DOMENICA VI ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca, 6.17.20-25
In quel tempo, Gesù, 17disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Commento
Sono due le versioni delle Beatitudini; quella più nota di Matteo (5,1-12) e questa di Luca. Ambedue presentano il medesimo contenuto, pur con sottolineature diverse. Per la comprensione di questi testi un pò difficili, che però sono di importanza primaria, premetto due precisazioni:
– la parola beatitudine equivale a Felicità; pertanto Gesù vuole indicarci la strada per essere felici. Non vuole imporci un peso in più, ma indicarci la strada maestra verso la gioia profonda del cuore.
– in secondo luogo la beatitudine presenta una componente umana, che indica l’impegno dell’uomo; e una componente divina, cioè di un apprezzamento da parte di Dio verso una determinata situazione, a cui Egli risponde con un dono.
Nel vangelo di Matteo e di Luca la povertà è dichiarata oggetto di beatitudine, cioè di felicità. Matteo (9,2: Beati i poveri in spirito) sottolinea di più l’impegno richiesto all’uomo a farsi povero di spirito; Luca insiste sull’apprezzamento di Dio; dichiara perciò che il povero non deve disperarsi, perchè se viene disprezzato dagli uomini, non viene dimenticato da Dio. I poveri e i deboli sono sempre ben presenti al suo sguardo. Questa compiacenza divina diventa a sua volta un insegnamento per gli uomini, i quali devono tenere in particolare considerazione i poveri e i deboli. Da qui scaturisce l’obbligo dell’aiuto; ma per fare ciò anch’essi devono in qualche modo diventare poveri, condividendo i loro beni, facendosi poveri in spirito. L’uomo deve imparare a non ritenere la ricchezza la condizione imprescindibile della felicità, perchè essa ingenera superbia, prepotenza, durezza di cuore e ingiustizia. Anche se uno si arricchisse senza rubare, non troverà mai la felicità, perchè i beni di questo mondo non soddisfano mai del tutto. Rimane sempre un vuoto. La sazietà può essere soddisfatta solo da relazioni umane rinnovate, basate sulla mitezza, l’umiltà, la generosità, la ricerca della giustizia, l’amore. Questi sono gli aspetti presi in considerazione dalle beatitudini secondo la versione di Matteo.
Aggiungo un’ulteriore precisazione: non è solo la povertà come stato che rende beati. Un povero che nutre sentimenti di rivalsa, di invidia e di violenza non può essere amato da Dio. Può certo lottare per migliorare il proprio stato, ma non per diventare peggio dei suoi oppressori. La storia non è avara di esempi di poveri e sfruttati, però schiavi dell’ambizione e della violenza, che sono diventati a loro volta oppressori. Le relazioni prospettate dalle beatitudini hanno una ricchezza ed una profondità divine. “Dov’è carità e amore qui c’è Dio”. L’uomo che frequenta questi territori di pace con se stesso e gli altri si muove in una dimensione divina, diventa immagine di Dio e Lo trova nel profondo di se stesso.
Alla fine è sempre Dio a fare i conti e a ristabilire la Verità Ultima. Una vita condotta all’insegna della bontà non sempre trova consenso, anzi può essere osteggiata, perseguitata e risultare umanamente perdente. Non bisogna lasciarsi scoraggiare: ai perseguitati per la giustizia appartiene il Regno di Dio !