Diminuiscono le imprese intenzionate ad assumere a Bergamo nel 2012, e quindi calano in misura consistente le assunzioni previste nel corso dell’anno, per la prima volta sotto quota 10mila. I saldi occupazionali sono in prospettiva negativi in tutti i comparti, nell’edilizia soprattutto, ma anche nell’industria. La riduzione della domanda di lavoro è particolarmente accentuata tra le piccole imprese. L’incertezza sugli esiti della crisi dell’area euro e quindi sugli scenari dei mercati si ripercuote sulle scelte occupazionali delle imprese, per il quarto anno consecutivo orientate a un ridimensionamento dello stock di dipendenti.
Tra le imprese di Bergamo che esportano e che innovano la propensione ad assumere è quasi doppia rispetto alla media. E’ possibile che siano queste tipologie d’impresa a sostenere il significativo incremento della domanda di lavoro intellettuale e di elevata specializzazione, e quindi anche di laureati, che compensa, solo parzialmente e grazie ad una tenuta delle professioni impiegatizie e dei servizi, il calo delle assunzioni di artigiani e operai specializzati e di conduttori di macchine e impianti.
La maggiore flessibilità ricercata nell’impiego del lavoro si riscontra non solo nell’adozione di forme contrattuali a tempo determinato – canali di accesso al primo impiego e suscettibili di una trasformazione in contratti più stabili – ma anche nel ricorso ai lavoratori “atipici” – collaboratori temporanei o a progetto e lavoratori non dipendenti – che rappresentano un terzo dei nuovi ingressi.
ü Secondo il sistema Informativo Excelsior (realizzato a livello nazionale da Unioncamere e Camere di Commercio in collaborazione con il Ministero del Lavoro e basato su un’indagine annuale che ha coinvolto oltre 100mila aziende del settore privato extra agricolo con almeno un dipendente), le imprese con sede in provincia di Bergamo che prevedono di assumere nel 2012 scendono al 13,2% del totale (erano il 16,9% nel 2009, il 13,2% nel 2010, il 20,3% nel 2011). La quota sale al 23% tra le imprese esportatrici e innovatrici.
ü Le assunzioni previste per l’intero 2012 a Bergamo sono 9.620 (contro 11.510 previste nel 2009, 10.380 del 2010, 13.240 nel 2011) di cui 3.240 nell’industria e 6.390 nei servizi. Le uscite ipotizzate ammontano a 11.960 (erano 17.260 nel 2009, 15.660 nel 2010, 15.280 nel 2011), delle quali 5.300 nell’industria e 6.660 nei servizi.
ü Diminuisce nel complesso la mobilità sul mercato del lavoro: risultano in calo sia il tasso di entrata (3,4%) che il tasso di uscita (4,2%), probabile effetto di una diminuzione delle uscite volontarie.
ü Per il 2012 si prevede pertanto a saldo una riduzione dell’occupazione dipendente privata in provincia di Bergamo di circa 2.340 unità (contro saldi previsti di -5.750 nel 2009, -5.280 nel 2010 e -2.040 nel 2011).
La contrazione occupazionale a Bergamo (-0,8%, contro valori del -0,7% in Lombardia e di -1,1% in Italia) è più marcata nell’artigianato (-1,3% pari a 540 dipendenti in meno), nelle piccole imprese con meno di 10 dipendenti (-1,5%) e nell’edilizia (-1,8%). Il saldo occupazionale è negativo nell’industria (-1,1%), nel commercio (-0,2%) e negli altri servizi (-0,2%).
ü Quasi la metà (il 49,2% contro il 51,2% l’anno scorso) delle assunzioni previste sono con contratto a tempo determinato, il 39,1% (contro il 38,5% della precedente rilevazione) a tempo indeterminato. Gli ingressi di apprendisti coprono il 7,4% del totale. Il 31% delle assunzioni non stagionali sono a part time, (21,5% nel 2009, 24,2% nel 2010, 20,4% nel 2011).
