II AVVENTO B
Dal Vangelo secondo Marco, 1,1-8.
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. 3Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Commento
La figura di Giovanni Battista si presenta come una voce di richiamo per tutto un popolo ad un atteggiamento di conversione quanto mai necessaria. La folla accorre perchè avverte il disagio di una vita da riordinare. Nella Bibbia questo stato è sempre presentato come abbandono di Dio e della sua legge, con il conseguente emergere dell’idolatria e dell’irrompere di atteggiamenti diffusi di disumanità per il predominio di passioni disordinate. All’adorazione di Dio succede quella del successo, del godimento, del potere ad ogni costo, del denaro. Collegata a questi nuovi culti è la disumanità, il non commuoversi per le sofferenze dell’altro, l’usare dell’altro, opprimere e disprezzare i poveri. Non si comprende adeguatamente il male, se non ci si rende conto che esso ha come radice l’idolatria. L’uomo di oggi non accetta più l’alleanza con il Signore, di averlo come patner e alleato del suo destino, come l’unico da amare, adorare e servire. Se le nostre città riuscissero a focalizzare questa triade diabolica – incredulità, idolatria del potere e del successo, disumanità – si potrebbe tagliare più facilmente la radice dell’ingiustizia e del peccato sociale.
Si assiste spesso ad atteggiamenti disumani, che testimoniano il prevalere dei nostri sentimenti di belve, apparentemente segni di grande forza, ma in realtà di grande debolezza. Penso alla corruzione, cui sembra che nessuno sappia resistere, all’insaziabile avidità del guadagno ad ogni costo con il saccheggio della natura con i tanti abusi edilizi – resort di Rigopiano costruito abusivamente (così sembra) in luogo soggetto a valanghe – con lo sfruttamento della forza lavoro, oltre ogni limite – il sistematico lavoro domenicale e nelle prossime feste natalizie negli iper-mercati, i contratti della Ryanair, per citare esempi vicini a noi e che sembra non suscitino scandalo – la sostituzione in molti giovani degli ideali con lo sballo del fine settimana, al disseppellimento di abusi sessuali divenuti sistemici rivelati dal movimento Me Too. Più vicino a me ho assistito in questa settimana ad un violento alterco tra automobilisti per un piccolo incidente; sembravano fuori testa, incapaci del minimo controllo, tanto che i presenti volevano chiamare i carabinieri; inoltre ho visto sfasciarsi una giovane famiglia con estrema superficialità, pur con due piccoli figli.
Non basta guardare agli altri; eventuali colpe ci spingono ad esaminare noi stessi, agli aspetti di disumanità presenti nel fondo del nostro animo. Per contrastare questa triade perversa, mi domando qual’è il rimedio. La risposta è facile: le Beatitudini di Gesù (Vangelo di Matteo 5, 1-9): esse caratterizzano il Regno di Dio, sono il trionfo dell’umanità e la giusta estimazione dei beni della vita. Esse sono il nostro deserto in cui preparare la venuta del Signore e la dignità dell’uomo.