PASQUA 2023
Matteo, 21,33-42.
Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». 42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?
Commento
Nel triduo pasquale siamo invitati a riflettere sul mistero di Dio che chiama l’uomo ad un rapporto con Lui. Esso è al contempo di intima familiarità ma accompagnato dalla crescente consapevolezza della perfezione divina che stabilisce una distanza incolmabile. Questa familiarità e perfezione si manifestano nel momento supremo della Croce. Il Cristo, il Figlio di Dio crocifisso, è la rivelazione dell’amore e al tempo stesso della distanza di un Dio incredibile, impossibile da ingabbiare nei nostri schemi.
Ci viene in aiuto la parabola dei vignaioli omicidi, narrata da Matteo, nella quale Gesù riassume genialmente la storia del rapporto tra Dio e il suo popolo. Essa è contrassegnata da un lato dalla crescente infedeltà d’Israele, rappresentato dai vignaioli, e dall’altro dallo strano atteggiamento di Dio, il padrone della vigna, cui i vignaioli ostinatamente non vogliono consegnare il dovuto. Invece di ricorrere a misure punitive, più che meritate, Dio assume atteggiamenti incomprensibilmente caratterizzati da fiducia verso il popolo infedele. Questi dapprima ha maltrattato i suoi servi, poi non si è trattenuto dall’ucciderli. All’aumento della violenza Dio risponde con un aumento di perdono e di bontà. Giunge al culmine della sua – diciamo così – irresponsabilità inviando il suo stesso Figlio. Invece di pentirsi, i vignaioli perseverano nella loro malvagità e, pensando al loro interesse, uccidono il Figlio, in modo da impossessarsi della vigna. La conclusione logica è la rovina dei vignaioli, i quali con le loro scelte si sono procurate la loro rovina; hanno sfidato all’estremo il padrone, al quale non lasciano alcun margine di manovra, se non la punizione. I vignaioli d’altra parte non danno alcun segno di pentimento e non fanno alcun frutto di penitenza. Questo è il minimo che Dio si aspetta dall’uomo: al rifiuto violento del Figlio di Dio, si può rimediare con il pentimento. Sulla croce, Gesù, il Figlio rifiutato dagli uomini, ha perdonato, possibilità estrema data a noi peccatori, per riconciliarsi e non perire definitivamente.
In questa parabola dei servi di Dio e del Figlio uccisi, in cui è facile riconoscere la sorte dei profeti e Gesù, si evidenzia la difficoltà umana di riconoscere il bene e di accoglierlo. La sorte di Gesù è quello del giusto perseguitato ed offeso: in lui questo fenomeno tragico assume la dimensione più grande. Eppure, nonostante ciò, Gesù morente offre ancora una possibilità: “Padre perdona loro, perchè non sanno quello che fanno”. Al culmine del dolore, Gesù non dice parole di vendetta, ma perdona e si fa nostro avvocato presso il Padre. Al disprezzo ed all’odio Egli risponde con il generoso perdono. Alla più grande malvagità risponde la più grande ed incredibile bontà di Dio: del Padre che ci invia il Figlio Gesù e di Gesù che perdona, nella certezza che anche il Padre lo accetta. Sulla base di questa infinita MISERICORDIA mostrata da Dio e riconosciuta dall’uomo si costruisce la NUOVA ALLEANZA, premessa di ogni rinnovamento e progresso morale.
Gesù. fedele alla volontà del Padre, è stato posto da Lui come pietra angolare, cioè come pietra di sostegno, per qualsiasi costruzione. L’infinita misericordia di Dio è la base ineliminabile del nostro vivere e la costruzione di una famiglia umana. Dio stesso ne ha dato la testimonianza resuscitando Gesù dai morti. Il perdono sulla croce non è il gesto di un morente disperato, ma l’attestazione della verità di Dio e dell’uomo, chiamato ad imitare la sua MISERICORDIA.