ü L’utilizzo di altri lavoratori, non dipendenti dall’impresa, con contratti atipici (collaboratori a progetto, interinali, partite IVA, ecc.) interessa 9.650 posizioni, quasi la metà delle quali (4.530) corrispondenti a nuovi contratti da attivare nel 2012, equivalenti a circa un terzo degli ingressi totali (di lavoratori dipendenti e non dipendenti) previsti nel 2012.
ü Si riduce l’incidenza delle assunzioni di personale immigrato (dal 17,5% del totale nell’indagine 2011 al 16,3% nel 2012) e dei giovani con meno di 30 anni (34,9% contro il 37,3% del 2011)
ü Per quanto riguarda le professioni richieste, cresce in modo marcato e al di sopra degli stessi livelli pre-crisi la domanda di professioni di elevata specializzazione. Aumentano anche rispetto alla scorsa indagine le professioni esecutive d’ufficio e quelle qualificate del commercio e servizi. In calo marcato la domanda di professioni tecniche, di artigiani e operai specializzati, di conduttori di impianti e macchinari e delle professioni non qualificate.
ü La quota dei laureati sui nuovi assunti non stagionali cresce al 13,2% per il 2012 (era intorno all’ 11% nella scorsa rilevazione), mentre il diploma è richiesto per il 45,9% del totale (38,5% nel 2011).
ü Attività di formazione hanno riguardato il 36,8% delle imprese (contro il 38,2% della scorsa rilevazione) contro il 36,4 in Lombardia e il 35 in Italia). La quota di dipendenti che hanno partecipato nel 2011 a corsi di formazione aziendale è aumentata dal 29,6% del 2009, al 32,3% nel 2010 e al 32,7% nel 2011.
Questa la sintesi dei risultati dell’Indagine Excelsior realizzata dal sistema camerale sulla domanda di lavoro delle imprese per l’anno 2012. Servizio Documentazione economica della CCIAA di Bergamo 27 agosto 2012
Camera di Commercio di Bergamo Servizio di documentazione economica
Risultati dell’indagine Excelsior 2012 sulla domanda di lavoro in provincia di Bergamo
Le imprese di Bergamo che prevedono di effettuare assunzioni nel 2012 calano al 13,2 % del totale rispetto al 20,3 % della scorsa rilevazione. Si tratta di una quota del tutto simile a quella registrata all’inizio del 2010 e pressoché dimezzata rispetto ai valori delle previsioni antecedenti la crisi finanziaria. Il dato di Bergamo è allineato ai valori medi di Lombardia (13,1%) e Italia (14,4%), entrambe su livelli storici minimi.
A Bergamo la quota di chi assume aumenta al crescere della dimensione d’impresa: 8,6% per le imprese con meno di 10 dipendenti, 17% per quelle tra 10 e 49 dipendenti e 70,5% per le imprese oltre i 50 dipendenti.
Nell’artigianato la quota scende all’8,6 per cento nel 2012 dal 16% nel 2011.
Nell’industria in senso stretto la percentuale di aziende che prevedono assunzioni scende dal 23,1% nel 2011 al 14,5% nel 2012. Nelle costruzioni cala dal 17,8% al 7,7%, nel commercio dal 18 al 13,6%, negli altri servizi dal 20,7 al 14,9%.
E’ significativamente più elevata (23%) la quota sia delle imprese esportatrici sia di quelle con sviluppo di nuovi prodotti e servizi che prevedono assunzioni (Tav. 2 del fascicolo).
Il principale canale utilizzato nel corso del 2011 per la selezione del personale è la conoscenza diretta (47,3% dei casi) dei candidati. Assimilabile a questo tipo di reclutamento anche le “segnalazioni da conoscenti e fornitori” utilizzate nell’ 11,5% delle assunzioni effettuate.
