DOMENICA IV DI PASQUA ANNO C
Giovanni, 10,14. 27-31
Il sono il Buon (Bel) Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me […]
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute, e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è il più grande di tutti, e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e ilo Padre siamo una cosa sola
Commento
Gesù richiama il legame particolare che Lo unisce fortemente alle sue pecore, ovvero i suoi discepoli. Esso si basa sulla conoscenza profonda che esse hanno nei suoi confronti. Ora le pecore seguono Gesù pienamente fiduciose, perchè lo conoscono come il Buon Pastore, anzi il Pastore Bello, come dice letteralmente il testo evangelico. Questa esperienza della sua Bellezza-Bontà è conosciuta perfettamente dalle pecore e costituisce il loro legame profondo con Lui.
In che cosa consiste tale Bellezza? La bellezza del Pastore sta nell’amore con cui consegna se stesso alla morte per ciascuna delle pecore e stabilisce con ognuna di esse una relazione diretta e personale di intensissimo amore. Questo ha trovato la sua massima espressione sulla croce, con la quale il Figlio di Dio ha voluto condividere la debolezza e la sofferenza umana. E’ questo amore incredibile e insieme mite, attraente che ci coinvolge ci affascina e che esprime la vera bellezza.
Si tratta di un’esperienza umana comune: la realtà più bella è vedere due o più persone che si vogliono bene; anzi meglio ancora quando la si vive da protagonisti. Questa esperienza è talmente bella ed esaltante che rigenera ogni persona. Inoltre è contagiosa: l’amore genera amore, cioè esperienze simili che si ripetono. Questo è lo scopo della nostra vita, seminare amore in modo che si crei una catena ininterrotta tale da migliorare noi stessi egli altri.
Quello che avviene per il bene, purtroppo si verifica anche per il male. Quando lo sguardo dell’uomo non è puro, finisce con il confondersi; incredibilmente vede il bene e il bello nel male, nella cattiveria, nella mancanza di rispetto. Con ciò si crea una catena di male, di odio e di vendetta. E’ il peccato sociale, delle famiglie che non educano, dei gruppi e dei popoli che si rinchiudono in se e che si fanno guerra in un circolo vizioso che non ha fine. Questo è una componente essenziale del peccato originale, di un peccato che si trasmette e che influenza chi viene dopo di noi.
Per guarire abbiamo bisogno di guardare al serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto del Sinai che guariva gli Ebrei morsicati dai serpenti velenosi. Gesù si è assimilato a questo serpente guaritore, quando è stato innalzato sulla croce: « Disse Gesù: E come Mosè innalzò il serpente di bronzo nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo [sulla croce]» (Giovanni, 3,14). Il crocifisso attira tutti gli sguardi a sè, perchè in Lui si rivela l’Amore nel più alto grado, la cui forza è in grado di trascinare anche i cuori più induriti. Questo amore ci configura a Gesù come singole persone, come gruppo, come comunità civile, come Chiesa, come umanità. La volontà del Padre è che tutti gli uomini raggiungano la pienezza della loro statura morale e umana in Cristo, il Pastore Bello.
Attraverso l’imitazione di Gesù, sperimentiamo quanto sia bello e appagante amare come Lui ha amato. Conosciamo quanto è bello imitarlo, chiamati a fare della comunità cristiana il luogo della Bellezza, che consiste nella carità.