara sottolinea come questa Passio non si possa definire come la storia delle sofferenze, della morte e della risurrezione di Gesù di Nazaret: «La Passio di Maurizio Bonfanti non è una Via Crucis. Le otto scene sono, in realtà, strazianti messe in scena di dolori umani. Il rapporto fra questi dolori e il dolore del grande Sofferente è soltanto sommessamente suggerito. L’artista allude ad alcuni elementi della iconografia tradizionale che permettono di pensare alla Passione di Gesù e del Calvario. L’osservatore moderno viene messo in situazione di ricordare “quella” storia, grazie ad alcune delle immagini che vede, grazie ai nomi con i quali le immagini sono designate. Rispetto a una Passione tradizionale qui non si gode della facilità di un collegamento tra una scena e l’altra sulla base di momenti continuati di una storia. Le stesse figure umane presenti sono un elemento esile di raccordo. Gli elementi di riconoscimento che permettono di legare il protagonista di una scena con quello delle altre sono pochi e di incerta decifrazione».
«Non è fuori luogo – prosegue mons. Carrara – vedere in questa straordinaria Passio una drammatica e varia passione dell’uomo. Di conseguenza, il godimento drammatico ed emozionante delle otto immagini della Passione è necessariamente anche l’appello alla libertà dell’osservatore che guarda e che è invitato al lavoro intenso della memoria. La memoria che scorre da una scena all’altra, anzitutto: le immagini sono una narrazione esile, un seguito di eventi unificabili solo con lo sforzo generoso di chi guarda. E poi una memoria che si potrebbe chiamare del cuore che “mette insieme” le diverse scene con il racconto esemplare del testo evangelico. L’artista non offre molti appigli previ per operare queste diverse forme di unificazione. Diventa necessario che sia l’osservatore a farlo. Questa Passio è anche l’appello alla fatica della libertà e allo sforzo dell’empatia».
Non vi è alcun dubbio circa la piena contemporaneità di questa Passio così vicina a noi. «Maurizio Bonfanti – conclude mons. Carrara – ci mette di fronte alle interminabili Passio dell’uomo. E così ci diventa possibile passare dalle nostre Passio alla sua Passio e vivere queste Passio pensando a quella. Per lo stesso motivo sentiamo di dover dire che la Passio di Maurizio Bonfanti è “contemporanea”. Ci appartiene perché scarnifica con le sue immagini le sofferenze degli uomini d’oggi. E, a molti di noi, aiuta a non dimenticare la carne scarnificata dell’uomo del Golgota: lui così simile a noi e noi così simili a lui».
«Le opere colte, profonde, dense di suggestioni sul piano del pensiero e dello spirito, che Maurizio Bonfanti ci presenta – conclude Piazzoli – inducono all’introspezione; il nostro auspicio è che, fermandoci ad osservare i teleri che l’artista ha realizzato ad hoc, riusciamo a trovare un momento di pausa dagli affanni quotidiani in un momento storico così drammatico e complicato. L’arte di Bonfanti – che ci parla sommessamente, in modo intelligente e mai banale – può essere una bella opportunità intellettuale e spirituale, un intervallo di riflessione contemplando Bellezza».