La rete informale delle conoscenze personali è molto meno rilevante per le imprese di maggiore dimensione che vi fanno ricorso per il 13,2% delle assunzioni, contro quote del 51% tra le imprese minori e del 40,4% per le imprese di medie dimensioni. Alle “banche dati aziendali” si è fatto ricorso nel 23,1% dei casi, ma il peso di questo canale è marcato (42,7%) per le imprese con oltre 50 dipendenti.
Queste ultime ricorrono anche con maggior frequenza delle altre alle “società di lavoro interinale” (16,4%) e a società di selezione del personale, associazioni di categoria o internet (12,8%), canali scarsamente frequentati dalle imprese più piccole. Quotidiani e stampa specializzata, società di selezione del personale o associazioni di categoria e centri per l’impiego sono metodi di selezione del personale, tutti utilizzati per meno del 3% delle assunzioni.
Le imprese dell’industria e dei servizi della provincia di Bergamo prevedono di effettuare nell’intero anno 2012 9.620 assunzioni a fronte di 11.960 uscite . Si profila quindi una perdita di 2.340 unità di lavoro dipendente sullo stock di fine 2011, pari ad una variazione percentuale del -0,8%.
La flessione attesa in provincia per il 2012 è inferiore al dato previsivo nazionale (-1,1% pari a 130.510 dipendenti in meno) e di poco più intensa rispetto alla Lombardia (-0,7% con un saldo di -18.930).
Nei quattro anni (2009-2012) successivi alla crisi finanziaria globale le previsioni delle imprese di Bergamo implicano una riduzione complessiva di oltre 15mila lavoratori dipendenti nei settori coperti dall’indagine Excelsior, il cui campo di osservazione riguarda la quasi totalità dell’economia con esclusione del settore agricolo, della pubblica amministrazione, delle istituzioni non profit e delle libere professioni.
Si tratta di dati di previsione, dunque con ampio margine di imprecisione, e non di risultati verificati a consuntivo. La rilevazione presso le imprese risale al periodo aprile/maggio di quest’anno.
Il calo occupazionale più intenso in valore assoluto per Bergamo è nell’industria in senso stretto – dove si prevede un saldo occupazionale a fine anno di -1.460 dipendenti (-1.010 nel 2011). Si tratta di una riduzione del -1,1% dei dipendenti manifatturieri (-0,8% nel 2011).
La variazione relativamente più negativa (-1,8% dopo il -2,1% del 2011) riguarda le costruzioni, dove il saldo previsto è di -610 unità (-710 nel 2011). Nel commercio il saldo previsto per il 2012 è di poco negativo (-80) con inversione di segno rispetto al 2011 (+120). Negli altri servizi il saldo negativo previsto per il 2012 (-200 pari al -0,2%) è inferiore a quello dell’indagine nel 2011 (-440 pari al -0,5%).
L’occupazione cala in modo marcato anche nell’artigianato, in cui si prevede per il 2011 un saldo di -540 dipendenti (-650 nel 2011) con una variazione del -1,3% (-1,5% nel 2011) e in misura relativamente più intensa nelle piccole imprese (-1,5% in quelle con meno di 10 dipendenti, pari a 1.060 dipendenti in meno rispetto ai -1.570 dell’indagine 2011) rispetto alle medie e medio grandi :-0,6% (pari a -490) tra i 10 e i 49 dipendenti, -0,6% (-780) in quelle oltre i 50 dipendenti.
Tuttavia è nelle medie e grandi imprese che il deflusso occupazionale previsto è superiore a quanto indicato nel 2011.
Il saldo negativo di oltre 2mila unità nell’arco del 2011 deriva da 9.620 entrate (11.510 nel 2009, 10.380 nel 2010, 13.240 nel 2011) e 11.960 uscite (17.260 nel 2009, 15.660 nel 2010, 15.280 nel 2011) di lavoratori dipendenti.
