PASQUA 2024
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani, 6. 3-11.
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.
Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
Commento
Questo importante brano dell’apostolo Paolo espone il significato della morte e risurrezione di Cristo e delle sue conseguenze sul destino degli uomini. La Pasqua di Gesù diventa la Pasqua di ogni uomo attraverso il battesimo. Il significato di questo sacramento non è immediatamente evidente, perche lo si ritiene un semplice lavacro che toglie la macchia del peccato originale. Questo è molto parziale; Paolo parla di una trasformazione ben più radicale, di unione alla morte e risurrezione di Cristo attraverso il battesimo. Ciò risulta chiaro se si richiamano le modalità con cui veniva amministrato nei primi secoli dell’era cristiana a partire dagli Apostoli. I catecumeni, per lo più adulti, entravano in una piccola piscina, chiamata vasca battesimale, si immergevano completamente nell’acqua ed il celebrante, versando sul loro capo l’acqua, pronunciava la formula. “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” [Libro della Didachè, 7,1-4, risalente alla fine del I secolo dopo Cristo]. Dopo essere stati battezzati riemergevano dall’acqua, cui seguiva l’unzione con il sacro crisma per indicare che erano diventati creature nuove e santificate.
Questi gesti non erano cauali, ma densi di significato. L’immersione nelle acque indicava lo scendere nella tomba, quindi la morte; l’emersione dalle acque significava l’uscita dal sepolcro e il ritorno alla vita. La formula battesimale detta dal celebrante: “Io ti battezzo” non è da intendere come una benedizione o abluzione, ma significa: “Io ti immergo” nella morte di Gesù, perchè anche tu possa riemergere insieme con Lui a nuova vita. Ma per sapere cosa comporti il partecipare alla morte di Cristo, devo richiamare le modalità con cui è stata vissuta da Cristo, perchè sono chiamato a condividerle. Gesù ha subito una condanna a morte, in quanto ritenuto bestemmiatore e falso profeta. Egli ha voluto essere testimone autentico di Dio Padre agli uomini, il proclamatore della Nuova Legge di Amore, il denunciatore delle debolezze, fragilità ed ipocrisie di uomini che si ritenevano già perfetti. La fedeltà totale a questa missione è stata la causa della sua crocifissione. Sulla croce essa è pervenuta al suo culmine, quando, non raccogliendo le provocazioni dei crocifissori che lo insultavano, ha voluto perdonarli. Egli doveva testimoniare l’infinita misericordia del Padre verso gli uomini, che vuole attirarci a se non con la paura e la costrizione, ma con un atto di amore senza limiti da parte del suo Figlio prediletto. Gesù a sua volta si è affidato totalmente al Padre. Dopo aver compiuto questo atto supremo di amore, Gesù, il Figlio prediletto da Padre, esce dal sepolcro a vita nuova, vittorioso del male e della morte.
Orbene noi battezzati siamo chiamati a vivere lo stesso amore e la stessa generosità mostrata da Gesù sulla croce; siamo chiamati ad eliminare i desideri malvagi, gli odi, le prepotenze, le violenze, che formano l’uomo peccatore, da Paolo chiamato “uomo vecchio”, che deve essere crocifisso e fatto morire: questo costituisce la nostra partecipazione alla morte di Gesù. Ma questa crocifissione diventa la premessa della risurrezione, che è rinnovamento morale innanzitutto, ma anche garanzia di una vita dopo la morte. Nella misura in cui ci immergiamo nella morte di Gesù. crocifiggendo il peccato che è in noi, possiamo passare ad una vita nuova e, come prospettiva finale, risorgere dal sepolcro per la vita eterna, in tutto simili al Cristo pasquale.