II DOMENICA QUARESIMA ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
In quel tempo, 1 Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Commento
In modo più o meno avvertito abbiamo il sospetto che al fondo della vita ci sia un inganno radicale. Essa ci appare come una promessa di bene, ma nello stesso tempo abbiamo la sensazione di un inganno. Facciamo esperienza che proprio quando la vita viene donata, venga contemporaneamente tolta, perchè non dura. Questo sospetto erode la fiducia nelle sue possibilità, mette in dubbio che sia bella. Questo ci toglie l’entusiasmo di vivere e determina un atteggiamento di rassegnazione e di ripiegamento su se stessi, compresa la depressione, oggi molto diffusa. In alternativa si cerca di godere il più possibile, moltiplicando le occasioni di provare tutto senza scegliere in fondo nulla. Vi è una crisi di idealità, nello sforzo si sopravvivere nel modo meno peggiore possibile: si vivacchia. Questo scetticismo di fondo si basa sulla persuasione che non ci sia nulla più forte della morte, e che quindi tutto precipiti in lei, nel nulla. Questa mancanza di fiducia impedisce di vivere il tempo che ci è dato in pienezza e profondità, ricercando le belle cose che esso ci riserva; esse si possono riassumere nello sviluppo della nostra umanità, nella creazione di relazioni personali e sociali autentiche, basate sull’amicizia, la giustizia la fraternità, anche se il cammino è spesso contrassegnato da difficoltà ed ostacoli.
Il brano di Vangelo odierno ci mostra l’assoluta fiducia di Gesù nella vita, nella capacità di realizzare un’umanità buona, illustrata dalle beatitudini. Ci ha insegnato le profondità e le altezze cui può giungere l’amore disinteressato e fraterno tra gli uomini con il suo esempio. Egli vuole continuare su questa strada, nonostante la sua persona sia oggetto di crescenti ostilità, che sfoceranno nel tragico epilogo della condanna. Egli sa che c’è qualcosa più forte della morte, la sua relazione con Dio Padre, che si compiace di come vive nella sua umanità, di come sa trasfigurarla in un rapporto filiale con Lui e fraterno con gli uomini. Questo è più forte della morte; la vita umana buona non può essere distrutta, perchè su di essa viene costruito un rapporto filiale con Dio, che non può essere distrutto.
Questo emerge chiaramente con la Pasqua, la risurrezione di colui che è stato condannato sulla croce, ma è anticipato nell’evento della Trasfigurazione narrata nel brano evangelico odierno. Essa mostra il valore di ciò che sta compiendo Gesù, espresso da una luce accecante che tutto trasfigura. Ciò è di sostegno e di incoraggiamento per Gesù stesso in cammino verso Gesusalemme e dei tre discepoli. La visione della Trasfigurazione li prepara allo scandalo della croce, perchè non ne rimangano travolti, e all’evento successivo della Pasqua. Gesù si è trasfigurato anche per il nostro sostegno, tentati come siamo di credere che la vita sia un inganno, perchè la morte è più forte. Più forte è invece l’amore che trasfigura tutti e tutto, perchè divino.