Si riduce al 3,4% il tasso di entrata (4,1% nel 2009, 3,8% nel 2010, 4,8% nel 2011) e in parallelo anche il tasso di uscita cala al 4,2% dopo stime del 6,2% nel 2009, 5,7% nel 2010 e 5,5% nel 2011. I corrispondenti dati medi regionali previsti per il 2012 sono del 3,9% per gli ingressi e del 4,6% per le uscite. In Italia il tasso d’ingresso è al 5,5% e il tasso di uscita al 6,7%.
A Bergamo diminuisce quindi nel complesso la mobilità sul mercato del lavoro: il calo del tasso di uscita, nonostante i licenziamenti, è la probabile conseguenza di una riduzione delle uscite volontarie, anche per le nuove norme sui pensionamenti, e dei passaggi diretti da un’impresa all’altra, scoraggiati dall’incertezza sugli esiti della crisi attuale.
I saldi risultanti dai movimenti previsti nei diversi settori sono un’approssimazione – che nella serie ormai lunga del sistema Excelsior si è rivelata coerente – del livello atteso della forza lavoro dipendente. Le previsioni delle imprese su entrate e uscite di personale nell’arco successivo dell’anno sottostimano inevitabilmente l’effettivo turn over dei lavoratori e quindi la movimentazione effettiva, i flussi dei contratti.
Nell’industria in senso lato il calo più forte è previsto nel tessile-abbigliamento (-3,4%) a conferma di un aggiustamento strutturale in corso da tempo e aggravato dalla crisi. Ampia anche la riduzione dei dipendenti delle industrie del legno (-2,1%) e nel settore edile (-1,8%); ma tutti i comparti industriali prevedono una riduzione dell’occupazione.
Nei servizi, si prevede una moderata crescita occupazionale (+0,4%) nei servizi di informazione e servizi avanzati alle imprese e un progresso più marcato nei servizi alle persone (+1,5%). Variazioni negative invece nel commercio (-0,2%), nella ristorazione e attività turistiche (-1,9%) e cali più contenuti nei servizi finanziari (-0,35%). Stabilità nei trasporti e leggero incremento (+0,5%) nei servizi operativi alle imprese.
Per quanto riguarda le tipologie contrattuali delle assunzioni previste, registrano un calo gli ingressi a tempo indeterminato (3.760 nel 2012 rispetto agli oltre 5mila nel 2011) con un’incidenza in crescita al 39,1 % del totale delle assunzioni. Diminuiscono anche i contratti a tempo determinato (4.730 nel 2012 rispetto ai 6.780 nel 2011) che scendono al 49,2% delle assunzioni totali. I contratti di apprendistato, poco più di700 in calo rispetto al passato, pesano per il 7,4% delle assunzioni e per l’1,6% i contratti di inserimento. Questi ultimi sono in crescita, così come le altre forme contrattuali.
Aumenta il part-time, con 2.550 assunzioni previste (2.300 nel 2011) pari al 31% delle assunzioni non stagionali, una quota elevata nel confronto con gli anni precedenti. La ripartizione delle assunzioni per macro settori conferma che il part-time è richiesto soprattutto nel commercio (dove nel 2012 riguarderebbe più del 60% degli ingressi) e nei servizi (37% del totale degli ingressi previsti).
La quota di part-time prevista è maggiore nelle piccole imprese con meno di 10 dipendenti (43,5%) rispetto alle imprese maggiori.
La quota delle assunzioni part-time di Bergamo è superiore alla media regionale lombarda (25,3%) e nazionale (26,7%).
Le 9.620 assunzioni, di cui 1.410 acarattere stagionale, rappresentano i prevedibili flussi annui di ingresso con riferimento ad uno stock, limitato al campo di osservazione dell’indagine Excelsior, di circa 282mila dipendenti privati non agricoli.
Ma le stesse imprese prevedono di utilizzare, in aggiunta allo stock dei dipendenti, un numero rilevante (9.650, senza contare tirocinanti e stagisti) di lavoratori non dipendenti con contratti atipici, cioè: lavoratori interinali (dipendenti dalle agenzie di somministrazione), collaboratori con contratto a progetto e altri lavoratori (a partita IVA, occasionali) non alle dipendenze .
