PILLOLE DI DIRITTO COSTITUZIONALE
Morto un Governo se ne fa un altro: ecco come vengono alla luce i Governi del Belpaese. E il rifiuto Mattarelliano di Paolo Savona all’Economia nel Conte uno? Decisione legittima o incostituzionale?
Articolo precedente: “Il Paese delle crisi di Governo” pubblicato il 03.02.2021
Come si forma il Governo? A risposta di questa domanda, purtroppo, la Costituzione non è molto chiara. Essa infatti si limita, nel 2° comma dell’art.92, a stabilire che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e su proposta di questi i ministri”.
Dove non arriva la Costituzione, puntualmente, subentra la prassi. Questa prassi, però, è molto diversa a seconda del sistema elettorale. Infatti, in forza di un sistema proporzionale, il procedimento di formazione del Governo viene aperto dalle c.d. consultazioni da parte del Presidente della Repubblica. In questa fase, il Capo dello Stato deve convocare al Quirinale i delegati di tutte le formazioni politiche che sono presenti in Parlamento per capire quali partiti potrebbero essere coinvolti nella formazione del nuovo Governo. Inoltre, per una pura formalità, deve anche ricevere gli ex Presidenti della Repubblica ancora in vita e i Presidenti delle Camere.
Dopo le consultazioni, il Presidente potrebbe conferire ad un soggetto istituzionale super partes un mandato esplorativo e poi un preincarico ad una persona che potrebbe incarnare il futuro Presidente del Consiglio. Quest’ultimo, se si ritiene all’altezza del compito, generalmente accetta con riserva. A questo punto il possibile Premier apre le sue consultazioni, in cui si premura di ascoltare i capigruppo delle forze politiche che intende coinvolgere nell’attività di Governo e, se ritiene di aver trovato una maggioranza, prende per mano gli aspiranti ministri e sale con loro al Quirinale per giurare nelle mani del Capo dello Stato.
Con un sistema elettorale maggioritario, invece, il procedimento è molto più facile: diventa Premier il candidato della coalizione che ha vinto le elezioni. Alla sera delle votazioni, quindi, si sa già chi sarà il Premier che governerà per cinque anni e, per forza di cose, il Capo dello Stato è obbligato a conferire a questa personalità il compito di formare l’esecutivo. Dopo la nomina il Governo è ufficialmente in carica, ma entra nel pieno esercizio delle sue funzioni solo dopo la fiducia delle camere che può essere accordata entro quindici giorni.
Ma il Presidente della Repubblica può rifiutare alcuni ministri proposti dal Presidente del Consiglio incaricato?
Questa domanda tocca un tasto molto dolente che coinvolge l’attuale Presidente e l’attuale legislatura. Dopo le ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018, infatti, si è giunti alla determinazione di un Governo solamente a giugno. Ma Sergio Mattarella, quando Conte (quello sovranista e populista, il primo, non quello socialcomunista giallorosso ne tantomeno il “costruttore” centrista e liberale) gli presentò la lista dei ministri, decise di non controfirmare la nomina del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Paolo Savona, con l’obiezione che l’economista aveva scritto in passato dei saggi critici nei confronti dell’Euro e della Bce. Al tempo, molti capi di partito e diversi parlamentari gridarono all’attentato alla costituzione di Mattarella e qualcuno propose pure di metterlo in stato d’accusa, sostenendo che il Capo dello Stato non ha il potere di decidere i ministri.
In seguito a questo avvenimento storico (è stata quasi l’unica volta che è successo in tempo repubblicano), la dottrina ha cercato di dare una spiegazione affermando che, in realtà, il Presidente della Repubblica ha il potere di avanzare dei dubbi sulla nomina di ministri chiave del Governo.
Nonostante ciò, ricordo questo episodio come molto negativo per il nostro Paese. Avevamo votato da ormai tre mesi e non eravamo ancora riusciti ad avere un governo: cosa mai vista né sentita in uno Stato a democrazia matura. L’instabilità politica e l’incertezza erano alle stelle, lo spread BTP/BOND non è mai stato così alto. La decisione di Mattarella, in questo contesto, non fece altro che peggiorare la situazione politica, economica e finanziaria di uno dei sette paesi più industrializzati del mondo. Ma un’altra incoerenza è determinata dal fatto che poi Paolo Savona, allontanato dalla scrivania di Quintino Sella per avere delle idee ritenute euroscettiche, fu messo al ministero degli Affari Europei. Ma scusate: un euroscettico lo mettete agli Affari Europei? E perché non poteva andare all’Economia, visto che era pure un economista? Poi, dopo la caduta del governo giallo-verde, è stato messo alla Presidenza della CONSOB… bah, mistero della fede! Ma che cosa ci possiamo fare? Noi italiani siam fatti così.
Alessandro Frosio