«Alessia, ma io, una mucca, me la posso portare lì dentro?».
C’è solo da immaginarsi che faccia possa aver fatto la Marcuzzi quando Kiran Maccali, con un accento inconfondibilmente bergamasco, ha bruciato in due parole i pochi dubbi rimasti sui suoi natali principeschi. Per i pochi che abbiano creduto davvero, dentro la casa o fuori, alla storia del principe indiano in cerca di moglie, le immagini di Romano di Lombardia del suo video di presentazione devono essere state una doccia fredda.
Sullo schermo scorrono mucche, agnelli, campi di grano. E poi quell’accento così poco televisivo da risultare piacevolmente spiazzante, in prima serata, soprattutto in bocca a uno che un indiano lo sembra davvero. Quando ha fatto il suo ingresso nella villa di Cinecittà, nella stanza per qualche secondo è calato il silenzio dello sbigottimento, e sulle facce delle tiratissime gieffine romane è comparsa un’espressione un po’ vuota. Che poi, insomma, ci vuole fantasia per pensarlo straniero, il nostro eroe. E forse come lui chissà quanti, in provincia, esempi che «La patria è dove stai bene», come dicevano i romani, non dove nasci.
E i geni di Kiran sono tanto bergamaschi che ne sono rimasti pochi così, anche tra gli oriundi. Lavoro lavoro lavoro: «Ho iniziato a lavorare quando avevo 15 anni e poi ho sempre lavorato – racconta -. Se lavori sei indipendente, se non lavori restera un lazzarone che va a scrocco sempre». Kiran è un contadino, figlio di contadini che 25 anni fa l’hanno adottato ancora in fasce, a tre mesi di vita. Con una tempra che sembra Batistì, de «L’albero degli zoccoli».
L’India una breve parentesi. «Non ci sono mai stato – ha detto -. E non ho mai avuto desiderio di ricercare il mio passato perché i miei genitori sono quelli che mi hanno adottato». Il sorriso che ha stregato il raffinato Alfonso Signorini è tutto made in Romano, perfino troppo orobico, a sfiorare la caricatura, il grottesco. «Sono un ragazzo semplice, non mi piacciono i grilli per la testa. I valori in cui credo sono la famiglia, l’amicizia e il risparmio. Io io computer non ce l’ho. Non viaggio – continua – Cosa c’è a Parigi che qua non c’è? La vita non è fatta solo di divertimento». Appunto. Nella pletora dei discotecari meneghino-partenopei, il principe nero è una mosca bianca. Cosa ci fa al Grande Fratello? Vince, spariamo. In bocca al lupo.