Il 3,3% delle imprese di Bergamo (contro il 6,5% nel 2011) dichiara che utilizzerà nell’anno 4.180 lavoratori interinali (erano 5.590 nel 2011), 2.660 dei quali utilizzati in missioni nell’industria e 1.520 nei servizi.
I collaboratori a progetto previsti (3.140 nel 2012) crescono sensibilmente rispetto alla precedente previsione (2.140 nel 2011). Le imprese che intendono farvi ricorso sono il 6,5% del totale (contro 4,2% della scorsa rilevazione), il 4,8% nell’industria e il 7,8% nei servizi, con punte massime nei servizi di informazione e avanzati.
Si tratta in buona misura di figure professionali ad alta qualificazione: per il 25,4% dei collaboratori previsti per il 2012 è previsto un livello di istruzione universitario. (Tavola 32 dell’Allegato)
L’indagine di quest’anno ha permesso anche di precisare per la prima volta il fabbisogno di “altri lavoratori non alle dipendenze” (collaboratori a partita IVA e occasionali): si tratta di 2.330 lavoratori, un flusso rilevante sia nell’industria e costruzioni (1.070) che nei servizi (1.260).
E numerosi sono anche i tirocinanti e gli stagisti retribuiti (2.440) previsti nel corso dell’anno.
Dato il carattere temporaneo e la durata spesso limitata dei contratti atipici utilizzati dalle imprese , i contratti attivati, cioè i nuovi ingressi previsti nel 2012 sono una quota elevata dello stock. Considerati insieme alle assunzioni di dipendenti, i nuovi “atipici” – 1.300 collaboratori a progetto, 2.440 interinali e altri 790 “non dipendenti” – rappresentano poco meno di un terzo (32%) del totale dei nuovi ingressi previsti nel 2012.
In confronto alle rilevazioni del passato, diminuisce la quota delle assunzioni considerate di difficile reperimento (dal 29,2% nel 2008 al 24,7% nel 2009, al 22,9% nel 2010, al 18% nel 2011 e al 16% nel 2012). Si tratta nel complesso di oltre 1.300 posizioni, che richiedono mediamente un tempo di ricerca per le imprese di oltre 4 mesi. La difficoltà di reperimento è imputabile più all’inadeguatezza che al ridotto numero di candidati.
La percentuale delle assunzioni difficili cala nell’industria (dal 28,8% nel 2010, al 19,5% nel 2011, al 17,3% nel 2012), crolla nelle costruzioni (dal 31,8% nel 2010, al 11,4% nel 2011, al 5,4% nel 2012) e diminuisce anche nell’insieme dei servizi (17,1 nel 2010, 21,5% nel 2011, 14,2% nel 2012), ma non nel commercio dove le assunzioni di difficile reperimento salgono al 22,2% del totale. (Tavole 10-11-12 dell’Allegato).
In calo anche il previsto ricorso ad assunzioni di personale immigrato, per una quota del 16,3% (il livello più basso nella serie storica) sugli ingressi totali. Nelle costruzioni l’impiego previsto di lavoratori stranieri si riduce drasticamente al 5%, resta elevata (al 23,8%) la quota negli altri servizi.
Si riduce anche la quota delle assunzioni non stagionali di giovani con meno di 30 anni (39,3% nel 2010, 37,3% nel 2011, 34,9% nel 2012), con valori di poco inferiori alle medie nazionale (39,1% nel 2012) e regionale (37,4% nel 2012). Ma per una parte rilevante (il 35,9%) delle imprese l’età è ritenuta non rilevante.
