DOMENICA XIX ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo (14,22-33)
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Commento
La sezione di Matteo abbracciante i capitoli 14-17 presenta l’itinerario di fede dell’apostolo Pietro. Interrogato da Gesù. Pietro riconosce in Lui il Messia, il Figlio di Dio: Matteo, 16,16-18. La sua fede però non è solida; non sa accettare che il destino del Messia non corrisponde a quello del Re trionfante, ma del Servo che si pone a servizio dell’uomo fino al punto di dare la sua vita. Questa prospettiva per Pietro è inaccettabile e non si trattiene dal rimproverare Gesù. Gesù gli ricorda che non è lui la guida e lo invita a riprendere il suo ruolo di discepolo, evitando di cadere nella presunzione demoniaca di voler insegnare al suo Maestro. Sappiamo dai vangeli che questo pregiudizio non termina con questo rimprovero di Gesù, ma continua fino alla fine. La fede poco salda di Pietro e degli altri apostoli causa il loro abbandono al momento dell’arresto, lasciando Gesù solo. La conversione di Pietro inizia con il suo pianto dopo il rinnegamento. Capire che nella condanna a morte di Gesù si svolge qualcosa di grandioso, che solo il Risorto gli rivela pienamente.
Questa fede vacillante è bene espressa dall’episodio odierno. Nel mezzo della tempesta sul lago, Gesù invita Pietro a raggiungerlo camminando sulle acque, ma la fede di Pietro vacilla e rischia di annegare. C’è bisogno dell’intervento energico di Gesù per risollevarlo. Egli stende la sua mano e lo afferra con forza: il gesto rievoca l’immagine di Gesù Risorto vincitore del peccato e della morte. Le perplessità di Pietro riguardano lo scandalo di una vita faticosa, condotta nella povertà tra il popolino, aliena dalla spettacolarità e non compiacente verso i grandi che Gesù rispetta, ma che non esita a rimproverare quando tradiscono la Legge di Dio.
Interroghiamoci sull’immagine di Dio che portiamo in noi, se non è troppo simile a quella del dubitante Pietro. Non ci sarebbe stata nessuna sorpresa se Gesù, il Figlio di Dio si fosse manifestato nella ricchezza e nella potenza. Scriveva S. Chiara di Assisi (1191-1253), festeggiata ieri 11 agosto: “Osserva anzitutto l’inizio di questo specchio e vedrai la povertà di Gesù, di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio! Al centro dello specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l’ineffabile carità per cui volle patire sull’albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante” [Lettera ad Agnese di Praga]. Chiara ci dice che Gesù ha fatto questo per rivelare l’immensità del suo amore per noi, che altrimenti sarebbe rimasto nascosto. Lo ha fatto diventando povero, umile e soprattutto rinunciando alla sua autorità, accettando perfino di essere rifiutato. Questa accettazione avviene attraverso il supplizio più infame e terribile dell’antichità. quello della croce. Egli ci perdona totalmente: questa la misura del suo amore. La conversione di Pietro inizia con il suo pianto liberatorio dopo il rinnegamento.
Siamo chiamati a rivivere l’esperienza di Pietro, quella di essere amati e di poter piangere di gioia e di dolore per tanto amore non sempre corrisposto, di una profonda commozione per un’amicizia immeritata e persino rifiutata, cui corrisponde una conversione profonda. Il dono delle lacrime è una delle grazie più grandi.