DOMENICA II QUARESIMA ANNO B
Dal Vangelo secondo Marco, 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Commento
Una delle chiavi per la comprensione del brano odierno è di rifarci alle tentazioni che Gesù subì nei quaranta giorni di deserto fin all’inizio della sua vita pubblica, come abbiamo visto nel vangelo della scorsa domenica e che lo accompagnarono per tutta la vita, fino al momento della sua morte (Marco 15, 31-32). La tentazione più sottile è rappresentata dal modello di Messia potente e glorioso, molto diffuso al tempo di Gesù, come mostrano gli esempi di Teuda e Giuda il Galileo, che si sollevò contro i Romani al tempo del censimento di Quirino [Anno 6 d. C; Atti degli Apostoli, 5,36], seguito dagli attentati del partito degli zeloti fino alle due rivolte contro i Romani del 66 d. C. e del 132 d. C., che si conclusero con Gerusalemme distrutta e la diaspora degli Ebrei.
A seguire questo messianismo Gesù è sollecitato dalle folle, interessate più ai suoi miracoli che alle sue parole. Perchè Gesù non le ha ascoltate? La ragione è chiara: la richiesta di gloria e potenza che sale dal cuore degli uomini esprime la loro perversione, che è alla radice di ogni male. Gesù vuole contrastare questa logica peccaminosa. I suoi miracoli sono espressioni di misericordia e non di pura potenza, perchè manifestano un interessamento alle miserie umane; egli segue la via del servizio umile che sa farsi ultimo, della misericordia verso i peccatori, del perdono ai nemici e della povertà, smascherando una pratica religiosa ambigua ed ipocrita, schiava dell’ambizione e della potenza. Risultato: Gesù, dopo i primi momenti di successo, viene abbandonato dalle folle, che si sentono tradite; anzi si è creato dei nemici implacabili che pensano di chiudergli per sempre la bocca. Per questo Gesù abbandona la Galilea e si dirige in volontario esilio nei territori pagani di Fenicia e Siria. Ma non può fuggire per sempre, decide perciò di rientrare in Galilea e di spingersi fino a Gerusalemme per lanciare l’ultimo appello ad Israele.
Appena rientrato in Galilea e in procinto di partire verso Gerusalemme, avviene la Trasfigurazione. Con questa manifestazione divina, Dio Padre conferma che quel Messia umile e dimesso, che non incontra più il favore popolare e viene giudicato da alcuni un falso profeta, è il suo Figlio, che adempie le promesse del Vecchio Testamento, rappresentato da Mosè ed Elia. Il Padre conferma la sua messianicità alla vigilia dell’evento più scandaloso: l’arresto a Gerusalemme e la condanna sulla croce, che metterà a dura prova Gesù stesso e i suoi discepoli, a cominciare da Pietro. Egli fa sentire ai tre apostoli la sua perentoria dichiarazione: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Se finora Pietro, Giacomo e Giovanni hanno seguito Gesù per un certo fascino della sua persona e attirati dai suoi successi, d’ora in avanti non sarà più così: sono prossimi i giorni della prova. Essi conducono Gesù alla definitiva glorificazione della sua Pasqua di cui la Trasfigurazione è l’anticipazione. La morte in croce è la via per il raggiungimento di questa Gloria, perchè è un atto supremo di amore, perciò oggetto di compiacimento da parte del Padre. Questi apprezza l’amore, non la potenza. I discepoli sono invitati all’ascolto del Figlio ed a seguirlo nella via della croce per essere a loro volta glorificati. Essi avrebbero voluto rimanere a lungo sul monte per godere della visione. Ma bruscamente sono richiamati alla realtà. Scomparsa la visione, rimane Gesù solo, che li esorta a non divulgare questa esperienza. Essa serva a loro di sostegno nel duro cammino che li attende, senza perdere la fede in lui. La scelta di morire in croce rimane del tutto incomprensibile fino a quando anche gli altri apostoli faranno l’esperienza della risurrezione.