La “preferenza” per il genere femminile è segnalata per il 19,9% delle nuove assunzioni 2011 (contro il 23,2% del 2010 e il 18,5% nel 2011) ma per quasi la metà (47,5%) delle imprese i due generi sono indicati come ugualmente adatti. Si tratta di percentuali molto simili ai corrispondenti dati nazionale (18,9% delle preferenze per le assunzioni di donne) e lombardo (18,7%) e con incidenza maggiore (24,4%) nei comparti del commercio e dei servizi di Bergamo.
La composizione per tipologie professionali e livello d’istruzione delle assunzioni non stagionali segnala per Bergamo un’ incidenza maggiore delle figure dirigenziali e di professionalità specialistica ( 4,4% nel 2010, 3,5% nel 2011 e 10,7% nel 2012, grazie soprattutto a una domanda più sostenuta di “professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, 840 nel 2012 contro le 350 del 2011).
Cala invece il peso delle professioni tecniche (19,5 nel 2010, 19,9 nel 2011 e 16,8% nel 2012) e in modo molto marcato l’incidenza degli operai specializzati (14,2 nel 2010, l 21,6 nel 2011, 11,6% nel 2012) e dei conduttori di impianti e addetti ai macchinari (15,4 nel 2010, 17,7 nel 2011, 12,5% nel 2012).
Tiene invece, grazie ad un leggero incremento in termini di numeri assoluti sul 2011, la domanda di professioni impiegatizie (10,2% del totale contro il precedente 7%) e soprattutto delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (27,7% contro il precedente 19,8%).
In termini di valori assoluti, le figure professionali più richieste sono gli “addetti alle vendite”, il “personale non qualificato nei servizi di pulizia”, i “tecnici dei rapporti con i mercati” e gli addetti alle attività di ristorazione, in una graduatoria che peraltro premia le definizioni professionali più generiche.
La quota dei laureati sui nuovi assunti cresce al 13,1% contro valori precedenti dell’11%. In Lombardia la quota è al 19,3%, in Italia al 14,5%. I diplomati pesano per il 45,9% (41,8 in Lombardia, 40,9 in Italia) in netto progresso rispetto al 38,5% precedente e le qualifiche professionali per il14,6% contro il 12,2% precedente delle assunzioni non stagionali. La quota di laureati sui nuovi assunti è al 13,1% (contro il precedente 14,4 %) nei servizi e sale nell’industria al 13,3% dal 7,6% del 2011. Si riduce conseguentemente dal 38% del 2011 al 26,4% del 2012 la quota delle assunzioni per le quali non è richiesta alcuna formazione specifica.
Per i laureati prevalgono le richieste di una laurea specialistica (5,9%) rispetto a quella triennale (3,7%) ma con una quota significativa di tipologia di laurea non specificata (3,6%).
Gli indirizzi prevalenti1 segnalati sono, per il livello universitario, quello economico, , sanitario e paramedico, di ingegneria elettronica e di ingegneria industriale. Tra i diplomi prevalgono l’indirizzo amministrativo-commerciale, il meccanico, l’indirizzo generale (liceale) e il socio-sanitario.
Le competenze ritenute più importanti per lo svolgimento delle professioni richieste sono la “capacità di lavorare in gruppo” e la “flessibilità e adattamento”.
In relativo calo le attività di formazione da parte delle imprese: il 36,8% (erano il 38,2% l’anno scorso) delle imprese a Bergamo (contro il36,4 in Lombardia e il35 in Italia) hanno effettuato nel 2011 corsi di formazione del proprio personale.
La quota di dipendenti che hanno partecipato a corsi di formazione aziendalei è invece leggermente cresciuta (32,7%) rispetto alla scorsa indagine.
Il quadro nazionale dei risultati del Sistema Informativo Excelsior sarà raggiungibile al sito di Unioncamere excelsior.unioncamere.net
Il fascicolo dettagliato relativo alla provincia di Bergamo è disponibile al sito web della Camera di Commercio www.bg.camcom.gov.it
27 agosto 2012
Servizio Documentazione economica della Camera di Commercio di Bergamo